16 settembre 2015

COMUNICATO SUGLI ARRESTI DURANTE UN PRESIDIO ANTIPSICHIATRICO A MESSINA


Riceviamo e diffondiamo un comunicato sugli arresti avvenuti lunedì 31 agosto a Messina:

E' difficile ridurre all'obbedienza chi non ama comandare.

Il degrado, figlio della separatezza. La vita a vagare di stanza in stanza. Luoghi asettici. Attività separate. A ciascuno il suo compito. Imparare l'obbedienza prima e metterla in pratica poi. Per la vita, che tu pensi "vera vita", c'è spazio solo in sogno. Pensi che arriva ma non arriva. E poi te la scordi. L'illuso pensa che è una cosa che si guadagna, la vita. Te la devi meritare. Là la grande illusione di tutte le alienazioni: bisogna perdere il proprio tempo a lavorare e, faticando, guadagnarsi il tempo di vivere. E, come il tempo, anche il modo, la forma, il colore. Per determinare la vita perfetta occorre dare in pegno tutto il proprio tempo (sottratto naturalmente alla vita stessa). Perder vita per guadagnar vita: per sopravvivere devi morire ogni giorno un po'. Ma il desiderio scalpita e guizza. E se la volonta di vivere insorge fuori dai ranghi, se non sei solo in un cantuccio di proprietà privata, se non è un sogno, se non è la stanza adeguata, se scalpita e si vede che scalpita, può essere gioia-disperata o odio-troppo amato di chi è inciampato troppo spesso. Allora accadono esperienze contraddittorie e pensieri contraddittori. E la vita si ricongiunge con la vita. La Vita vera, non l'utopia del capitale, la prefigurazione poco fantasiosa di chi ha bisogno di programmare e controllare tutto. Quella dell'essenza che esiste perché è. Quella che l'uomo che vende la sua vita nell'illusione di potersela ricomprare più bella rifugge. Quella che chi scappa da se stesso teme di più. E perciò è disposto a reprimerla in ogni modo, neanche a ricacciarla in quell'angolino del cuore che è il desiderio dimenticato, ma annegarla proprio. E' allora che quella vita che si incontra con la vita, in una danza o in una lotta, diventa degrado. E allora cantare e dormire sotto le stelle è "lurido bivacco". E il desiderio di libertà non soffia come il vento ma taglia come un coltello affilato, per l'uomo che fa di tutto per coprire l'odore di uomo. E là che si incista il cancro nel cuore dell'uomo che reprime gli altri perché reprime se stesso. E quel cancro sta nel cittadino che denuncia, nello psichiatra che prescrive un TSO, nelle autorità che firmano le sorti di perfetti sconosciuti, nei vigili che eseguono, nei poliziotti che arrestano, nei magistrati che condannano. Quel cancro è negli occhi di chi nella Vita vede il degrado.
 Fanculo al decoro.
 Viva il bivacco.
 Viva la Lotta.
 Viva Irene e Sergio, il loro coraggio è linfa per la nostra Vita.

ARRESTATI DUE COMPAGNI NE INSORGONO ALTRI CENTO

Venerdì 18 settembre ore 9.00, in concomitanza al processo per direttissima , mobilitazione contro la repressione. 


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