29 ottobre 2013

TRADUZIONE DI MARCO CAMENISCH SUL GENTECH

Di seguito una traduzione del compagno Marco Camenisch dal lager Lenzburg di Svizzera sul gentech. Lasciamo il testo così come l’abbiamo ricevuto:




Dalla NZZ 09/09/2013, traduzione Marco C., settembre 2013
Non esiste una Svizzera libera da gentech
La rinuncia alla soia OGM porta, secondo i produttori di mangimi, a dei problemi di rifornimento
Una moratoria vieta l’uso di piante OGM. I mangimi OGM sono esclusi dal divieto. Tuttavia non sono importanti e questo crea sempre di più problemi.
Hof. Di solito sono i rischi a caratterizzare la discussione sugli OGM in agricoltura. Di conseguenza la politica decideva ripetutamente delle proibizioni a termine. Per ultimo, nell’ambito del dibattito sull’agricoltura, la moratoria per la circolazione delle piante e parti di piante OGM, di semi OGM ed altro materiale vegetale di riproduzione come anche d’animali OGM è stata prolungata fino al 2017. Che la rinunzia alla gentech costa del denaro, questo non si dice quasi mai. Stefan Mann dell’istituto di ricerca Agroscope Reckenholz-Tanikon ha calcolato la perdita in benessere subito dalla Svizzera perché non ammette il latte delle vacche alimentate con i mangimi OGM. La perdita ammonterebbe dai 7 ai 50 milioni di Fr. l’anno, disse Mann di recente in un convegno del Plant Science Center e del Collegium Helveticum alla ETH di Zurigo. Le perdite sarebbero perciò maggiori di quelle causate dal divieto di coltivare le piante OGM in Svizzera.
Il clou della questione è: diversamente dalla coltura di piante OGM, è invece permesso l’imporazione in Svizzera dei mangimi OGM. Ma dal 2008 non si fa più. Nel 2007, il 0.01% del totale di 486.743 tonnellate dei mangimi importati in Svizzera erano OGM. Dal 2008 non furono più importati dei mangimi OGM. Poche persone del settore dei mangimi come anche i difensori del consumatore avrebbero così deciso, suppone Mann.
Rudolf Marti, amministratore dell’associazione fabbricanti svizzeri di mangimi, si difende da tali imputazioni. I fabbricanti di mangimi fornirebbero quel che i clienti vogliono – e sarebbe appunto mangime senza OGM. Ma in Svizzera ci sarebbe un problema di fornitura. Poiché sul mercato mondiale la quantità di soia non OGM è sempre minore. In Brasile, da dove la Svizzera si rifornisce di mangimi, non ci sarebbe ormai che una piccola parte di soia non OGM. Ancora nessun mercante di mangimi svizzero sarebbe stato in grado di realizzare un contratto per l’anno prossimo. Perciò si dovrebbe riflettere seriamente se continuare a rinunciare ai mangimi OGM. Marti definisce la discussione della questione come ipocrita. Poiché i mangimi animali importati in Svizzera sarebbero, a loro volta, prodotti con mangimi OGM. E questo si ammetterebbe. Anche non darebbe nessun fastidio ad alcun svizzero che anche lo yogurt comprato a Lorrach (Germania) deriva da vacche alimentate con soia OGM.
Sono gli allevatori che hanno una grande influenza sulla scelta dei mangimi. Ma anche il presidente dell’Associazione Svizzera degli agricoltori, il consigliere nazionale (del partito) CVP Markus Ritter, declina ogni responsabilità. Dice che gli allevatori fanno “un’impeccabile analisi di mercato” e che devono dare retta ai desideri dei clienti: “Nessuno vuole i prodotti OGM”, disse Ritter. Additò un sondaggio della ETH secondo il quale gli alimenti OGM sono al terzo posto della lista delle paure in Svizzera – dopo il nucleare ed il terrorismo.
FONTE

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