29 gennaio 2014

SULLA PRATICA RIVOLUZIONARIA DEL SABOTAGGIO IN MERITO AL PROGETTO "GREEN NEMESIS"


coca-cola-brazil
da ContraInfo
Mentre la rivendicazione della Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale (Cellula Nicola e Alfredo) riguardo al sabotaggio contro i prodotti Coca-Cola e Nestle non è ancora stata ampiamente diffusa, e nonostante il fatto che i membri abbiano totalmente raggiunto il loro obiettivo in poche ore, visto che la Coca-Cola ha annunciato il ritiro cautelativo di “ogni bottiglia di plastica di 500ml PET di CocaCola Light e Nestea (tutti i gusti)”, è iniziato un assillante chiacchiericcio da ogni parte – anche da chi dice di opporsi al capitalismo e di volere che non solo loro stessi ma anche i loro amici pensino (di loro) che “appartengono al movimento” – riguardo alla correttezza politica dell’azione, le sue dimensioni morali, la sua efficacia dalla prospettiva del movimento/rivoluzione, ecc..
Gli oggetti del (consumo) pubblico
Sembra che ogni persona che non riesce a sbarazzarsi dalla sua dimensione di consumatore, che appare essere una delle più grandi, sarà sempre capace di fare migliaia di obiezioni, plausibili o anche ragionevoli se viste da un punto di vista “capitalista”, nel tentativo di respingere qualunque azione che va oltre i confini della legalità dentro un sistema che si suppone dovrebbe combattere. Come risultato, un amministratore capo della CocaCola in Grecia non deve pagare per una nuova campagna di comunicazione: gliela generano i clienti che gli danno ragione, e anche a gratis.
Quindi, il chiacchiericcio su quanto sia pericoloso sabotare due marchi di largo consumo: “e se un bambino beve una bottiglia adulterata? E se un vostro amico resta avvelenato? Un vostro caro? Il prete della parrocchia? Innocenti pagheranno le conseguenze ancora una volta e nulla cambierà…”
Altri si concentrano sul fatto che due colossi multinazionali come CocaCola e Nestle non sentiranno neanche il colpo, che un tale danno non gli causa nulla, che anche un sabotaggio a livello globale, “troverebbero il modo di superarlo, cambiando le confezioni in modo da non farle sabotare, cambiando il prezzo a danno del consumatore”, o “il consumatore potrebbe facilmente comprare, per qualche giorno, un altro marchio di coca cola o te freddo, e non ci sarebbe alcun danno al sistema stesso”.
Ovviamente, ogni movimentismo sterile termina con la solita conclusione che questa particolare azione “può solo danneggiare il movimento, diffamarlo, far aumentare la repressione contro di esso, e che questi attivisti non sono altro che un branco di idioti che agisce dannosamente”, e quant’altro.
Non si sforzano neanche di pensare, neanche a livello logico, la contro argomentazione.
a) Questa specifica azione di fatti non mette in pericolo il protetto bene giuridico di nessuno, eccetto i grandi interessi economici di due multinazionali. Non mette in pericolo alcun cittadino innocente, bambino, o altro consumatore insospettabile o irrilevante. L’avvertimento è stato dato, efficace ed enfatico (sia col comunicato e col video, e con l’intera strategia), mentre una scadenza di 4 giorni non è mai stata data prima in circostanze paragonabili (simili fatti non sono esistiti, almeno in Grecia). Era piuttosto sicuro che i prodotti sabotati sarebbero stati ritirati subito dal mercato, e questo è stato ottenuto facilmente; non per motivi umanitari ma perché le due multinazionali non rischiano la loro reputazione commerciale, e un enorme danno economico. Quando qualcuno minaccia il re negli scacchi, l’avversario semplicemente lo muove finché può farlo, e in questo caso è andata cosi. Il sacro profitto non è mai stato compromesso. Meglio perdere alcune (o molte) migliaia di euro che perdere tutto. Gli attivisti e i loro avversari erano ben consapevoli di ciò. Qualcuno dirà, “e se il comunicato non fosse stato diffuso?” In questo caso, le multinazionali, i giornalisti che l’hanno ricevuto, la polizia ecc sarebbero stati gli unici responsabili per ciò che sarebbe potuto succedere. Tutti (o quelli) che avrebbero potuto decidere di lasciare i prodotti potenzialmente adulterati, al fine di evitare danni a breve termine di una o dell’altra multinazionale.
b) Il fatto che il nemico possibilmente cercherà di trovare modi di risolvere è totalmente ragionevole e previsto. Ciò non significa che il sabotaggio non funzioni; al contrario, funziona cosi tanto che costringe il nemico ad affrontare costi e problemi. Per i consumatori: se un prodotto non è vantaggioso e costa troppo rispetto a quanto vale, semplicemente non lo compreranno… Non è questo che i capitalisti ci raccontano con le loro storielle sul libero mercato, ecc? Perché dovrebbero preoccuparsi se il loro termine diventa vero per la prima volta? Se, nel futuro, le autorità decideranno di non intervenire in casi simili, saranno gli unici responsabili delle conseguenze. Potrebbero mette il profitto sopra ad ogni altro valore; potrebbero nascondere un pericolo, anche dicendo cavolate riguardo alla libertà di espressione e al flusso dell’informazione.
c) Lo stato non cerca pretesti per implementare anche la sua politica più repressiva contro chi gli è nemico. Lo sgombero di squat, la violenza generalizzata contro i dimostranti, le torture nelle caserme di Atene, le dichiarazioni provocatoriamente razziste di ufficiali anziani della polizia greca dovrebbero aver già fatto capire a chiunque che la violenza di stato non ha bisogno di giustificazioni, almeno non in questo periodo. Inoltre, a dire il vero, un “Movimento” non esiste. Al contrario, la sfida è cercare modi di creare un Movimento.
d) Le forme tradizionali di lotta antigovernativa/statale hanno causato al movimento percettibile il raggiungimento del punto di saturazione. I cortei fatti negli ultimi anni, anche se di massa, rendono solo in termini di spettacolo, senza alcun esito. Anche il contesto politico più aggressivo, quello anarchico, si ritrova in un costante stato difensivo, con brevi sortite, costantemente in risposta alle aggressioni dello stato, e auto intrappolato in una continua lotta antifascista a senso unico. La fantasia rivoluzionaria da frutti quando viene espressa sui muri, sui blog e sui testi; anche meglio quando va all’attacco contro i capitalisti, privandoli anche di un sorso di champagne, dando piccole o grandi vittorie al movimento.
Cosa abbia veramente ottenuto questa azione:
Oltre al danno fatto alle due multinazionali, ci sono alcuni nuovi elementi che curiosamente non sono stati considerati da nessun movimentista…
- L’immediato e completo successo dell’azione (ritiro dei prodotti).
- L’ampia e veloce diffusione del comunicato; ovvero il messaggio politico dietro all’azione ha raggiunto ogni angolo della società, ogni casa, ogni consumatore.
- La strategia assolutamente non violenta (per chi condanna la violenza in ogni caso; tranne che si consideri come violenza l’attacco economico ai colossi multinazionali, anche quando l’azione non va contro le persone).
- Il fatto che solo le multinazionali sono state bersaglio e hanno subito perdite, e nessun altro, ma anche il fato che il capitalismo, piuttosto che persone-rappresentanti particolari del capitalismo, è chiaramente e senza dubbio l’avversario, perché rappresenta un sistema economico/di valori. Questa azione non personifica l’obiettivo ma, piuttosto, si concentra su un sistema senza rinviare ad alcuna persona-nemico particolare.
- La sicurezza dell’azione per gli attivisti stessi. È ovvio che, dopo il ritiro dei prodotti, non c’è motivo per loro di rischiare lasciando prodotti adulterati sugli scaffali dove non ce ne sono di similari (proprio a causa del ritiro)… I prodotti adulterati non saranno mai collocati su alcun scaffale perché il fine dell’azione è stato totalmente ottenuto. Qualsiasi altra cosa sarebbe una contraddizione logica.
- Il fatto che i significati del nemico sono stati usati: L’intero gioco è stato giocato attraverso la minaccia di mettere a repentaglio la reputazione e la clientela di due multinazionali. Era in palio (come hanno detto i giornalisti) il profitto e come le multinazionali gestiscono tali situazioni, quale reazione può danneggiarle di meno. Qui ci sono nuove strategie per chi è stanco di cortei e scontri con poliziotti pienamente armati, per chi respinge la lotta armata, per chi da peso all’appellarsi alla società. E’ una grande scommessa per sfruttare il nucleo della “civilizzazione” del nemico al fine di rovesciarlo. E’ stato un colpo (simbolico e reale) al cuore del capitalismo, l’unico “valore” veramente tenuto in conto: il profitto. Il profitto ad ogni costo, contro le persone, la natura e la ragione.
- L’educazione/consapevolezza rivoluzionaria/anticonsumista (dentro o fuori i marchi quotati) per chi pensa spassionatamente al sabotaggio specifico; e c’è qualcuno di questi. In verità, quanti sono intristiti che la loro favorita compagnia di bevande ha avuto anche il più piccolo danno? Quanti si identificano con i loro interessi economici, e infine, quelli che lo fanno, che razza di movimentisti sono davvero?
Sull’attivismo e sulle “inibizioni morali”
Incuranti di come qualcuno immagini i mezzi coi quali raggiungere la rivoluzione, la sovversione di questo momento, la ribellione (chiamatela come volete), una discussione su queste pratiche è inevitabile. Sfortunatamente, le elite non si arrenderanno facilmente sui loro privilegi e sul potere che direttamente o no esercitano.
La posizione di chi non vuole causare una rottura è accettabile. Possono non volerla perché solamente non vogliono, perché sono spaventati, perché non sanno come, e quant’altro. Tutto ciò è accettabile. Comunque, una volta discusso di tutto questo, devono necessariamente considerare come; ovvero, se hanno autostima.
E se non sono d’accordo col sabotaggio come questo in particolare (un punto di vista accettabile), dovrebbero suggerire il proprio “come fare”, non ad altri, ma a se stessi. Hanno bisogno di ripensare l’efficacia di tutti i metodi precedentemente citati qui, o no, e devono metterli alla prova nel corso della storia, dovrebbero onestamente dirsi cosa esattamente li disturba riguardo al sabotaggio, dovrebbero vedere il punto che intendono ottenere prima di condannare chi agisce in tale modo, evitando tutte le obiezioni fatte in passato.
Criticare è semplice. Lottare è difficile. Biasimevole non è (in principio) il fatto che uno non lotti, né il fatto che uno lotti facendo errori. Lo è criticare da una prospettiva d’attacco chi lotta (con i propri giusti e sbagliati), quando di fatti ci si preoccupa sena motivo di ovvietà riguardo ad ogni atto di lotta senza combattere in prima persona. La rivoluzione dovrebbe e deve avere moralità, ma quando le inibizioni morali (indirette) non si dispiegano, il problema lo ha chi le ha, non la rivoluzione.
tradotto dall’inglese

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