25 novembre 2013

VERTICE ITALIA ISRAELE: INDUSTRIA DEL CONTROLLO E DELLA SORVEGLIANZA

da Resistenza Quotidiana (Gaza, Palestina)

Qualche buona ragione per essere a Torino dal 30 novembre al 2 dicembre
(sulla mobilitazione a Torino contro il vertice Italia-Israele vedi anche qui e qui)



L'obiettivo di questo post è dare un'idea di come Israele possa essere considerato un laboratorio per quanto riguarda la repressione e il controllo, e di come queste conoscenze e tecnologie vengano esportate anche in Italia.

Ma andiamo con ordine, iniziamo con qualche considerazione generale, e questa volta non partiamo da Israele, ma dalla NATO. La NATO, infatti, nel suo rapporto UO2020 (Urban Operations in the year 2020), dà delle linee guida su come comportarsi nelle operazioni di guerriglia urbana. In estrema sintesi, questo rapporto si basa sul presupposto che dal momento che il numero di abitanti mondiali delle baraccopoli è in aumento, in un prossimo futuro i gendarmi del mondo dovranno aspettarsi di fronteggiare rivolte e insurrezioni in un contesto urbano. I problemi che le forze armate si troveranno ad affrontare in questo tipo di contesto saranno diversi da quelli riscontrati in campo aperto, principalmente per tre ragioni: la prima è che geograficamente ed architettonicamente il contesto è diverso (esistono “ostacoli” come case, strade strette e via dicendo, che gli insorti potrebbero usare a loro vantaggio essendo del posto); la seconda è che la composizione del nemico è differente (in ambiente urbano è più difficile distinguere tra combattenti e non combattenti); la terza è che l'organizzazione del nemico, nelle insurrezioni e rivolte, non è più gerarchica, come potrebbe essere quella di un esercito, ma è spesso composta da piccole cellule indipendenti.

Questo tipo di ambiente richiede tattiche particolari.

Nel rapporto NATO si fa riferimento alle guerre di quarta generazione, all'approccio “maneuvrist” e al protocollo USECT (Understand – Shape – Engage – Consolidate – Transition). La caratteristica principale delle guerre di quarta generazione è che almeno uno degli attori in gioco è un attore “non statale”. L'approccio maneuver prevede infiltrazioni, attacchi a sorpresa, ed isolamento di intere aree da altre per impedire gli spostamenti dei combattenti, l'obiettivo principale è quello di è quello di frantumare la coesione e la volontà di combattere del nemico. Il protocollo USECT descrive le diverse fasi dell'azione, in particolare le prime due rivestono particolare importanza: “Understand” prevede di comprendere i punti deboli del nemico anche attraverso infiltrazioni; nella fase “Shape” si creano le condizioni favorevoli all'azione, sia modificando il territorio in modo da impedire la mobilità del nemico che agendo sui media.

Suona familiare? Molte delle caratteristiche di queste guerre asimmetriche si applicano a pennello all'occupazione sionista della Palestina: il contesto urbano, l'organizzazione della resistenza in cellule, la presenza di combattenti e non nello stesso ambiente. Inoltre, anche le tecniche usate dall'esercito o dalle forze di occupazione sono per quanto possibile in linea con quanto previsto dal rapporto UO2020, si pensi per esempio alla fase “Shape”, e si pensi alla frammentazione della Palestina e alla propaganda mediatica israeliana. Israele come un laboratorio, in cui è possibile applicare tecniche di repressione ad una popolazione che fa da “cavia” e a cui le nostre forze armate guardano per poter “imparare”. Nello scorso post già ho scritto dei legami ed accordi diplomatici e delle esercitazioni congiunte, qui porterò altri esempi di come l'Entità Sionista riesca a “capitalizzare”, attraverso l'export di know how e tecnologie, l'occupazione della Palestina. Di seguito porterò l'esempio di quattro diverse aziende, senza la pretesa di esaurirle tutte, ma cercando di dare un'idea di quanto del modello di oppressione israeliano venga esportato anche molto vicino a noi.

La Logan's è un'azienda che fornisce corsi di preparazione per addetti alla sicurezza. Sul profilo della società leggiamo: “La Logan’s Ltd è stata creata come risposta alle crescenti esigenze della comunità internazionale; vale a dire la necessità di garantire la sicurezza del personale, dei beni e delle strutture che sono soggetti a dei livelli di rischio diversi. Lo scopo principale è quello di permettere ai clienti di operare in un ambiente più sicuro, enfatizzando costantemente l’importanza di essere preparati a qualunque evento.” Sebbene la Logan's abbia sede in Gran Bretagna, e quindi possa sembrare non direttamente collegata all'occupazione sionista della Palestina, sempre sul sito si può leggere: “Il punto di forza della Logan’s è il suo personale. Le squadre dei suoi esperti sono composte da:

1. Ex -alti ufficiali delle forze della difesa israeliani,

2. Ex -alti ufficiali dell’Esercito e Senior della Marina internazionali

3. Tecnici delle Forze speciali antiterrorismo israeliani.

4. Specialisti di sicurezza antiterrorismo civile israeliani ed internazionali [...e l'elenco continua...]”.


Forte quindi di questa squadra dalla solida esperienza sul campo, in Italia la Logan's ha partecipato al progetto SCUDO (Security Consulting United Didactic Organizations) a Roma, in collaborazione con le Acli e l'Enaip. Tra l'altro si insegna a negozianti, addetti alla sicurezza e privati cittadini come riconoscere e neutralizzare un “terrorista”, quali armi usa, e come riconoscerle. I corsi si sono svolti in contemporanea a Genova, La Spezia, Roma, Cagliari e Trieste, a Roma erano rivolti agli impiegati ENI, mentre nelle città di mare erano rivolti in particolare a chi lavora nei porti, per adeguarsi alle nuove misure di sicurezza. Sebbene il progetto sia iniziato per adeguarsi appunto alle nuove norme di “sicurezza”, non sono solo gli addetti a questo settore a parteciparvi, ma anche comuni impiegati, commercianti e via dicendo. La Logan's, però non si accontenta: rende possibile a tutti accedere ai suoi corsi, che vanno da una durata di 4 ore alle 36, con costi variabili. Vista l'origine e il background degli istruttori (appunto ex militari o forse zpeciali israeliane) si tratta, nei fatti, della commercializzazione di tecniche di oppressione che i sionisti mettono in atto tutti i giorni contro i Palestinesi.

Prima di descrivere le due aziende che seguono, mi permetto un'osservazione: si pensi alle colonie illegali in Cisgiordania: esse hanno l'obiettivo di difendersi dai palestinesi locali in maniera simile a come alcuni quartieri “bene” hanno bisogno di controllare le masse che giustamente reclamano uguaglianza sociale. Ed ecco che, per esempio, sistemi di sorveglianza la cui funzionalità è già stata verificata nelle colonie, vengono installati nelle nostre città.

La Radwin è una multinazionale israeliana che fornisce sistemi wireless a banda larga. Le telecamere di sicurezza della Radwin sono installate in dozzine di città israeliane, e in alcune colonie, tra cui, Ariel, Alfei Menashe, Givat Zeev, Ma'ale Adumim, Kdumim e Beit Arie. Fornisce inoltre per l'IPS (Israeli Prison Service), sistemi di identificazione vocale in 33 diverse prigioni israeliane. Radwin è parte della Rad Bynet, la quale ha instalato i sistemi di comunicazione e informatici a una città militare nel deserto del Negev (Bahad city). (fonte: who profits)

Facendo affidamento all'esperienza della Radwin nel campo della videosorveglianza e delle sicurezza, la città di Mira (VE) ha adottato le telecamere di questa multinazionale per il suo “progetto sicurezza”. Nel comunicato stampa diffuso dalla stessa Radwin è possibile leggere in che cosa consista il progetto con precisione: “I dispositivi RADWIN 2000 sono in grado di fornire video in tempo reale dalle videocamere ad altissima risoluzione posizionate nei punti nevralgici della città (parchi, scuole, aree commerciali) al centro di controllo presso il Comando di Polizia Locale. Il progetto è stato realizzato con l’obiettivo di monitorare le aree a traffico limitato e di aumentare la sicurezza urbana, prevenendo e riducendo gli atti vandalici e la criminalità. Il system integrator Teletronica ha provveduto all’implementazione del progetto." (Dal comunicato stampa della Radwin del 30 giugno 2011, intitolato “La città di Mira sceglie i sistemi di videosorveglianza di RADWIN per il “Progetto Sicurezza”)

La descrizione del progetto in cui le telecamere Radwin sono impiegate nella città di Maserà è: “Obiettivo del progetto "Città Sicura" varato dal comune di Maserà di Padova è quello di ridurre il tasso di criminalità e accrescere la sicurezza dei cittadini. I sistemi RADWIN trasmettono al centro di controllo le immagini video in tempo reale riprese dalle videocamere ad alta risoluzione installate nelle zone nevralgiche della città: punti di accesso e uscita al territorio comunale, incroci, scuole, centri commerciali e parchi pubblici. Gli addetti, presenti nel centro di controllo, possono dunque effettuare la sorveglianza in tempo reale attivando misure di intervento immediate in caso di necessità." (Dal comunicato stampa della Radwin del 2 marzo 2010 intitolato “Il Comune di Maserà di Padova sceglie RADWIN per il progetto di videosorveglianza "Città Sicura"")

Inoltre, in un comunicato datato 5 maggio 2011, si può leggere che “RADWIN, azienda israeliana leader nella fornitura di apparati wireless per il backhauling e l’accesso in banda larga, lancia oggi una soluzione unica e conveniente che garantisce connettività ad alta capacità per i mezzi di trasporto pubblico su rotaia in movimento. [...] Esclusivamente sviluppati per consentire le comunicazioni ad alta velocità per treni e altri veicoli su rotaia per il trasporto pubblico in movimento, le soluzioni per la mobilità di RADWIN permettono di realizzare in modo affidabile soluzioni di videosorveglianza in tempo reale, a elevata capacità e qualità, oltre a una serie di altre applicazioni tra cui: sistema di controllo treno, sistemi informativi per i passeggeri, accesso a Internet, intrattenimento di bordo, pubblicità e altro ancora." (Dal comunicato stampa del 5 maggio 2011 della Radwin intitolato: “RADWIN presenta una nuova soluzione wireless per la videosorveglianza sui mezzi di trasporto pubblico”) In altre parole, il fine del progetto è la videosorveglianza, mentre come corollario avremo internet sui migliori treni. Praticamente, ce lo pubblicizzeranno come un aumento del comfort ma saremo spiati da telecamere che sono state sperimentate prima dai sionisti sui palestinesi.


La Bunkersec corporation ha sede a Tel Aviv (l'indirizzo riportato sul sito è: Weizman Center Tower, 18th Floor 14 Weizman St., Tel-Aviv 64239, Israel). Il tipo di servizi che offre vanno dalla sicurezza informatica ai sistemi di intercettazione (“[...] analizzare ed organizzare comunicazioni senza fili come voci, dati, sms ed e-mail. Per intercettazioni di massa su scala nazionale di qualsiasi network il sistema raccoglie, analizza ed espone le minacce da miliardi di comunicazioni.”), dalla sorveglianza cittadina alla sicurezza marittima e degli aeroporti, dalla protezione di strutture a rischio (si nominano impianti petroliferi, banche, prigioni, scuole) a quella dei confini. Sul sito di questa multinazionale, l'immagine che accompagna la descrizione dei servizi legati alla sicurezza dei confini, e rivolti a tutti gli stati del mondo è quella di un tratto del Muro dell'Apartheid in Palestina. (dal sito della bunkersec)

La Bunkersec è gestita da MeirDagan, e già il suo nome è una promessa di “efficienza”. Dagan era ufficiale nel Sinai durante la guerra dei sei giorni e durante quella dello Yom Kippur, negli anni settanta era a capo di un'unità segreta che operava in Cisgiordania, durante la guerra in Libano comandava una delle prime brigate ad entrare a Beirut, e prima di ritirarsi dall'esercito ha raggiunto il rango di generale maggiore. Sharon lo ha reso capo del Mossad (il principale servizio segreto israeliano) e li è rimasto anche sotto Olmert, fino al 2009. In questo periodo non ha mostrato remore verso le operazioni “sporche” tra cui rientrano esecuzioni extraparlamentari, incursioni ed azioni oltreconfine.(fonte: corriere)

Uno dei prodotti offerti dalla Bunkersec è il progetto “safe city”, che parte dal presupposto che la popolazione urbana sia in aumento e i mezzi per controllarla obsoleti, offrendo quindi sistemi di sorveglianza e di analisi dati  (dal sito della bunkersec). Questi mezzi di controllo, e la loro provenienza “garantita” devono essere piaciuti alla giunta di Catanzaro e al suo sindaco Sergio Abramo: tra il 10 e il 21 agosto affidano alla Bunkersec un incarico per lo studio, soluzione, programmazione economica e realizzazione del progetto Safe city. Il corriere della Calabria del 16/03/2013 recita: “[...] La cifra necessaria è di 23.180.000 euro. Il progetto prevede la realizzazione di un centro di comando e controllo equipaggiato con 15 workstation, videowall, server, strumenti; call center con 4 postazioni per la ricezione delle chiamate; rete privata e dedicata con 25 hub di comunicazione; 700 telecamere, 200 addizionali fittizie; 35 sistemi di riconoscimento delle targhe automobilistiche a due carreggiate e 10 a una carreggiata; 10 vetture della polizia con sistemi di sorveglianza mobile; 46 piattaforme per il comando computerizzato mobile9.”(fonte: corriere della calabria)

Risultano gravemente viziati gli atti prodotti dalla giunta per stringere questo accordo che prevede – ricordiamolo – l'applicazione di tecnologie militari in ambito civile. Ad esempio, i documenti non prevedono la procedura per la scelta tra le diverse opzioni, sono privi di motivazioni giuridiche, non presentano un'analisi della situazione presente. Tutto questo per avvallare un progetto che viola la legge sulla privacy per la mole e la non pertinenza dei dati analizzati (vengono infatti raccolti anche dati con fini preventivi, cioè per creare un database per analisi e correlazioni future). (fonte: informareXresistere)

Safe City, infatti, non è mai approdata a Catanzaro.

La giunta ha diramato una nota secondo cui era necessario rinunciare al progetto Safe City perchè la regione aveva modificato lo stanziamento dei fondi per la sicurezza, mentre la regione spiega come fosse chiaro fin dall'inizio l'entità dei finanziamenti per la sicurezza e quindi l'impossibilità economica di realizzare tale progetto.

Eppure questa storia non sembra essere finita qui.

Perché la regione, pur sapendo che non sarebbe stato realizzabile, non ha bloccato Safe City fin dall'inizio? Vincenzo Saladino, general menager della Bunkersec in Italia, era stato ricevuto sia al palazzo dove ha sede la giunta regionale che a quello dove ha sede quella comunale. In entrambi i casi è stato accolto con calore: il governatore della regione Giuseppe Scopelliti lo presentò ai calabresi come console onorario di Israele: fu un incontro importante in cui si gettarono «le basi per un solido rapporto di amicizia e collaborazione fra la Calabria ed Israele». E secondo una nota del comune, l'incontro tra il sindaco Abramo e Saladino, fu fortemente voluto da Scopelliti. (fonte: corriere della Calabria) In pratica, è stato un'espediente utile per avere “un po' più di Israele” in Italia.

Ho personalmente scritto alla Bunkersec chiedendo se avessero altri progetti in Italia, oltre che quello di Catanzaro. Mi è stato risposto da un certo Guy Caspi (guy@bunkersec.com), testualmente: “We are working also with the head of Milan Police”. Nel momento in cui ho chiesto ulteriori delucidazioni, non ho ricevuto altra risposta. Staremo a vedere.

Rimanendo a Milano, è notizia del maggio 2010 l'installazione di un softwere israeliano sulle telecamere, in grado di individuare persone o movimenti sospetti. Nonostante alcune ricerche effettuate, non mi è stato possibile capire quale fosse l'azienda produttrice, ma diverse fonti lo indicano come di fabbricazione israeliana, installate a tel Aviv e Londra. Il softwere è in grado di individuare persone “sospette” e mandarne l'immagine alla centrale di controllo. Per “persone sospette” si intende, per esempio, qualcuno che si avvicini ad un muro con una bomboletta spry, o un assembramento che potrebbe sfociare in una rissa, ma anche una persona che corre (stia essa facendo jogging o abbia appena scippato una vecchietta) o anche abbandoni di pacchi o valigie in luoghi sensibili, mercanti “abusivi” o abbandono di rifiuti.

Il Panopticon è un carcere ideato nel 1791 dal filosofo Bentham. La sua struttura è composta di una torre centrale, all'interno della quale stazionerebbe l'osservatore, circondata da una costruzione circolare, dove sono disposte le celle dei prigionieri: la sua funzione è quella di permettere ad un sorvegliante di osservare (opticon) tutti (pan) i soggetti di una istituzione carceraria senza permettere a questi di capire se sono in quel momento controllati o no. Metaforicamente, siamo di fronte ad un panopticon che ci osserva tutti i giorni, in cui la guardia si trova dietro agli scermi delle telecamenre. Sembra che parte di esso sia made in Israel. E, sapendo come Israele sorvegli i palestinesi ed utilizzi contro di loro le informazioni in suo possesso, la cosa non può che preoccupare. Un'altra buona ragione per essere a Torino a manifestare contro gli accordi Italia-Israele.



Il decreto sulle privatizzazioni del governo Monti prevede di privatizzare anche alcuni servizi legati alle carceri. Nelle carceri israeliane, parte dei servizi carcerari sono già stati privatizzati. La G4S è una delle aziende a cui è stato affidato l'incarico. La G4S ha affari in più di 120 Paesi nei 6 continenti. In particolare, la G4S-israel si occupa di: servizi ed equipaggiamenti di sicurezza nelle carceri, servizi di sicurezza alle attività commerciali negli insediamenti, equipaggiamento e revisioni ai check point militari in Cisgiordania, sistemi di sicurezza nei quartieri generali della polizia.

Nel luglio 2007 la G4S e l'IPA (Israeli Prison Autority – autorità delle prigioni israeliane) firmano un accordo che prevede che la G4S fornisca i sistemi di sicurezza nelle principali prigioni israeliane. In seguito a questo, G4S ha installato un sistema di sicurezza lungo le mura di recinzione della prigione di Ofer, in Cisgiordania, oltre che una centrale di comando da cui tutta la prigione può essere monitorata. Inoltre, fornisce servizi all'interno di carceri nei territori occupati nel '48, nonostante secondo la quarta convenzione di Ginevra non sia legale portare un prigioniero dal territorio occupato all'interno della potenza occupante (l'articolo 77 recita: “Le persone accusate di delitti devono essere detenute nei territori occupati, e, se dichiarate colpevoli, devono scontare la pena li dentro.”). In particolare fornisce l'intero sistema di sicurezza nella prigione di Ketziot, la stanza di comando centrale nella prigione di Megiddo, e il sistema di sicurezza a Damon; queste prigioni ospitano “prigionieri di sicurezza”, cioè, prigionieri politici palestinesi. La G4S però non si accontenta di questo. Fornisce sistemi di sicurezza alle prigioni di Kishon (nota come Jalameh) e Gerusalemme (Russian Compound): in questi centri sono state documentate numerose torture, sia prima che dopo l'installazione dei sistemi di sicurezza da parte della multinazionale in questione.

Inoltre, la G4S fornisce scanners per bagagli ad alcuni check point della Cisgiordania, oltre che a quello di Erez (per entrare a Gaza dai territori del '48); ufficiali di sicurezza all'interno delle attività commerciali nelle colonie israeliane in Cisgiordania, e sistemi di sicurezza per caserme di polizia israeliana. (Dati tratti dall'opuscolo “the case of G4S – private security companies and israeli occupation” realizzato da Who Profits e dalla Coalition of Women for Peace.)

Come già accennato, anche in Italia stiamo andando verso la privatizzazione di alcuni servizi legati alle carceri: non è improbabile che parte vengano dati in gestione anche a questa multinazionale, tantopiù che la G4S si è fusa recentemente con un altro colosso internazionale che ha sedi anche in Italia, l'ISS. (fonte: il sito dell'ISS)

L'università di Oslo, in seguito da una campagna portata avanti dagli studenti, ha interrotto i suoi rapporti con la G4S. Nel Regno Unito, dove G4S si occupa di servizi legati alle carceri, sono stati attaccati alcuni veicoli della multinazionale. Questo è uno stralcio del comunicato che rivendicava l'iniziativa:

    “Nelle prime ore di mercoledì mattina [9 gennaio 2013], abbiamo realizzato un paio di azioni repentine, azioni di auto-difesa e amore. Gli pneumatici di due veicoli G4S sono stati squarciati, i finestrini mandati in frantumi e i veicoli imbrattati di vernice. […]
    Gli uomini e le donne assassinati da G4S e l'industria del sistema carcerario sono due cose inseparabili e in costante crescita, giorno dopo giorno, così come le vite distrutte da G4S ad ogni ora. Anche il nostro odio per G4S e il nostro amore per i nostri fratelli e le nostre sorelle rinchiusi cresce, ad ogni secondo.
    La nostra azione di martedì notte è forse un piccolo gesto, ma può essere ripetuto. E noi lo ripeteremo insieme ad altri simili a questo.
    Fuck the prisons. Per la libertà, per l'amicizia.” 

    (tratto da informa-azione)

Senza dubbio questo è solo un elenco parziale. Però spero che possa servire per percepire la portata di quanto delle tecnologie di controllo usate contro i Palestinesi stia arrivando in Italia. Incontri come quello di Letta e Netanyahu a Torino servono anche per favorire l'ingresso di tutto ciò. Incontri del genere non s'hanno da permettere.

Sil

Sull'industria del controllo e bellica isrealiana prosegui la lettura

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