Mantenendo la parola data il martedì precedente, sabato pomeriggio alcuni decine di nemici delle galere tornano sul prato del carcere delle Vallette per salutare e sostenere i prigionieri. Il presidio non è annunciato e quindi i manifestanti non sono sorvegliati da celere e digos e possono muoversi come vogliono per un paio di ore nel campo antistante il carcere. Anche questa volta, nonostante il filo spinato, qualcuno riesce ad arrampicarsi sulle recinzioni esterne e salutare più da vicino i detenuti. Attraverso un impianto i detenuti vengono informati di presidi e iniziative in programma in tutta Italia durante la mobilitazione di settembre e vengono letti alcuni comunicati provenienti da altri prigionieri. Ancor più rumorosa dell’ultima volta la risposta da dentro: grida e battiture contro le sbarre accompagnano praticamente senza sosta gli interventi al microfono e esultano per i grossi petardoni lanciati dentro le mura. Il casino fatto dai prigionieri si fa poi assordante quando, con il calar del buio, nel prato appare la parola LIBERTÀ scritta col fuoco. Le lettere, fatte di tondini di ferro rivestiti di stracci, ardono per una decina di minuti, poi alcuni fuochi d’artificio e gli ultimi saluti al microfono concludono il presidio. La mattina di domenica su via Pianezza, una delle strade che portano al carcere, molti degli abitanti della zona si sono trovati a guardare in alto: su una torre, ad un’altezza di almeno settanta metri, è apparsa a caratteri cubitali, la scritta «FUOCO ALLE GALERE».
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