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Senza dubbio uno dei grandi pericoli sempre in agguato per l’anarchia è la possibilità di diventare un insieme di pratiche prive di tutti i contenuti di offensiva contro il potere.
Questa situazione è favorita, da un lato, dallo stesso nemico attraverso i suoi valori vincolanti di governo democratico, come la “diversità”, la “tolleranza”, il “pluralismo”, così come l’integrazione economica attraverso la mercificazione della ribellione ed il consumo “alternativo”.
D’altra parte, vi è anche una serie di individui e gruppi “di protesta” e anche alcunx “anarchicx” che inconsciamente o deliberatamente prendono le distanze dall”antagonismo e dalla conflittualità permanente verso il dominio, sia mettendo a tacere la necessità della distruzione e dell’attacco diretto contro l’autorità o, nel peggiore dei casi, realizzando rozze campagne di pulizia dell’immagine dell’anarchismo, in posa come patetici difensori di un’ideologia aliena al confronto con il potere.
Questa situazione è favorita, da un lato, dallo stesso nemico attraverso i suoi valori vincolanti di governo democratico, come la “diversità”, la “tolleranza”, il “pluralismo”, così come l’integrazione economica attraverso la mercificazione della ribellione ed il consumo “alternativo”.
D’altra parte, vi è anche una serie di individui e gruppi “di protesta” e anche alcunx “anarchicx” che inconsciamente o deliberatamente prendono le distanze dall”antagonismo e dalla conflittualità permanente verso il dominio, sia mettendo a tacere la necessità della distruzione e dell’attacco diretto contro l’autorità o, nel peggiore dei casi, realizzando rozze campagne di pulizia dell’immagine dell’anarchismo, in posa come patetici difensori di un’ideologia aliena al confronto con il potere.
Per noi, il recupero della nostra vita è un processo che coinvolge la costruzione della nostra autonomia rispetto al modo di vivere alienato, sottomesso e commercializzato offerto dalla società del capitale e dell’autorità. Ma questo approccio non lo trattiamo mai da una logica di coesistenza pacifica con il potere ma a partire da un atteggiamento di confronto permanente che coinvolga anche una prospettiva di attacco diretto e la distruzione del potere come componenti essenziali di qualsiasi processo di liberazione totale.
E proprio questo, un approccio di confronto, di guerra e attacco che oltrepassa la legge, è ciò che assicura che ogni pratica che mira ad “autogestire la vita” vada al di là della portata di qualsiasi iniziativa specifica, vivendola come parte di una posizione offensiva impossibile da assimilare dal potere.
Non c’è dubbio che l’alimentazione sana e libera dallo sfruttamento animale, orti autogestiti, il confezionamento dei nostri vestiti, la medicina naturale e la liberazione delle relazioni tra gli individui sono pratiche valide nella lotta purchè le si ri-significhi come pratiche che diffondono l’antagonismo all’ordine sociale dominante. E ‘anche importante valutare queste pratiche nella loro giusta prospettiva, che non è esattamente un attacco diretto al dominio. Questo è il motivo per cui lo sviluppo di tali iniziative come un approccio conflittuale antiautoritario multiforme, finiscono per eccedere al di là dei propri limiti, apparendo come un contributo alla lotta piuttosto che come “la” forma di lotta.
Inoltre, le azioni violente che non si proiettano come parte di un’offensiva che comporta la piena ripresa della vita hanno inoltre portata limitata nelle proprie prospettive.
Importante come non gerarchizzare i mezzi utilizzati nella lotta contro il potere, è il fatto di apprezzare tutti gli strumenti nel loro contributo puntuale, puntando a sopraffare la lotta nella pratica stessa dell’insurrezione permanente.
Ecco perché la nostra offensiva fissa il proprio sguardo su un orizzonte che va oltre i mezzi utilizzati, fornendo contenuti e il significato di ribellione a ciascuna delle pratiche che si sviluppano dopo l’eliminazione di tutto il potere e l’autorità. Questa guerra contro il potere implica per noi la tensione costante e l’autocritica dalla quale deriva la necessità di superarsi sempre, mai accontentarsi, a battere la strada e il terreno alla polizia, ad attaccare la repressione e l’ordine sociale puntando in modo permanente alla distruzione di tutte le forme di potere.
Diffondere anarchia non passa per la sconfitta dei valori antagonisti all’ordine imperante, così come non passa attraverso le forme di autogestione come insieme di pratiche che sfuggono il confronto con l’ordine sociale. L’anarchia non può essere un’alternativa alla cultura del consumo, un insieme di pratiche culturali che coesistano pacificamente con il nemico. L’anarchia è un continuo essere in guerra che va al di là delle pratiche specifiche spazzando via tutta l’ideologia parzializzante o totalizzante (animalismo, il femminismo, il naturismo, ecc).
Quanto del nostro tempo e energia dedichiamo ad alimentare discorsi e pratiche che mancano di contenuti offensivi? Quanto ci impegniamo in progetti o iniziative volte a diffondere valori, idee e pratiche basate sul confronto e l’attacco contro il dominio?
Per questo compagnx, nè pratiche di autonomia senza prospettiva di attacco, né pratiche di attacco senza prospettive di liberazione e autonomia nelle relazioni e nella vita nel suo insieme Perché, come ha detto un compagno, l’anarchia non è e non può essere un rimedio o un analgesico contro i mali della società; l’anarchia è e deve essere un pugnale carico di veleno contro l’ordine sociale e contro ogni autorità.
E proprio questo, un approccio di confronto, di guerra e attacco che oltrepassa la legge, è ciò che assicura che ogni pratica che mira ad “autogestire la vita” vada al di là della portata di qualsiasi iniziativa specifica, vivendola come parte di una posizione offensiva impossibile da assimilare dal potere.
Non c’è dubbio che l’alimentazione sana e libera dallo sfruttamento animale, orti autogestiti, il confezionamento dei nostri vestiti, la medicina naturale e la liberazione delle relazioni tra gli individui sono pratiche valide nella lotta purchè le si ri-significhi come pratiche che diffondono l’antagonismo all’ordine sociale dominante. E ‘anche importante valutare queste pratiche nella loro giusta prospettiva, che non è esattamente un attacco diretto al dominio. Questo è il motivo per cui lo sviluppo di tali iniziative come un approccio conflittuale antiautoritario multiforme, finiscono per eccedere al di là dei propri limiti, apparendo come un contributo alla lotta piuttosto che come “la” forma di lotta.
Inoltre, le azioni violente che non si proiettano come parte di un’offensiva che comporta la piena ripresa della vita hanno inoltre portata limitata nelle proprie prospettive.
Importante come non gerarchizzare i mezzi utilizzati nella lotta contro il potere, è il fatto di apprezzare tutti gli strumenti nel loro contributo puntuale, puntando a sopraffare la lotta nella pratica stessa dell’insurrezione permanente.
Ecco perché la nostra offensiva fissa il proprio sguardo su un orizzonte che va oltre i mezzi utilizzati, fornendo contenuti e il significato di ribellione a ciascuna delle pratiche che si sviluppano dopo l’eliminazione di tutto il potere e l’autorità. Questa guerra contro il potere implica per noi la tensione costante e l’autocritica dalla quale deriva la necessità di superarsi sempre, mai accontentarsi, a battere la strada e il terreno alla polizia, ad attaccare la repressione e l’ordine sociale puntando in modo permanente alla distruzione di tutte le forme di potere.
Diffondere anarchia non passa per la sconfitta dei valori antagonisti all’ordine imperante, così come non passa attraverso le forme di autogestione come insieme di pratiche che sfuggono il confronto con l’ordine sociale. L’anarchia non può essere un’alternativa alla cultura del consumo, un insieme di pratiche culturali che coesistano pacificamente con il nemico. L’anarchia è un continuo essere in guerra che va al di là delle pratiche specifiche spazzando via tutta l’ideologia parzializzante o totalizzante (animalismo, il femminismo, il naturismo, ecc).
Quanto del nostro tempo e energia dedichiamo ad alimentare discorsi e pratiche che mancano di contenuti offensivi? Quanto ci impegniamo in progetti o iniziative volte a diffondere valori, idee e pratiche basate sul confronto e l’attacco contro il dominio?
Per questo compagnx, nè pratiche di autonomia senza prospettiva di attacco, né pratiche di attacco senza prospettive di liberazione e autonomia nelle relazioni e nella vita nel suo insieme Perché, come ha detto un compagno, l’anarchia non è e non può essere un rimedio o un analgesico contro i mali della società; l’anarchia è e deve essere un pugnale carico di veleno contro l’ordine sociale e contro ogni autorità.
http://puckdeiboschi.noblogs.org/post/2015/01/13/a-proposito-del-pericolo-di-trasformare-lanarchia-in-un-insieme-di-pratiche-alternative-senza-contenuto-di-offensiva-contro-il-potere/#more-1272
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