28 giugno 2013

NON UN MINUTO DI RIPOSO IN UNA VITA DI LOTTA: AZIONE IN RICORDO DI CLEMENT (PARIGI)

Non un minuto di riposo in una vita di lotta
Non c’è niente di più tragico della morte di un compagno, per mano dello stato e dei suoi poliziotti o dei suoi alleati storici, gli sporchi nazisti sono altrettanto responsabili della morte di Clement. Il nemico è lo stato e il capitale in ogni sua forma di governo, come il fascismo democratico.
Ma così come il tempo del lutto, arriva la rabbia e la vendetta. Niente più magliette “Resta in pace”, giornalisti necrofili e negoziati politici e di recupero. È tempo di attaccare il mondo che produce l’immondizia fascista dei democratici e dei loro falsi nemici.
Due bancomat sono stati distrutti tra Belleville e Repubblica, un cittadino che ha cercato di fermarci ha perso un dente nel tentativo andato male, nella serata di martedi 18 Giugno.
Questo è il nostro contributo, il nostro antifascismo.
Né giustizia né pace
Una settimana dopo l’omicidio di un compagno a Parigi per mano fascista*, una settimana dopo i cosiddetti raid democratici della polizia a Barbes**… un bancomat bruciato a Montreuil, una vetrina danneggiata della sede del partito socialista a Pre St-Gervais, la sede del Left Front a Lilac
completamente riempita di scritte. Su entrambi gli spazi e sui muri vicini, si può leggere: “parassiti”, “Né 6a repubblica*** né fascismo – Rivoluzione!”
(continua…)
Né democrazia né fascismo!
Abbasso stato e capitale!
Note
*Nella serata del 6 Giugno, Clément Méric, militante sindacalista e
antifascista è stato picchiato a morte da due neonazisti a Parigi.
**Nel pomeriggio del 6 Giugno c’è stato un grande raid poliziesco a Barbes
contro clandestini.
*** Gruppo socialista in Francia che milita per una nuova repubblica

RADIOCANE: CORRISPONDENZE GALEOTTE/ VVB, MAURIZIO ALFIERI


riceviamo e diffondiamo:

Un nome, fino a poco tempo fa ignoto ai più. Un uomo, con la sua 
storia, le sue certezze, il suo divenire. Una vita, che parla, o 
potrebbe parlare, a tutti e ciascuno.Decine di lettere, migliaia di 
parole, incroci che si moltiplicano.

Maurizio Alfieri, rapinatore e ribelle, amico e compagno/corrispondente.

A lui diamo volentieri le nostre voci, anche in vista del processo del 4 
luglio, a Tolmezzo, che potrebbe rivelarsi ulteriore momento 
d’incontro.


ascolta il contributo:


http://www.radiocane.info/corrispondenze-galeotte-vvb-maurizio-alfieri/

27 giugno 2013

BRASILE: LA POLIZIA FEDERALE FA IRRUZIONE NELLA SEDE DELLA FEDERACAO ANARQUISTA GAUCHA -FAG


riceviamo e diffondiamo

Nel pomeriggio di mercoledì 20 giugno 2013, tra le 12 e le 13, agenti
in borghese con gilet neri e blazer, presentatisi come Polizia
Federale, hanno fatto irruzione all'interno dell'Ateneu Batalha da
Várzea, sede sociale e politica della Federação Anarquista Gaúcha,
perquisendola e portandosi via alcuni materiali. I poliziotti non
avrebbero esibito nessun mandato di perquisizione e di sequestro a
coloro che erano in sede e che cercavano ci capire cosa stesse
accadendo. Inoltre, alcuni poliziotti, sempre in borghese, hanno
cercato in mattinata di arrestare una compagna in casa sua.
La FAG è un'organizzazione politica che esiste da 18 anni. In tutto
questo tempo non ci siamo mai nascosti, abbiamo sempre mantenuto
aperti i nostri spazi pubblici dove realizziamo molte iniziative di
natura politica e sociale insieme al nostro intervento nel territorio,
quale componente della sinistra tanto a livello locale che nazionale.
L'Ateneu è uno spazio dove abbiamo svolto attività per oltre 3 anni,
gestendo una pubblica biblioteca e facendo regolarmente delle
attività.
E' il caso di ricordare che nell'ottobre 2009, la nostra sede
principale, situata all'epoca in Lopo Gonçalves, subì un'incursione da
parte della polizia per ordine dell'allora governatrice Yeda Crusius,
in seguito ad un manifesto in cui la ritenevamo e la riteniamo tuttora
responsabile dell'assassinio dell'attivista del MST Elthon Brum a San
Gabriel. In quella occasione tutti i nostri materiali vennero
sequestrati, compresi i nostri archivi.

Questa volta, in seguito a numerosi pseudo-fatti esposti dalla
emittente televisiva RBS, con cui ci si accusava di essere sociopatici
e si fantasticava di complotti messi in atto da noi insieme ad
attivisti provenienti da altri paesi, specializzati nella guerriglia
urbana, con l'apparente motivo di diffondere il panico, ci sono state
richieste di repressione contro la nostra attività.

Al pari degli insulti e delle montature della stampa reazionaria,
anche la repressione impiegata dagli apparati repressivi dello Stato
borghese non costituisce una novità per noi. Fin dalla nostra
costituzione in corrente politica, siamo stati bersaglio della furia
repressiva dei padroni in collusione con lo Stato. Per oltre un secolo
abbiamo resistito a queste vili aggressioni, con i pugni alzati e non
sarà certo questo episodio che riuscirà a mettere fuori gioco la
nostra attività militante.

Infine, la piena responsabilità di questo vile attacco alla nostra
organizzazione è tutta in capo al governo municipale, a quello statale
ed a quello federale. Noi non ci faremo intimidire e proseguiremo ad
impiegare i nostri sforzi nella costruzione di un popolo forte, di una
combattiva classe lavoratrice che possa organizzare gli oppressi di
questo paese e dare voce alle loro legittime rivendicazioni.

Non passeranno!
No alla repressione contro chi lotta!


Federação Anarquista Gaúcha - FAG

20 giugno 2013

AZIONE DIRETTA-SISLEY LAVORA CON LA TURCHIA


Apprendiamo dai giornali locali che, nella notte tra il 22 e il 23 giugno, ignoti hanno sfasciato le vetrate di un negozio della Sisley, lasciando la scritta: "La Sisley lavora con la Turchia". Nello stesso articolo leggiamo che un'azione simile era avvenuta qualche tempo prima anche a Trento. 


REPRESSIONE E PARADOSSI NELLA TERRA DEL PASSATORE


riceviamo e diffondiamo:

REPRESSIONE E PARADOSSI NELLA TERRA DEL PASSATORE

Nelle ultime settimane una serie di misure repressive colpisce un grande numero di persone in diverse città della Romagna.

Il bilancio della vasta operazione, messa in atto dalla questura di Forlì, comprende 4 fogli di via dalla città, 3 avvisi orali, 47 avvisi di garanzia (più altri 4 a carico di minorenni) ed alcune visite a casa da parte dei Carabinieri; le accuse sono le più svariate, a partire dai fatti relativi all'occupazione del Maceria nel novembre dello scorso anno e del GiardinOccupato a febbraio del 2013, fino ad arrivare alle manifestazioni ed ai presidi antifascisti ed in solidarietà allo sgombero del Maceria che hanno avuto luogo a Forlì durante l'inverno passato. Il tutto condito da singoli episodi specifici avvenuti nel corso delle sopracitate mobilitazioni.

Lo spazio libertario “Sole e Baleno” di Cesena desidera espimere tutta la propria solidarietà ai gruppi e alle singole individualità colpite in qualche modo da questi provvedimenti, mostrando a viso aperto la propria affinità politica e morale alle pratiche ad essi contestate dalla giustizia istituzionale.
La riappropriazione di appartamenti comunali lasciati alle macerie dall’amministrazione e l’utilizzo dell’azione diretta per aprire un dibattito allargato sulla questione della casa e degli sfratti; la risistemazione di edifici pubblici in disuso da anni per far fronte alla penuria di spazi aggregativi spontanei in cui affermare la prassi dell’autogestione e della condivisione; la creazione di attività culturali e ludiche che non siano merce alla portata di pochi… tutte priorità politiche ed umane che avranno sempre il nostro appoggio e la nostra complicità incondizionata. Anche per noi l’antifacismo (altra attitudine “incriminata” negli atti notificati) non è affare da relegare ai libri di storia o al folclore popolare, ma rappresenta al contrario una consuetudine quotidiana, un’urgenza di assoluta attualità a contrastare il razzismo dilagante e la deriva autoritaria di larga parte dell’odierno tessuto sociale.

Nel manifestare la nostra vicinanza alle persone colpite emerge inevitabilmente la volontà di esprimere alcune considerazioni in merito.

Innanzitutto non possiamo fare a meno di notare la grande quantità di nomi inseriti nella lista degli indagati e la trasversalità delle accuse mosse a queste persone. E’ palese la volontà di infliggere il maggior danno possibile attribuendo la quasi totalità dei reati a tutti i soggetti in questione, indipendentemente dalla presenza o meno dei singoli nello specifico contesto.

Altro aspetto sicuramente significativo è costituito dall’utilizzo dell’avviso orale, pratica non nuova in Romagna, ma non di meno emblematica dell’ostinato tentativo da parte delle autorità locali di mutare la condotta di coloro che quotidianamente portano avanti le proprie idee con coerenza e determinazione. Infine, provvedimento molto grave ai danni della libertà individuale, e che dovrebbe offendere la sensibilità di ognuno, l’emanazione di fogli di via, ovvero l’allontanamento da un determinato comune per una durata di 3 anni.

Ora, non è nostra intenzione disquisire sulla rigidità delle istituzioni democratiche, sulla sproporzione delle misure adottate relativamente ai capi d’accusa in ballo (fondamentalmente parliamo soprattutto di occupazioni di immobili e manifestazioni non preavvisate), né tantomeno abbandonarci a facili vittimismi e alla rassegnazione ad un mondo grigio fatto di consumismo e competizione sociale. Sappiamo bene che le istituzioni stesse, vedendo minata la propria credibilità da azioni o atteggiamenti collettivi volti a smascherarne le iniquità e le contraddizioni sempre più evidenti, sono pronte a difendersi con ogni mezzo alla propria portata. Sappiamo anche che a spaventare non sono i gesti dei singoli, quanto la capacità da parte di chi lotta di aggregare persone, di tessere fitte relazioni di solidarietà, di fungere da cassa di risonanza per un disagio comune in grado di mettere in discussione le scelte verticistiche di assessori e sindaci.

Quello che invece vorremmo evidenziare, è la totale arbitrarietà del concetto di legittimità espresso da chi ci governa. L’insieme delle leggi e delle norme che regolano la vita nelle città in cui siamo nati e cresciuti, non costituiscono lo specchio delle reali esigenze delle persone, quanto la traduzione massificata dell’interesse di quei pochi che detengono il potere politico ed economico nella civiltà del profitto.

E così il concetto di proprietà privata viene elevato ad una dimensione quasi ultraterrena, e diventa addirittura lecito che tante persone non abbiano un tetto sopra la testa, proprio mentre case sfitte rimangono per anni a marcire nel degrado. La socialità avviene solo in termini di rapporti commerciali, e chi tenta di uscire dal vincolo gestore/cliente viene subito ricondotto alla “normalità”; e a questo proposito, proprio mentre vengono notificate le prime denunce per l’occupazione del Maceria a Forlì, anche lo spazio libertario “Sole e Baleno” viene raggiunto da sgradevoli attenzioni da parte della Polizia Commerciale di Cesena, che tenta di allinearlo ai criteri di un qualunque locale, sorvolandone la natura non lucrosa e mettendone alla prova la sopravvivenza attraverso l’applicazione di normative e sanzioni. Di antifascismo infine, e non è una novità, si riempiono la bocca molti partiti ed istituzioni in Romagna, a cominciare dalla giunta comunale del PD qui a Cesena. Ma vogliamo far presente a tutti che, proprio mentre ai colpiti dalla repressione venivano contestati a Forlì i capi d’accusa relativi all’antifascismo di strada messo in campo per contrastare i gruppi fascisti presenti sul territorio, a Cesena ad alcune persone veniva proibito di appendere un volantino siglato “antifascisti/e-antirazzisti/e” in uno spazio del Comune, in quanto giudicato “troppo politicizzato” semplicemente per la firma apposta.

Occorre ad ogni costo opporre tutte le proprie forze all’alto grado di censura messo in campo anche a livello locale dalle autorità al fine di smorzare le lotte sul territorio e di ricondurle entro canoni concessi dall’ordine costituito. E’ necessario manifestare a gran voce l’appoggio più incontaminato a tutti coloro che si battono per un mondo più giusto, costruito dal basso, libero da fascismi e pregiudizi razziali.

Come sempre nelle strade, in mezzo alla gente.

Un abbraccio di solidarietà a tutti i denunciati!!!


Lo spazio libertario “Sole e Baleno”


26 giugno 2013

ROMA-30 GIUGNO: DISCUSSIONE SULLA PRESENZA SOLIDALE AL PROCESSO A NICOLA ED ALFREDO



Riceviamo e diffondiamo:

A TESTA ALTA
Domenica 30 giugno
Ore 14.00
Roma, Bencivenga occupato
 Invito alla discussione e alla presenza solidale al processo a Nicola ed Alfredo.
Solidarietà attiva ai compagni sequestrati dallo Stato e prospettive di lotta nonostante la stretta repressiva.
Il 5 luglio si terrà l'udienza preliminare per Nicola Gai e Alfredo Cospito – anarchici – arrestati il 14 settembre 2012 con l'accusa di essere gli autori del ferimento dell'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi – progettista e costruttore di centrali nucleari – azione rivendicata dal Nucleo Olga della Federazione Anarchica Informale / FRI.
In quella data saranno fissate le date del processo, con tutta probabilità in autunno.
Cavilli burocratici continuano a servire da scusa per tenere in ostaggio Elisa, Stefano e Sergio, sequestrati per l’operazione Ardire.
E’ iniziato il 27 giugno il processo per la rivolta del 15 ottobre 2011
Al di là delle contingenze vorremmo parlare di quanto si riesca a trarre di positivo dal reagire a ogni singolo episodio repressivo, quanto di positivo nel conoscere l'evolversi di mezzi e strategie di controllo e “prevenzione”, per farsene orgogliosamente gioco,quanto di positivo nel discutere e rilanciare idee e pratiche d'attacco, quanto di positivo nel riconoscersi a testa alta contro un nemico comune.
Un incontro utile per quanti considerano ancora la prospettiva anarchica un'ipotesi viva e allettante, un groviglio di pensiero, azione ed esperienze in divenire: consapevoli che, quando queste si intersecano e affinano riusciamo a ottenere livelli alti di analisi, progettualità e pratiche,che concorrono a sollevare l' orizzonte di lotta , ad aprire spiragli di luce in questo plumbeo presente, ad intessere nuove ragnatele di rivolta.
Siamo anarchici quindi naturalmente allergici alle cariatidi della politica , anche nella sua veste ' militante' ,naturalmente alieni a ad assemblee plenarie,strutture decisionali accentratrici: le tensioni individuali rimangono forti e vitali, nello stesso tempo ci si riconosce in una base comune costruita sia storicamente che per esperienze e suggestioni confluenti,non nomadi nello spazio ma ancorati ad un patrimonio di pensiero ed azione ,che siano gli espropriatori ed individualisti argentini dell' inizio del secolo scorso,i gruppi di affinità in Catalogna negli anni trenta ,la Machnovcina,gli arditi del popolo , il gruppo Primero de mayo, i rivoltosi di Genova 2001, Atene e di tutte le piazze dove la benzina ha contribuito a far ardere i nostri cuori e le divise delle guardie, gli attuali gruppi d' azione od i futuri visionari della sovversione di un mondo a cui sarà sempre più difficile adeguarsi.
Sentiamo di avere il cuore e la testa dalla parte giusta ,quella che riconosce le multiformi pratiche della lotta rivoluzionaria,quella che discerne i germogli insurrezionali dalle secche del realismo riformista, educazionista o assistenziale che dir si voglia.
Quella che non abbandona i compagni in carcere ma li riconosce come parte attiva e viva di una traiettoria di lotta,senza attenersi al 'minimo sindacale ' della solidarietà.
Quella che è consapevole che qualsiasi tensione rivoluzionaria è intrinsecamente 'sociale' in quanto interviene con i suoi mezzi e le sue valutazioni nella critica della società attuale,e parimenti' antisociale' quando le presunte lotte sociali diventano un recinto limitato e limitante per il proprio sentire antiautoritario.
Vorremmo tornare a ragionare su alcune questioni di base:la rispondenza tra pensiero ed azione, un anarchismo che sappia, se non praticare nella totalità delle sue sfaccettature,perlomeno riconoscere e sentire come patrimonio proprio le multiformi manifestazioni dell' agire anarchico,consapevoli che non c'è gradualità nelle pratiche né gerarchia nei mezzi, solo strumenti più o meno efficaci da scegliere a seconda delle situazioni,senza remore o tabù su percorsi individuali o collettivi, firme o anomie o quant'altro.
Sta a noi, qui ed ora , avere ben chiaro se e fino a che punto si è in grado di spendersi, consapevoli che aldilà di qualsiasi momento di incontro i complici si trovano e riconoscono nel' azione, non in assemblea.Solidarietà e complicità a volte sono parole gravide di conseguenze, a volte sono le pietre tombali che sigillano una tensione morta sul nascere,che corre ad incagliarsi sugli scogli di un pragmatico piccolo cabotaggio in nome del quieto vivere.
Non è questo che interessa, sulle basi del realismo e di un fatalista adeguamento non si costruisce alcuna ipotesi degna di essere vissuta,si sta giocando troppo al ribasso, è il caso di invertire rotta.
Continuiamo a considerare i compagni che cadono nelle maglie del nemico per quello che sono, soggetti attivi nella lotta e nel dibattito,ne martiri ne santini da esporre sugli altarini delle vittime della repressione , consolatorii più per chi li crea che per chi ci finisce. Compagni con cui è necessario solidarizzare attivamente, senza esitazioni, al di là delle peculiarità delle singole progettualità.

Per concludere: la proposta di discussione è ambiziosa e rischiosa, non vorremmo che sia proprio lo spettro della repressione a tagliare le gambe alla possibilità di confronto, anzi sono proprio le strategie repressive a sciogliere le esitazioni ed a farne percepire la necessità . Discussione non significa necessariamente far confluire tutto nella forma classica assembleare , contenitore sempre più spesso inadeguato, ma riteniamo comunque che un confronto diretto sia fondamentale.
 Abbiamo la sensazione che evitando la discussione  stiamo stringendo da soli la gabbia che ci imprigiona invece di tendere a distruggerla!
 Questo appuntamento vuole essere l’inizio di una fase costruttiva che  prenda la forma di incontri e iniziative , anche a livello locale e che porti ad una presenza al processo di Genova e a far chiarezza su come intervenire in maniera efficace per rispondere agli attacchi dello Stato.
Alcuni anarchici ed anarchiche.

BREMA (GERMANIA): INCENDIATO FURGONE DELLA DEUTSCHE TELEKOM E DISTRUTTO UN'AUTO DELLA SIEMENS


Nella notte dal 29 al 30 di Maggio 2013 abbiamo dato fuoco al parcheggio della Telekom che si trova sulla Mary-Sommerville-Str. (Vicino all’università), per bruciare un veicolo della Telekom.
La Deutsche Telekom è solo una delle tante aziende disumane. Ha acquisito rilevanti quote dell’OTE greca già anni fa, e poi ha cacciato 2.000 persone in un tempo che la Telekom stava facendo enormi profitti. Ha anche intrapreso il ruolo di autorità di sicurezza, con diversi tentativi dell’OTE contro Indymedia Atene, fino a quando la connettività del progetto multimediale al suo server è stato spenta nel mese di Aprile 2013 nell’ambito di minacce ed estorsioni. Indymedia Atene è stata una piattaforma importante soprattutto per le rivolte sociali.
Telekom ha anche il suo posto nella cooperazione civile-militare. La società controllata al 100% di T-System svolge un ruolo chiave nella macchina militare, ed è stata responsabile per il settore della tecnologia della difesa per decenni. Inoltre, la T-System fornisce informazioni e tecniche di comunicazione per l’uso di armi, e si prende cura delle reti telefoniche della Bundeswehr (l’esercito tedesco), così come della comunicazione satellitare militare e dei cavi in ​​fibra ottica nelle navi da guerra.
Allo stesso tempo, nel distretto di Walle, un veicolo appartenente alla compagnia Siemens è stato colpito in un angolo di Brabantstr. con Osterlingerstr., ed è stato reso inutile con bombardamento di vernice.
Siemens è un altro attore nel settore degli armamenti. Ad esempio, ha fatto un contratto con la Bundeswehr e l’IBM al fine di portare in vita il Progetto Ercole. Un aspetto di questo progetto è di sostenere l’esercito tedesco con tecnologie di informazione per la sua attività in materia di amministrazione e di logistica.
Aziende come Deutsche Telekom e Siemens guadagnano profitti con la guerra, la sofferenza, l’estorsione e la soppressione. Questo non sarà accettato.
Siamo solidali con tutte le azioni contro Telekom. Salutiamo i compagni di Atene. Attaccare le corporazioni di armamento e i profittatori di guerra a Brema e ovunque!
LA GUERRA INIZIA QUI – FERMIAMOLA QUI!gruppi autonomi

Fonte

DAYVID E' LIBERO-ORA AGLI ARRESTI DOMICILIARI PER ROMA 2011


Apprendiamo della liberazione di Dayvid, (accusato del danneggiamento del bancomat durante un corteo no tav nell'aprile 2012) che si trova ora ai domiciliari con tutte le restrizioni per le rivolte del 15 Ottobre 2011 a Roma.
A breve aggiornamenti.
SOLIDARIETA’ PER CIGA!

UN CONTRIBUTO IN MERITO ALLA RIFLESSIONE SULLA CLANDESTINITA'

Fonte
Ravvivando il fuoco del nostro cuore anarchico… Sulla repressione, clandestinità, solidarietà e lotta. Da un punto di vista anarchico abbiamo ritenuto di riflettere su come negli ultimi anni alcuni/e compagni/e hanno affrontato la clandestinità e come l’ignoranza e il silenzio ha reso difficile la comprensione del contesto della questione.
Ci interessa condividere alcune riflessioni, cercando di fornire una visione più globale del tema e allo stesso tempo inviare forza e ammiccare ai nostri fratelli e alle nostre sorelle in fuga, come un gesto d’amore nel mezzo della guerra.
É giusto intendere che ci sono due tipi di clandestinità, una la si sceglie volontariamente e una è una scelta forzata dovuta a determinati movimenti repressivi. É anche necessario evidenziare che esiste una differenza nell’essere in clandestinità e vivere in clandestinità. Da un lato c’è il fuggire dal controllo e dai pedinamenti della polizia per poter realizzare una determinata azione, in una sorta di “sparizione momentanea” agli occhi del potere e dall’altro c’è lo stravolgimento completo di una vita in costante fuga dall’ingranaggio repressivo.
Quando lo scenario è una vita forzatamente clandestina, è imprescindibile che si distrugga il mito e la costruzione semplicistica e propagandistica che associa la clandestinità a una specie di vittoria e trionfo collettivo. Questa attitudine fomenta l’aria trionfalista, idealizza come vittoria uno scenario di costante conflitto e contraddizione quale è la clandestinità. Semplificando tutte le analisi in una massima, essere profughi/e è una sorte di successo davanti al potere. Il problema di questa attitudine è che il fossilizzarsi su questa supposta “vittoria” non analizza la reale dimensione dello scenario di conflitto e diffonde discorsi superflui, propagandando comportamenti leggeri e frivoli, completamente inadeguati a quanto occorre in realtà. D’altra parte, ritenere che chiunque sia libero è una vittoria comporta che l’arresto di un/a compagno/a è una disfatta e per questo i/le prigionieri/e sono perduti. Questa visione sbagliata non solo fiacca la lotta ma immobilizza l’agire e i cortei solidali, facendo si che la prigione divori i/le compagni/e.
L’associazione della clandestinità a una vittoria carnevalesca, attorniata da un’aura di felicità, idealizza uno scenario di lotta e commette l’errore di identificarla come un bilancio generale di lotta. In altre parole, mitizza e perde di vista la difficoltà del contesto. É riduttivo stabilire che c’è una vittoria nella clandestinità, perché di certo se c’è una vittoria, questa c’è solo quando un/a clandestino/a, prigioniero/a o fuggitivo/a riesce a continuare a lottare nonostante le avversità, quando continua ad essere parte ATTIVA del contesto di lotta contro il potere. Non c’è vittoria nel furto di una vita, non c’è vittoria in quelle circostanze dove ci si auto incarcera nella speranza che diminuisca la pressione della polizia. Non c’è vittoria nell’incomunicabilità e nell’isolamento.
Sembra che molta gente ignori (o preferisca farlo) che troppo spesso un/a clandestino/a si sente completamente inseguito e sono davvero pochi i momenti dove può sentirsi libero. Vittoria significa non sottomettersi, nonostante lo scenario sfavorevole, mantenendo alto lo spirito di lotta. Talvolta il motore che ci spingerà a continuare a restare in piedi sarà la rabbia, nel suo stadio più puro, altre la vendetta o la necessità di affrontare il dolore con dignità e in altre situazioni incontreremo la forza nell’allegria e nell’orgoglio di capire che possiamo sempre superare le difficoltà, anche quando non si scompare del tutto. Si può sempre utilizzare la meccanica e le mosse della repressione. Comprendendolo, cresciamo come giganti davanti a chi cerca di rinchiuderci.
Nel caso della clandestinità, questa vittoria è individuale, è ciò di cui vive la sfida di fuggire costantemente e il non crollare per i colpi. Chiaramente la collettività e i solidali possono aiutare il/la compagno/a che affronta tale sfida, ma ciò non è possibile nella misura in cui i/le solidali/e non capiscono che la clandestinità è il furto della vita di un/a compagno/a e che per questa urgenza ha dovuto attuare una scelta permanente. Per lo stesso motivo per il quale va compresa l’urgenza di solidarizzare è necessario distruggere il mito della “baldoria clandestina”, che tornerà utile all’opuscolo poco approfondito, ma che in nessun modo aiuta chi è in fuga, né invia forza, visto termina assomigliando più che altro ad uno sputo in faccia.
Pertanto la solidarietà si muove lungo due assi simultanei e complementari. Da una parte c’è la dimensione materiale (sicurezza, alloggio, cibo) e dall’altra la dimensione morale di chi fugge. Entrambe si completano e generano il carattere totale della solidarietà. Evidentemente ci sono situazioni e necessità non alla portata di tutti/e i/le compagni/e, per questioni di sicurezza, ma tutti/e siamo chiamati/e a risollevare il morale di chi è in fuga. Inoltre vale far notare che non tutti/e i/le clandestini/e rivendicano apertamente il contesto di conflitto che attraversano e rispettare tale scelta è fondamentale per non intaccare l’attitudine con la quale il/la compagno/a sta affrontando la sua clandestinità. Non ci può essere il vasto contesto di compagni/e che impongono di parlare o tacere a un/a clandestino/a, cosi l’autonomia smette di essere uno slogan vuoto e si concretizza.
Allo stesso modo, quando si alza una voce clandestina, il contesto di lotta non può più per alcun motivo mettere a tacere o rendere invisibili i/le compagni/e, va fatto solo nel caso in cui emergano miserie e codardie personali. L’invito è di non farci abbagliare subito dalla felicità di sapere una gabbia vuota, meno slogan superflui e più azione solidale. Ci rallegriamo per ogni compagno/a che non riescono a prendere, perché sfugge ad un’azione repressiva, però ci rendiamo conto che questo è solo il primo passo di una battaglia grande e difficile, che esige meno frasi fatte e più gesti concreti.
Un sincero abbraccio pieno di forza a Diego Rios, Felicity Rider e ai/lle perseguitati/e di ogni dove, anche quando le loro voci non si fanno sentire. La nostra lotta comunque vi considera…
Solidarietà rivoluzionaria, attiva e permanente.
24 Giugno 2013

ALL'IMPROVVISO, OVUNQUE, SPESSO: IN VISTA DEL PROCESSO PER LE RIVOLTE DEL 15 OTTOBRE



  La nostra rivolta la loro paura

Se non fosse per la rivolta e per quei gesti liberatori degli sfruttati, dei lavoratori, giovani, uomini e donne che per generazioni con coraggio hanno alzato la testa e afferrato forconi e picconi, abbracciato armi e costruito barricate contro la prepotenza degli sfruttatori e degli oppressori, contro le tirannie del mondo intero, se non fosse per quei gesti, oggi, sentiremmo ancora la stretta e il peso della catena della schiavitù.

Chi continua a governarci questo lo sa, e non a caso per mass-media e pubblicità rivoluzionario diventa un nuovo modello di macchina, ribelle un nuovo taglio di capelli, mentre le reali espressioni di rivolta vengono chiamate espressioni di disagio, di rabbia e violenza insensata o atti teppistici, ma mai rivolte!

Storpiano e cambiano il senso delle parole per sminuirne, quando non le trasformano completamente o quando fanno finta che queste non esistano, l'importanza rivendicativa di chi si solleva, per poter meglio reprimere, scollegando le situazioni dalla marea dello scontento collettivo che vive tutta l'Italia.

Parlano di teppismo, di disagio ogni volta che qualcuno scende in strada contro questo sistema di sfruttamento, contro questo capitalismo e la sua crisi che rende giorno dopo giorno le nostre condizioni di vita sempre più insopportabili.

Parlavano di disagiati e teppisti a Genova nel 2001 quando hanno sparato e ucciso perché dal mondo intero con canti di gioia e urli di rabbia, con colorati balli e lanci di molotov si sono trovati, in una città blindata da eserciti, per tirare giù dalle loro poltrone i tiranni della fame, delle guerre, i tiranni della terra.

Le stesse parole non sono mancate neanche per la rivolta del 15 ottobre 2011 a Roma, quando di nuovo una buona fetta di questo paese era scesa in strada contro le politiche e la loro austerità.

Migliaia di persone scese in piazza, ognuno con la propria motivazione ma tanti uniti dallo stesso spirito e accumunati dalla stessa rabbia, la rabbia contro chi ci governa, contro i politici e il loro parassitismo, gli unici a essere responsabili dal continuo peggioramento delle nostre vite, rabbia contro i datori di lavoro e lo sfruttamento del lavoro, contro la miseria salariata, rabbia contro gli strozzini delle banche, rabbia contro gli sbirri e militari che invadono le nostre strade e città rendendo questo paese un paese in guerra, rabbia contro sbirri e militari che impongono e difendono gli interessi di tutti questi sciacalli, rabbia contro le grandi opere statali che avvelenano e cementificano le nostre vite, rabbia e schifo verso questo sistema.

Ora per la rivolta di quel giorno diversi compagni che si trovano con varie misure cautelari accusati di devastazione e saccheggio hanno bisogno del nostro sostegno per vederli liberi al più presto.

solidarietà agli indagati e condannati

contro l'applicazione del reato di “devastazione e saccheggio”

tutti liberi

al vostro potere opponiamo il nostro volere

guardiamo oltre gli orizzonti e costruiamo altri mondi



25 giugno 2013

AGGIORNAMENTO SUI/LLE COMPAGN* ARRESTAT* A BARCELLONA

La scorsa settimana 5 anarchici sono stati arrestati nella provincia di Barcellona e trasferiti in varie prigioni. Fino a questo punto, erano stati nella prigione di Soto del Real (Madrid) in carcerazione preprocessuale a causa del “rischio di fuga” in regime di FIES3, come stabilito dal giudice Pedraz, che ha in mano il caso.
Negli ultimi giorni, sono stati trasferiti:
Yolanda al C.P. Madrid V, Soto del Real
Silvia al C.P. Madrid VII, Estremera
Juan al C.P. Madrid II, Alcalà Meco
Jose Carlos al C.P- Madrid VI, Aranjuez
Xavis al C.P. Madrid IV, Navalcarnero.
Tutti restano in regime di FIES3.
Riguardo alle procedure giudiziarie, gli avvocati (di fiducia) hanno fatto appello contro l’ordine di custodia preprocessuale e aspettano l’esito. I colloqui con i familiari, che già sono andati nelle nuove destinazioni, hanno aiutato molto l’umore dei compagni. In più, pacchi con vestiti e effetti personali sono stati inviati, cosi come depositi settimanali per aiutarli con le spese (il carcere impone un massimo di spesa mensile di 30 euro).
Se volete e potete contribuire economicamente per supportare a coprire le spese dei compagni e delle loro famiglie (spesa interna, vestiario, soldi per andare a colloquio, ecc) potete fare un versamento al seguente conto:
2038 9252 63 3000365109 (Bankia).
Questo conto è stato aperto a tale fine, e la sua gestione è completamente affidabile (è stato aperto presso Bankia dato che ha molte filiali e non ci sono commissioni per depositi nazionali ed esteri).
Ci sono varie eventi benefit in diverse città cosi come molte azioni solidali. Inoltre, ci sarà un corteo solidale nella serata del 21 Giugno, e si richiede massima diffusione della notizia. Il nostro intento è di realizzare azioni simultanee in diverse città, in Spagna e all’estero.

24 giugno 2013

25 GIUGNO: GIU' MURA GIU' BOX


MARTEDI' 25 GIUGNO

DALLE ORE 18:00
ALLE 20:30

                                      Musica e solidarità contro tutte le gabbie.
Si parte sotto al maschile x spostarsi e finire sotto al femminile.

Per contatti:
GIU' MURA GIU' BOX
MBE 22  -  c.so diaz 51  -  47121  Forlì

BRISTOL: CELLULA DI SOLIDARIETA' SENZA CONFINI/FAI INCENDIA 6 VEICOLI UKBA E DANNEGGIA VEICOLI TASCOR

22 Giugno 2013
Nascosto all’interno di un tranquillo parco commerciale a Portishead, poco fuori Bristol, c’è l’ufficio di UK Border Agency nel quale lavora una squadra anti immigrazione lavora con la polizia, con annessi raid nella zona di sud ovest. Nella notte tra giovedi e venerdi abbiamo appiccato incendi che hanno causato (con la morte dell’anarchico Carlo Giuliani durante gli scontri con la polizia nel G8 di 12 anni fa ancora fresca nella nostra mente) danni all’edificio e la distruzione di 6 veicoli li parcheggiati – 3 auto, 2 furgoni (conosciuti per essere usati per catturare famiglie di immigrati) ed 1 furgone grande. I mercenari dei confini del regime attirano il nostro più totale disprezzo come vale per la polizia, e ora questa propaggine armata dello stato ha capito che noi siamo vicini e non ci fermiamo.
Un paio di settimane fa, a mezzogiorno del 2 Giugno al deposito Tascor nella zona commerciale di Cribbs Causeway/Patchway, 2 minibus con i finestrini forniti di sbarre hanno subito la rottura dei parabrezza e molteplici ammaccature sulla carrozzeria. Tascor (ex Reliance Secure Task Management) lavora per la Agency Border e Border Force per “scortare” i detenuti tra le prigioni per migranti al fine di deportarli, utilizzando la violenza impunita che la loro posizione gli fornisce come durante i recenti allontanamenti forzati di Marius Betondi e Raul Ally, ed è anche il più grande fornitore privato di questo “servizio” in tutto il mondo (avendo preso l’incarico nel regno Unito dal Group 4 Security nel 2011). Inoltre hanno locali di permanenza e strutture di permanenza breve in tutto il regno unito cosi come nei confini inglesi a Calais e Coquelles, in Francia.
Il capitalismo trae grande profitto dall’economico lavoro degli immigrati, inclusi gli “illegali” che sono ancora più vulnerabili al ricatto dei padroni. Lo stato criminalizza quelli considerati non produttivi, utilizzando il viscido nazionalismo per dividere ulteriormente gli sfruttati (come la recente ondata di odio contro chiunque sembri “musulmano”) e vincere le elezioni. Gli immigrati “fortunati” arrivano nelle baracche dell’alienata società occidentale e vengono messi in competizioni con altri poveri, gli “sfortunati” o improduttivi nelle prigioni di deportazione, in entrambi i casi sottomessi dalla paura e della politiche razziste. Comunque questa tratta di corpi non va sempre come pianificato: scioperi della fame di massa nelle prigioni tedesche e forti scontri nelle strade della Svezia sono i recenti segnali di rifiuto di sottomettersi a un tale degrado.
Non vogliamo un mondo dove la tirannia dei burocrati dell’immigrazione possa fare la differenza tra la vita e la morte, e gli unici esseri sono caratterizzati e catalogati per fornire il massimo profitto e la subordinazione da tutti noi. Non vogliamo la vergogna di ogni movimento sezionato per il controllo e la reclusione, ai confini, o nei centri, nella scuola o a lavoro. La leggenda è che “noi” siamo fortunati a vivere qui, sotto il totalitarismo democratico in gabbie confortevoli e scappatoie tecnologiche per fuggire dalla realtà. Ma nei fatti siamo circondati da depressione, divisioni di benessere, razza e genere, privati di ogni autosufficienza basata sulla terra e alle dipendenza della vera macchina che odiamo.
Questa è attivata solo dallo sfruttamento rampante qui e largamente nei paesi che i migranti hanno lasciato, creando un disgustoso circolo così come la civilizzazione in distruzione consuma tutto sul suo cammino. Vogliamo demolire il mito che c’è un buon posto dove essere nel sistema globale della miseria interconnessa.
La nostra lotta è lontana dagli appelli alla (re)integrazione pacifica degli “illegali” in questa società senza volto. Inoltre non vogliamo essere gli avvocati di gruppi omogenei di immigrati, né santificarli a causa della loro specifica oppressione. Al posto di un’astratta carità umanitaria, cerchiamo l’affinità ribelle che si può trovare con gli immigrati che forse vogliono qualcosa di più di un regime diverso, che vogliono distruggere le frontiere, ferire le guardie e distruggere le prigioni dal Mediterraneo all’Australia; che si può trovare nei cuori di quelli che si auto-organizzano, con o senza complici.
I confini sono solo un’espressione concreta dell’attuale ordine dominante, in un mondo di divisioni fisiche e psicologiche, di mura che segregano popoli, classi e fantasie. Il nostro attacco porta le basi di un altro mondo. Dove ogni creatura è libera di muoversi come crede. La nostra solidarietà senza confini brucia come le nostre fiamme per le persone in lotta per una vita senza catene, per Gabriel Pombo da Silva, i prigionieri membri della CCF, i compagni indagati in Belgio, Marco Camenisch, Henry Zagarrundo, gli anarchici detenuti in Italia e Danimarca, i criminali dignitosi, i fuggitivi fuorilegge, gli immigrati ribelli e gli altri renitenti della società che armano la loro rabbia per combattere per la liberazione.
Vogliamo considerare questo come un nostro regalo alla UK Border Agency, che in futuro dovrebbe essere rinominata – come se non fosse sempre lo “stesso lavoro”, “negli stessi posti”, “con la stessa missione”. Sappiamo che il loro stesso regime di sfruttamento continuerà più adattato e integrato, cosi come la nostra guerra è perpetuamente contro tutte le forme di classificazione e controllo che cercano di impedire il libero movimento e la vita selvaggia sulla Terra. Nulla è finito, tutto continua.
Cellula Solidarietà senza confini (Federazione Anarchica Informale)

JERRY RESISTS GRAND JURY - INQUISIZIONE AMERICANA



Nel magico mondo del capitalismo statunitense, tra i molteplici apparati 
repressivi, brilla per subdola concezione quello del Grand Jury: un 
tribunale che non porta a giudizio soggetti supposti aver commesso 
reati, ma finalizzato piuttosto a estorcere informazioni. Sottrarsi alla 
sua formula inquisitoria, con l’unica modalità possibile, cioè il 
silenzio assoluto, significa rischiare la prigione. Ci siamo fatti 
raccontare da una compagna statunitense come funziona questa speciale 
corte e la vicenda di Jerry Koch, attualmente nelle prigioni federali 
per il suo rifiuto di collaborare.


http://www.radiocane.info/jerry-resists-grand-jury-inquisizione-americana/

20 giugno 2013

EX-CUEM RESISTE - MANIFESTO IN SOLIDARIETA'

Riceviamo e diffondiamo:
 


SE LA RESISTENZA E' UN REATO, SIAMO TUTTI RECIDIVI


Questa mattina (19 giugno 2013) 7 fra compagni e compagne sono stati 
messi agli arresti domiciliari e altri 3 sono stati perquisiti e 
accompagnati in Questura a Milano. In più dalla stampa e dai fogliacci 
della questura si apprende che altre 30 persone sarebbero in corso di 
identificazione per concorso materiale e morale.Un'operazione,quindi, 
che riguarderebbe più di una quarantina di compagni con un dispiegamento 
di forze non indifferente.
A fronte di tale ferocia reati e imputazioni “normali”: resistenza 
aggravata a pubblico ufficiale e oltraggio. Normali perché oramai sempre 
più manifestazioni giungono a momenti di tensione con i cani da guardia 
del potere, perché sempre più frequentemente si decide di resistere alla 
violenza di Stato, perché sempre più persone potrebbero condividere 
queste azioni di resistenza e sentire la necessità di ribellarsi.
Diventa così impellente, da parte di chi vuole difendere lo status 
quo,colpire subitamente chi si organizza per resistere, chi si mette in 
gioco in prima persona per un cambiamento radicale dell'esistente.
Uno spazio libero e autogestito in una università sempre più legata al 
profitto, sempre più collusa e funzionale alle imprese è una spina nel 
fianco per l'anno accademico e al suo normale e triste svolgimento.
Una valle che si ostina a non subire le decisioni e il voler di Stato in 
nome del dio denaro viene militarizzata e colpita perché questo non può 
lasciare che una porzione di territorio decida da sé.
I lavoratori che prendono coscienza della loro condizione di sfruttati e 
iniziano a lottare contro le lobbies delle cooperative vengono puniti 
esemplarmente per smorzare ogni velleità di ribellione.
Chi trova la forza per resistere agli sfratti, creando reti di 
solidarietà e organizzandosi per tenersi la propria casa, viene represso 
per impedire la diffusione di una pratica che metterebbe in discussione 
il mercato del mattone e la legittimità del potere costituito.
Chi porta solidarietà agli internati nei CIE viene arrestato e bollato 
come isolato provocatore, perché per lo Stato la solidarietà con i 
detenuti dei CIE e delle galere, negli anni in cui le porte delle gabbie 
si aprono sempre più spesso per gli esclusi di questa società, deve 
rimanere una pratica marginale e controllabile.
Ci rinchiudono per aver resistito. Siamo fieri di averlo fatto. Se 
resistere è un reato, siamo tutti recidivi.
Facciamo un appello a tutti coloro che in questo momento sono sotto 
attacco a non arrendersi, ad alzare la testa, perché anche se per ora ci 
hanno tolto i nostri compagni, la battaglia non è finita: per loro e per 
chi lotta senza paura, diffondiamo la solidarietà.

Inquisiti,solidali e complici del Saronnese
Anarchiche e Anarchici del Varesotto
UltimiMohicani
Kinesis


CHE L'HARDCORE ALIMENTI IL CONFLITTO! MATINEE T.A.Z. ANTIREPRESSIONE 23 GIUGNO



DOMENICA 23 GIUGNO 2013 - dalle h.15.00
Parco via San Dionigi, Milano
Primo parchetto a destra venendo dal centro in Via San Dionigi a Milano (Zona corvetto)
M3 (LINE GIALLA) LINEE 95, 84, 77 E 93!

Che l'hardcore alimenti il conflitto!! La T.A.Z. programmata per domenica e in seguito annullata CI SARà COMUNQUE!!
Ancora più forti di ieri dobbiamo rispondere agli arresti di 7 compagni attivi a Milano. Per tutti loro, contro la repressione, per far si che la parola RESISTENZA non sia il nome con cui loro chiamano un reato.

CONCERTO DALLE 16.00 con:

ESSERE, HARDCORE MILANO
WARPATH, CRUST MILANO
CORPSE, POWERVIOLENCE MILANO
PSYCO FELLOWSHIP, POST HC MILANO
... presto nuove conferme!

REPRESSIONE E OPERAZIONE GIUDIZIARIA PER LO SGOMBERO DELL'EX-CUEM

Questa mattina a Milano è scattata un'operazione giudiziaria nei confronti di dieci studenti accusati di resistenza, danneggiamento e travisamento; per 7 di loro sono stati disposti gli arresti domiciliari, altri 3 sono indagati a piede libero.
Le accuse si riferiscono ai fatti del 6 maggio scorso, quando la polizia fece irruzione all'interno dell'università Statale per impedire agli studenti di occupare un'aula in seguito allo sgombero dell'ex Cuem libreria autogestita, spazio di aggregazione e di lotta devastato e sgomberato poche ore prima per ordine della governance universitaria.
Gli studenti, determinati nel difendere i propri spazi all'interno dell'ateneo e decisi a non tollerare la presenza della polizia nell'università, erano stati caricati più volte fino ad essere spinti brutalmente verso l'ingresso. L'intimidazione non impedì peraltro agli studenti di riappropriarsi dell'ex Cuem il giorno successivo dopo un partecipato corteo per le vie di Milano.
A poco più di un mese di distanza arriva la risposta repressiva contro chi decise di resistere in difesa di uno spazio sottratto all'abbandono e restituito all'autogestione e ai bisogni degli studenti: agli arrestati di questa mattina va quindi la nostra solidarietà.
Per le 12 è stato convocato un appuntamento all'ex Cuem per decidere come organizzare la risposta a questa operazione; successivamente è stato rilasciato questo comunicato:
Mercoledì 19 giugno alle 6 di mattina la polizia si è presentata nelle case di dieci ragazzi e ragazze per i fatti del 6 maggio. Sette di loro sono agli arresti domiciliari, tre indagati a piedelibero. Le accuse sono resistenza, danneggiamento e travisamento.
Quei giorni li ricordiamo tutti. Il rettore Gianluca Vago decise di sgomberare e distruggere gli spazi della libreriaEx-Cuem. Ci fu subito una reazione: un'assemblea molto partecipata decise di occupare un'auletta inutilizzata all'interno dell'università per proseguire con il progetto della libreria. La polizia autorizzata dal rettore Vago non si fece scrupoli a caricare gli studenti, i solidali e chi in quel momento si trovava nei pressi dell'auletta occupata per sgomberarla.
Nei giorni seguenti ci fu una grossa mobilitazione con cortei in città, fu impedito l'ingresso della polizia nell'ateneo e furono ri-occupati gli spazi della libreria. Allo stesso tempo altre esperienze universitarie si sono mobilitate in tutta Italia: anche a Napoli gli studenti sono stati caricati in piazza, sia dai fascisti che dalla polizia; a Bologna è stato occupato il rettorato; a Roma si sono verificate diverse azioni di solidarietà.
Da quel momento, nonostante l'ostilità e il silenzio dei professori, l'Ex Cuem è stata ricostruita ed è tornata a vivere.
La difesa dell'Ex-Cuem non è una battaglia isolata. Gli attacchi polizieschi e dell'amministrazione universitaria rivolti contro la libreria seguono le stesse modalità che vediamo tutti i giorni in Val Susa, le stesse che hanno portato alle rivolte per Gezi Park a Istanbul e in tutta la Turchia o alla cacciata della polizia a Bologna durante un'assemblea in piazza; le stesse modalità con cui ogni giorno vengono sfrattate le famiglie che non riescono a pagare l'affitto, le stesse con cui la polizia decide di sgomberare chi si organizza e vive in collettività in spazi che sarebbero altrimenti vuoti.
I fermi, gli arresti e le misure cautelari non rappresentano altro che il becero tentativo di fermare un'unica grande lotta che si diffonde e contagia tutti i luoghi in cui l'autorganizzazione a partire dai propri bisogni diviene una bandiera e un'irrinunciabile strumento di lotta.
E' con gioia e orgoglio che affermiamo che ogni sforzo su questo piano è stato e sempre sarà vano: la consapevolezza del forte legame e dei progetti che tengono unite le nostre battaglie va di pari passo con i legami che abbiamo stretto all'interno della Libreria in un anno di occupazione, così come tra i boschi della Valle o con le famiglie degli sfrattati. La solidarietà è la nostra arma più forte e non esiste arresto che possa minare le sue basi. E' per questo motivo che a difendere l'Ex-Cuem non c'erano solo i suoi occupanti e gli studenti della Statale, ma anche compagni e compagne e tutti i solidali che si riconoscono in questa lotta.
Ci rinchiudono per aver resistito. Siamo fieri di averlo fatto, siamo in un momento storico in cui il termine resistenza assume un valore per noi totalmente positivo.
Se resistere è un reato, siamo tutti recidivi.
Facciamo un appello a tutti coloro che in questo momento sono sotto attacco a non arrendersi, ad alzare la testa, perché anche se per ora ci hanno tolto i nostri compagni, la battaglia non è finita: per loro e per chi lotta senza paura, diffondiamo la solidarietà.
DOVE DISTRUGGONO RICOSTRUIAMO.
QUANDO SGOMBERANO RIOCCUPIAMO.
QUANDO CARICANO RESISTIAMO.
QUANDO ARRESTANO NON PENSATE DI DIVIDERCI, DIVENTIAMO ANCORA PIU' FORTI.
CLARA,GRAZIANO, PASCA, FRA, ENRICO, TOFFO E MICH LIBER* SUBITO!
#standup4excuem