24 febbraio 2015

23 febbraio 2015

SENZA CASA NON CI STO!

riceviamo e diffondiamo:


 11 BUONI MOTIVI PER ANDARE AD OCCUPARE:

1-perchè il mutuo è come il canone della rai: quando paghi la prima rata non finisci mai!
2-perchè anche quando saremo morti non avremo finito di pagare i contributi! 
3-perchè non è possibile aspettare al freddo delle inutili votazioni di politici bravi solo a sfrattare da case che rimarranno vuote e fredde
4-perchè non serve avere un padrone di casa, un padrone al parlamento, un padrone sul lavoro, un padrone nei sindacati ma serve invece impadronirsi delle nostre vite. 
5-perchè non vediamo il senso di andare a lavorare 36 ore al giorno per comprarsi la macchina per andare a lavorare!
6-perchè è bello poter occupare il proprio tempo con i propri vicini  invece che spenderlo tutto in affannose relazioni con amministratori, assistenti sociali, banchieri, assicuratori e impiegati comunali che sono lì ad assillarci per finire il turno per potersi pagare l'auto con cui il giorno dopo torneranno ad assillarci!
7-perchè a 40 anni non vogliamo essere ancora a casa con la mamma anche se la mamma è sempre la mamma!
8-perchè è più importante un parco giochi in più e una famiglia in strada in meno piuttosto che nuovi cantieri per costruire nuove case vuote!
9-perchè le case senza persone sono fredde e le persone senza casa hanno freddo
10-perchè la casa è di chi l' abita e non di chi la tiene vuota 
11-Perchè la parola magica per aprire la grotta dei P/Ladroni è occupazione

i/le nuovi/e occupanti di Viale Venezia, 22
alias i pirati in gondola

L'ironia è sempre stata rivoluzionaria!

Per chi ne avesse la disponibilità, sono ben accette:
-pentole e coperchi
-cuscini e coperte
-lenzuola e federe
-tende
-asciugamani
-lavatrice e frigorifero
-tavoli
-comodini e lampade
-piatti
-tovaglie e stracci
-cestini
-mestoli e moke
-ciotole
-armadi
-mensole
-tappeti

19 febbraio 2015

RADIOCANE: RITORNO A CREMONA

riceviamo e diffondiamo:

A qualche settimana dall’aggressione fascista contro il centro sociale Dordoni (col grave ferimento di Emilio) e dal corteo del 24 gennaio 2015, ritorniamo con alcuni compagni del Kavarna su quelle giornate e sulle minacciate ritorsioni ai danni delle realtà antagoniste di Cremona.

ascolta:

http://www.radiocane.info/ritorno-cremona/

TORINO: RETATE ANTIMIGRANTI E UNA COMPAGNA ARRESTATA

da macerie
Con una cadenza sempre più fitta e con modalità sempre più violente continuano i controlli e le retate in Aurora, in particolare in corso Giulio Cesare all’altezza di corso Brescia e dei giardini ex-Gft. E ieri toccava ai Carabinieri mostrare i muscoli. Intorno alle dieci di sera alcune gazzelle sono piombate in zona e hanno cominciato a fermare e perquisire i passanti di evidente origine straniera. Senza tanti complimenti e senza neanche chiedere i documenti, semplicemente sbattendoli contro il muro. Il quartiere è piccolo e le voci corrono e ovviamente nel giro di poco sul posto è arrivato qualche solidale che ha provato protestare per riportare i militi alla calma. Ma i solidali erano pochi, e i Carabinieri particolarmente esagitati, e così il controllo contro i passanti si interrompe per trasformarsi nel fermo di chi protestava. In mezzo una compagna molto conosciuta in zona, Manuela, che viene aggredita e portata via dopo essersi rifiutata di farsi identificare.

Da quel che si è potuto scoprire ha passato la notte in stato di arresto in cella di sicurezza non si sa in quale caserma dell’Arma della città e verrà processata per direttissima tra oggi e domani. Appena avremo notizie più dettagliate vi aggiorneremo.

ALFREDO IN ISOLAMENTO E PROTESTE AS2 A FERRARA

Fonte
da crocenera
Da telefonata odierna con uno dei compagni imprigionati nella sezione di Alta Sorveglianza del carcere di Ferrara, veniamo a sapere che Alfredo è stato posto in isolamento, in seguito a un alterco con una guardia. L'isolamento punitivo, 14bis o.p., è stato posto in essere due giorni fa e un altro compagno della sezione ha ricevuto un rapporto disciplinare, sempre per lo stesso episodio. Da allora gli altri prigionieri della sezione AS stanno protestando e intendono proseguire fino a quando verrà sospeso l'isolamento di Alfredo. Nei prossimi giorni seguiranno informazioni più precise sulla protesta in corso e sulle condizioni di isolamento di Alfredo.

Solidarietà con tutti prigionieri in lotta!

Per scrivere ai compagni:

Alfredo Cospito, Nicola Gai, Adriano Antonacci, Michele Fabiani, Lucio Alberti, Francesco Sala, Graziano Mazzarelli

Casa di Reclusione
via Arginone 327
44122 Ferrara (FE)

aggiornamento 13 febbraio:

Da telefonata del 13 febbraio con uno dei compagni imprigionati nella sezione di Alta Sorveglianza del carcere di Ferrara, veniamo a sapere che Alfredo è stato posto in isolamento, in seguito a un alterco con una guardia. L'isolamento punitivo, 14bis o.p., è stato posto in essere due giorni fa e un altro compagno della sezione ha ricevuto un rapporto disciplinare, sempre per lo stesso episodio.Gli altri prigionieri della sezione AS  hanno protestato contro quanto avvenuto e intendono proseguire fino a quando non  verrà sospeso l'isolamento di Alfredo.

14 febbraio- Alfredo è stato da subito portato in altra sezione del carcere, non ha contatti quindi con altri prigionieri, ne della sezione AS ne di altre sezioni.Gli altri compagni della sezione speciale hanno la socialità sospesa e permangono i divieti d'incontro.

aggiornamento 17 febbraio:

In seguito a colloqui avvenuti con i compagni in carcere
apprendiamo che Alfredo da venerdì scorso si trova in un’altra sezione a
scontare 15 giorni di isolamento, come sanzione disciplinare interna al
carcere dopo un alterco con una guardia. Sia lui che Graziano, hanno
avuto rapporto disciplinare per gli stessi fatti, in base a cui entrambi
si vedranno ridotti di quarantacinque giorni i conteggi sulla
liberazione anticipata (l’ordinamento penitenziario nazionale prevede 45
giorni di sconto automatico ogni semestre di pena scontata, non su
richiesta dei prigionieri ma di prassi, anche nei casi di detenzione in
regime speciale, d’altra parte ogni rapporto disciplinare si tramuta in
processi interni all’amministrazione carceraria che vano a ridurre i
suddetti giorni di liberazione anticipata).

I prigionieri ristretti
in AS2 (Adriano, Graziano, Lucio, Francesco, Michele, Nicola) in questi
giorni stanno effettuando proteste per il ripristino della socialità
perduta e contro il trasferimento. Seguiranno aggiornamenti.

RADIOCANE: SOGNARE PECORE ELETTRICE - LE FRONTIERE DEL TECNOMONDO


riceviamo e diffondiamo:

Quali sono le più inquietanti frontiere dell’attuale ricerca tecnologica? Quale soglia si sta varcando grazie alla convergenza tra nanotecnologia, biotecnologia e informatica? Quale fisionomia assume il paradigma del potere in virtù della triade controllo-sorveglianza-costrizione?
Abbiamo posto queste domande ai compagni francesi di Pièce et main d’oeuvre che da anni conducono inchieste sulla ricerca a Grenoble, punta di diamante nel settore della sperimentazione tecnologica in Francia.

ascolta:



BERGAMO: VIALE VENEZIA 22 - MATERIALE NECESSARIO

Riceviamo e diffondiamo:
Nuova occupazione abitativa in viale venezia 22... dopo una settimana le stanze iniziano a prendere forma e l'appartamento riprende nuova vita..
Materiale necessario: frigorifero, pentole, lenzuola, coperte e tende!
I pirati itineranti di Viale Venezia 22




10 febbraio 2015

PROCESSO A BILLY, SILVIA E COSTA SI AVVICINA: RILANCIAMO LA LOTTA ALLE NOCIVITA'


riceviamo e diffondiamo:

IL PROCESSO A BILLY SILVIA COSTA SI AVVICINA: 
RILANCIAMO LA LOTTA ALLE NOCIVITA’

Sono passati quasi cinque anni dal nostro arresto in Svizzera, quando ad un posto di blocco sul passo dell'Albis, nel Canton Zurigo, venne rinvenuto nell'auto su cui viaggiavamo dell'esplosivo, alcune bombole di gas propano, taniche di benzina e diverse copie di uno scritto rivendicativo a firma Earth Liberation Front Switzerland. Obiettivo dell'attacco rivendicato negli scritti era il "Binning and Rohrer Nanotechology Center", una struttura allora in costruzione, di proprietà dell' IBM e in collaborazione con l'ETH, il Politecnico federale di Zurigo.
Il processo si tenne un anno e mezzo dopo il nostro arresto con tre accuse a nostro carico: atti preparatori punibili di incendio intenzionale; occultamento e trasporto di materie esplosive; commercio non autorizzato (importazione) di esplosivi. Le richieste di pena formulate dal procuratore federale Hansjörg Stadler, tra i 3 anni e 4 mesi e i 3 anni e 8 mesi vennero ampiamente accolte dal giudice federale Walter Wütrich, la quale corte confermò tutti i capi d'accusa ad eccezione del traffico (importazione) illecito di esplosivi, accusa dalla quale fummo assolti. 
Parallelamente, la procura di Torino aveva da subito dato avvio ad un'indagine a tutto tondo intorno alle cartucce di esplosivo che gli svizzeri ci trovarono addosso, con l'obbiettivo di poterne determinare la provenienza. Ad indagine conclusa, le accuse a nostro carico ipotizzate dal pm Enrico Arnaldi Di Balme, sono pure tre: atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, detenzione e trasporto in luogo pubblico di esplosivi e ricettazione per l'esplosivo, accuse tutte aggravate dalla finalità di terrorismo.

In questi 5 anni passati, la nostra analisi del presente ha solo continuato a confermarsi e, conseguentemente, il nostro sentire anarchico ed ecologista non ha potuto che rafforzarsi. Le nano - biotecnologie sono gli ultimi sentieri battuti dalla corsa del sistema capitalista tecno-industriale al saccheggio e alla devastazione della Terra. Sentieri che, come tutti quelli precedenti (si pensi all'era dell'industrializzazione), presentano come miracoli cio' che, possiamo facilmente immaginare, in futuro è destinato a trasformarsi in incubo. 
Tecnologie che nascono dal cambio di visione del mondo che l'era informatica ha portato con se, soppiantando la visione meccanicista delle leve e degli ingranaggi con una visione matematica fatta di bits d'informazione in cui la realta' tutta deve poter rientrare in un logaritmo. Una visione nuova che si e' affermata perche' meglio risponde alle esigenze del sistema. Affermandosi, ha schiuso alla scienza delle possibilità fino ad ora pressoche' inimmaginabili per adempiere a quel compito che i tempi e l'autofagia del sistema le richiedono con sempre piu' impellenza: riuscire ad appropiarsi di ogni cosa nell'universo per scomporla nei suoi piu piccoli, infinitesimali componenti, nei suoi "bits". Ovvero, arrivare ad ottenere una qualche unità di base universale, attraverso la quale gli scienziati possano ridurre tutto l'esistente ad un grado sufficiente d'interscambiabilita' ed equivalenza, affinchè in seguito, con l'ingegnerizzazione di questa nuova (perche prima inaccessibile) materia prima, ogni cosa di questo universo diventi fruibile alle necessità del dominio. Queste tecnologie sono dunque per il sistema un pilastro su cui rifondare i processi produttivi e di approvigionamento, fondamentali per la sua crescita. Una crescita che si vorrebbe senza fine in un pianeta saccheggiato già oltre ogni limite delle sue possibilità. E la convergenza delle scienze, cosi come con gli OGM, è l'ultima delle promesse di uno sviluppo che avrebbe dovuto risolvere la crisi ecologica a cui ci ha portati lo stesso progresso ecocida.

Come già detto in un precedente scritto, il "Binning and Rohrer Nanotechology Center" è stato reso operativo ed inaugurato pochi mesi prima del nostro processo in Svizzera. Da quasi tre anni a questa parte offre 950m2 di superficie alla collaborazione per la ricerca di base su nuovi materiali ed elementi di costruzione in scala nanometrica. Un luogo di ricerca che permetterà ai ricercatori, tanto di IBM che dell'ETH e di altri partner, di spingere la conoscenza, ma sopprattutto le possibilità di applicazione delle nanotecnologie, ben oltre, ma molto ben oltre, l'attuale impiego raggiunto tra cosmetici, pneumatici o spray nanotech. Cosi assicura il direttore della struttura, Matthias Kaiserswerth. Per noi, per quanto quelli di IBM o dell' ETH si vantino di avere tra le mani un laboratorio unico al mondo - e per certi aspetti hanno pure ragione - la realtà è che i luoghi dentro cui si sta spingendo l'ingegnerizzazione e la manipolazione del vivente e del pianeta sono molti e, soprattutto, sono un po' ovunque. Dai centri di ricerca delle multinazionali alle università, dai poli scientifici alle istituzioni di ricerca sovranazionali, un mondo che si muove in parallelo alla realtà che viviamo, e che sulla nostra testa progetta e costruisce il futuro che ci verrà imposto e i cui lineamenti già li abbiamo sotto gli occhi. Un mondo che ha un nome e un indirizzo.

Negli anni abbiamo sempre più sentito l'urgenza di provare a costruire lotte contro questo sviluppo, partendo proprio dalla comprensione della sua imprescindibilità per il sistema, oltre che per la nocività che gli sviluppi bio e nanotecnologici rappresentano. Nocività, e conviene chiarirlo, non in quanto danno alla salute umana, problema ambientale, ma in quanto rapporto tra potere e tecnologia che si traduce in rimodellamento\sostituzione\distruzione degli ecosistemi e del vivente. Un concetto di nocività ben più ampio e che si ricollega a filo diretto all'unica vera nocività rappresentata dal sistema stesso. Un'urgenza che continuiamo a sentire e per cui, davanti a questo salto in avanti che il sistema tecnologico ed industriale sta compiendo, rimaniamo convinti di come questa si debba tradurre in una critica necessariamente radicale e che non possa prescindere dal contesto sociale e economico, di cui queste nocività sono il prodotto e per cui sono necessarie. Critica che a sua volta sappia trasformare i fiumi d'inchiostro e le parole, necessarie per esprimerla e svilupparla, in lotta e azione diretta. Rimaniamo dunque ancora convinti/e della necessità di sviluppare lotte ecologiste radicali per contrastare questo sviluppo tecno-industriale mortifero, tracciando però come linea chiara quella di vedere nella lotta unicamente una reale possibilità per rimettere tutto in discussione, e non uno spazio in cui provare a ritagliarsi la propria parte nel teatrino politico o  per offrire alternative "eco-sostenibili" al sistema. 
Quello che vediamo è come i luoghi del potere tecno-scientifico si stiano decentralizzando e molecolarizzando in una costellazione di interessi e progetti ultra specifici, nonostante poi tra loro siano sempre e necessariamente interconnessi. Intervenire e colpire là dove più nuoce è sempre meno evidente e facile da capire. Una continua fonte d'ispirazione in questo senso è rappresentata da chi, in tutto il mondo, continua a sentire l'urgenza della lotta, portando avanti progetti, campagne, mobilitazioni e lotte in difesa di quanto ci si sente parte, e di sabotaggio e attacco distruttivo contro quegli ingranaggi che compongono il sistema industriale tecno-scientifico, patriarcale e capitalista.
Mettersi in gioco attraverso la lotta, sappiamo bene che probabilmente, presto o tardi, significa dovere fare i conti con la repressione e da questo non si sfugge. Quello da cui pero' si puo' e anzi si deve sfuggire, è lasciare soli/e coloro che sono colpiti/e dalla repressione. Il sostegno ai/alle prigionieri/e e' qualcosa a cui non si puo' prescindere, e oltre alla solidarieta' e supporto piu' immediato, altrettanto importante e fondamentale e' il dare seguito alle lotte per cui compagni/e stanno pagando. 
Nel nostro caso, trovandoci fuori da quelle mura, abbiamo davvero apprezzato le energie di tanti/e che attraverso serate e iniziative negli ultimi mesi, oltre al calore del supporto piu' immediato e necessario, hanno dato spazio al nostro caso ma, sopprattutto, alle tematiche su cui ci preme un confronto e il trasmettere il nostro sentire. Questo per noi rimane fondamentale. 
Il 23 aprile e' la data in cui e' stata fissata l'udienza preliminare, dove si deciderà se verrà fatto o meno questo processo "déjà vu". Da parte nostra, quello che sentiamo, non e' tanto un interesse a richiamare l'attenzione sul nostro caso specifico, sul processo nei nostri confronti, quanto più la voglia di riuscire a trasformare questo momento in un'occasione, anche di mobilitazione, per rilanciare queste tematiche e il sentire che ci accomuna. 
Mettere al centro non la repressione, ma l'agire senza delegare ad altri/e contro le bio e le nanotecnologie, contro il nucleare, contro ogni altra nocivita' di questo sistema mortifero e in sostanza: contro questo presente di annientamento e devastazione.

Per la liberazione della Terra. Per la liberazione animale.
Billy, Costa, Silvia,  Febbraio 2015

In vista del processo ci troviamo a sostenere numerose spese legali, chiediamo a tutte e  tutti supporto con iniziative benefit e donazioni al conto corrente postale intestato a Marta Cattaneo codice IBAN: IT11A0760111100001022596116, specificare la causale: solidarietà a Silvia Billy Costa
Per contatti: info@resistenzealnanomondo.org
www.resistenzealnanomondo.org, www. silviabillycostaliberi.noblogs.org

ROMPERELERIGHE.NOBLOGS.ORG: MATERIALI DI LOTTA CONTRO LA GUERRA E IL MONDO CHE LO PRODUCE



riceviamo e diffondiamo:
www.romperelerighe.noblogs.org

MATERIALI DI LOTTA CONTRO LA GUERRA
 E IL MONDO CHE LA PRODUCE

Obiettivo del blog:  avvicinare geograficamente e mentalmente il problema della guerra, cuore di questo mondo e della società. Dare al militarismo un nome, un cognome ed un indirizzo come solo modo per spezzare la complicità con i signori dello sfruttamento e della morte e per rompere con la dinamica individuale della servitù volontaria. 
“Rompere le righe”, allora. Il titolo non rinvia soltanto al vecchio slogan antimilitarista a favore della diserzione, ma anche alla necessità di sottrarsi all’inquadramento dei cervelli. Righe ben allineate, infine, sono quelle che ci impediscono di comprendere le conseguenze catastrofiche di una società sempre più in guerra con gli uomini e la natura. Rompere le righe significa allora disertare luoghi, parole e logiche dominanti e cercare testardamente un diverso modo di vivere. Rompere le righe significa anche ripetere quelle piccole banalità di base che il pensiero astratto ignora o nasconde ( ad esempio che sul cemento non cresce niente, oppure che non ha molto senso dichiararsi contro la guerra senza poi fare nulla contro le basi che la rendono possibile …). Come si vede, un percorso di resistenza e di liberazione non privo di incognite e di difficoltà. Un percorso tutto da inventare” (da “Rompere le righe”, n. 7, maggio 2009).
Il foglio e l’omonimo blog erano nati come strumenti della lotta contro la costruzione di una base militare a Mattarello (Trento Sud). Il progetto della base è stato alla fine ritirato da Governo e Provincia, ufficialmente in ragione dei tagli al bilancio della Difesa. Vergognosamente, vari politici che mai avevano speso una parola contro la base di Mattarello si sono rallegrati degli ettari di terreno non invasi dal cemento in seguito al cambio di programma governativo. A noi piace pensare che l’opposizione al progetto - in cui siamo stati attivi dall’inizio alla fine - abbia avuto il suo peso nella decisione delle autorità. I lavori veri e propri non erano ancora cominciati, ma su circa un ettaro dei 28 espropriati (e profumatamente pagati ai contadini della zona) era stata fatta una spianata. I lavori preliminari erano stati bloccati più volte e qualche mezzo delle ditte coinvolte incendiato. 
La natura ha poi fatto il suo corso. Ed ora la spianata sembra quasi un boschetto, con le piante che hanno bucato il cemento. Esempio di come le costruzioni dell’uomo siano cose effimere rispetto ai cicli della Terra.
Di quei cicli ci sentiamo figli e figlie, pronti a bucare ogni cemento, a spezzare ogni gabbia che trattiene e rinchiude. Con l’abbandono del progetto di Mattarello certo non è certo scomparso il militarismo in Trentino. Non si ragioni, quindi, di sotterrare l’ascia.    

A che punto siamo? 
La guerra è dappertutto. Con questo blog vogliamo raccogliere materiali ed elaborare riflessioni contro la guerra ed il mondo che la produce. Infatti non ci viviamo la tensione antimilitarista in “senso stretto” come esclusivamente lotta contro la guerra (intesa nel suo significato più tradizionale), ma siamo coscienti che alla guerra “esterna” per l’accaparramento e per la spartizione delle risorse corrisponde (economicamente e socialmente) una guerra “ interna” contro gli sfruttati per renderci sempre più precari, controllati e irreggimentati. Operazioni neocoloniali, guerre possibili o indirette fra Stati (l’esempio dell’Ucraina è di per se emblematico), propaganda nazionalista, aggressioni fasciste, razzismo democratico, rastrellamenti nei quartieri e guerra fra poveri sono le meraviglie prodotte dal loro mondo che ci vuole portare - in righe ben allineate - verso l’abisso. L’esempio israeliano è tristemente significativo: dove l’involucro totalitario della democrazia racchiude l’apartheid, il razzismo, la guerra “esterna” e muri e confini “interni”. Il modello gerarchico della caserma è ormai ovunque e, per esistere e riprodursi, ha la necessità di sviluppare e di utilizzare sempre più tecnologie finalizzate alla guerra ed al controllo sociale. Senza queste protesi sviluppate nei centri di ricerca, nelle Università e nei laboratori del dominio, la conservazione del privilegio e le guerre non sarebbero possibili. Questo è uno dei punti per noi fondamentali dai quali abbiamo intenzione di ripartire.  La guerra, come già avevamo sostenuto da queste pagine, è sempre di più il cuore di un mondo senza cuore. Alla luce di quello che avviene sempre di più nella nostra quotidianità e attorno a noi sentiamo l’accecante urgenza di una ripresa dell’antimilitarismo, che per noi non può essere che di azione diretta.
In quest’ultimo anno, con l’esempio lampante della situazione Ucraina, stiamo assistendo ad un “ritorno del rimosso” che politici e politicanti, sociologi e buffoni vari al servizio del potere avevano cercato di nascondere o di far dimenticare. E cioè che la guerra è possibile anche nelle forme che avevamo disimparato a conoscere, e cioè come guerra fra Stati. Questa tragica possibilità si fonde sempre di più con un’altra forma di conflitto: quello contro-insurrezionale o di “ polizia internazionale” (detto anche “conflitto asimmetrico o di quarta generazione”). Il nostro obbiettivo è semplice ma ambizioso, e cioè di provare a dare un contributo per una possibile prospettiva pratica al rifiuto della guerra, perché esca dalla semplice ed impotente protesta di testimonianza.  Una “testimonianza” che si rende funzionale all’interno dell’opinionismo democratico. In sostanza, non si è mai fatto tanto parlare di “pace” come in questo momento dove esistono un’infinità di conflitti. Si tratta di abbandonare la mera lamentazione di fronte all’“idea” guerra per provare a passare all’attacco della “cosa” guerra nelle sue concrete e reali manifestazioni territoriali. La necessità è quella di provare ad inceppare concretamente la macchina bellica in tutte le sue varie ramificazioni.
Fabbricanti di morte a pochi passi da noi.  La “ Silicon valley d’Italia” : così viene definito il Trentino dai molti sacerdoti ed entusiastici fanatici del progresso e della ricerca. La provincia in cui viviamo, infatti, sia per la sua caratterizzazione sociale (un territorio tutto sommato pacificato e privo di tensioni significative), sia per il particolare status istituzionale di cui gode la “provincia autonoma”, è una candidata ideale per diventare la terra dei laboratori del dominio. In questo territorio è possibile disegnare un vero e proprio mosaico degli orrori con dipartimenti universitari saldamente legati a Finmeccanica, centri e ditte di ricerca che sviluppano sensori e nanotecnologie per alcuni dei prodotti bellici più terribili dell’ultimo decennio (ad esempio come per gli aerei senza pilota “Predator”, già impiegati in Iraq e in Afghanistan), ditte e ricerche sul controllo sociale attraverso l’informatica (come nel caso del “web semantico”), poli di ricerca e strutture trentino-israeliane (come “Create-net” a Trento) ecc. I rapporti di collaborazione con l’industria e l’accademia israeliane (responsabili di fornire strumenti e tecnologie per lo sterminio della popolazione palestinese) sono fra i più significativi in Europa. Non è un caso che il nuovo responsabile di FBK (Fondazione Bruno Kessler, un vero e proprio centro di potere in Trentino) sia Profumo, l’ex ministro della ricerca del governo Monti. Questo per far capire ancora una volta di più quanto sia strategico e fondamentale il ruolo che assume sempre più questa provincia come laboratorio di sviluppo di nuove tecnologie per i dominatori.
L’antimilitarismo come rivolta in primo luogo etica ed individuale. Nel militarismo e nel concetto di guerra si evidenzia al massimo il principio d’autorità e della gerarchia. Secondo noi l’antimilitarismo ha un fondamento che in primis deve essere di natura etica e di insurrezione individuale, scardinando all’interno di noi stessi la meccanica che crea la “servitù volontaria”, disertando la dinamica della “guerra fra poveri” e della “legge del più forte”. Questo è il primo passo per negare la propria vita alla guerra dei padroni per provare a sabotare o ad inceppare il meccanismo della guerra, in ogni forma che si presenti: dal nostro vissuto più quotidiano ai dispositivi tecnologici che rendono possibile l’esistenza di dominatori, sfruttati ed eserciti.  Non ci stancheremo di ripetere ancora, come già scrivevamo, che la percezione delle proprie possibilità non è un fatto statico. Nella pratica della rottura (con la routine, le compatibilità politiche, i ruoli della società, il mito del quantitativo) si innalza la temperatura morale e si affina il piacere di vivere. In un’epoca di opinioni all’ingrosso e di passioni tristi, solo battendosi è possibile affinare le idee e allietare gli affetti. A quella “catastrofe che è ogni giorno in cui non accade “nulla” opponiamo l’occasione insurrezionale degli individui, singoli o associati fra loro. La società è un’immensa bomba ad orologeria e gli individui si dividono in coloro che non sentono e in coloro che sentono il ticchettio.  Ancora una volta ci rivolgiamo a coloro che lo sentono, e lo maledicono, e non si rassegnano.


VERSO LA PRIMA UDIENZA CONTRO GRAZIANO LUCIO E FRANCESCO


riceviamo e diffondiamo:


PRIMA UDIENZA PER GRAZIANO FRANCESCO E LUCIO: 23 APRILE – TRIBUNALE DI TORINO
La prima udienza del processo per Lucio, Francesco e Graziano è stata fissata al 23 aprile e si svolgerà a porte chiuse al tribunale di Torino, dove i tre compagni saranno giudicati per i reati di danneggiamento a mezzo di incendio, violenza contro pubblico ufficiale, detenzione e trasporto di armi da guerra.

La scelta dei tre compagni è stata quella di procedere con un rito abbreviato, da qui il cambio di data: non più il 19 marzo, come era stato diffuso precedentemente, bensì, appunto, il 23 aprile.

I tre hanno attentamente valutato la scelta di intraprendere un rito abbreviato, in accordo con gli avvocati, a partire da considerazioni tecniche, in rapporto al processo intorno al reato di terrorismo per i no tav. Come già noto, il processo ai tre si inserisce tra la sentenza per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò del 17 dicembre e il probabile secondo grado di giudizio per i quattro, che potrebbe avvenire a partire dalla prossima estate, quando la procura di Torino tenterà di nuovo di avanzare l'accusa di terrorismo. Lo stesso tentativo anima il ricorso in cassazione, sempre ad opera dei due pm Rinaudo e Padalino, dopo che il tribunale del riesame aveva rigettato l'estensione anche per Lucio Fra e Graziano dei reati di terrorismo.

In questo rimbalzo di date certe e possibili, la scelta dell'abbreviato va nella direzione di voler considerare questo procedimento come parte di un progetto repressivo evidentemente più esteso.

Il prossimo venerdì, 6 febbraio, ennesima scadenza: la corte di cassazione si esprimerà in merito al ricorso presentato dagli avvocati difensori di Lucio Francesco e Graziano in relazione alla prima custodia cautelare a loro carico, che li aveva portati in carcere l'11 luglio scorso.

Lucio Francesco e Graziano sono ancora detenuti nel carcere di Ferrara.


Per scrivere ai compagni:

Lucio Alberti

Francesco Sala

Graziano Mazzarelli


Via Arginone 327

44122 Ferrara (FE)

RADIOCANE: LA PENA DEL SOSPETTO - SULLA SORVEGLIANZA SPECIALE

riceviamo e diffondiamo:
Settimana scorsa il Tribunale di Varese ha rigettato la richiesta di sorveglianza speciale nei confronti di uncompagno di Saronno. Istanze analoghe (che implicano significative restrizioni della libertà) riguardano alcuni compagni di Torino e di Bologna. Abbiamo chiesto agli avvocati Gabriele Fuga e Ugo Giannangeli di fornirci alcuni ragguagli circa questa “misura preventiva”, vale a dire questa pena senza reato.

Ascolta il contributo

PADOVA: GIORNATA CONTRO LE NOCIVITA'


riceviamo e diffondiamo:
Le nocività costituiscono l’asse portante su cui il sistema tecnologico-industriale si regge. E’ possibile opporsi ad esse a partire da una prospettiva ecologista radicale, mettendo in discussione il progresso tecnologico, la civilizzazione ed il dominio degli umani sul selvatico ?
Sabato 21 febbraio
ore 15.30 : dibattito con alcuni compagni impegnati nelle lotte contro il gasdotto TAP in salento, l’alta velocità in val di susa e le discariche di chiaiano e pianura (na)
a seguire cena vegan benefit
dalle ore 22 : serata dub con mickey white dub selecta (from blank mamba sound) / dj-set malacrew (radical dub against autorithy)
Il ricavato della serata andrà a sostenere Francesco e Daniele, anarchici ancora in carcere per l’operazione ardesia.
L’incontro si terrà presso la mensa marzolo occupata
via marzolo, 4 – Padova (q.re Portello)
malacoda@distruzione.org
RAZZISTI, SESSISTI, OMOFOBI, SPECISTI RAUS !

9 febbraio 2015

DIARIO DI BORDO 7-02-2015

riceviamo e diffondiamo:


7 febbraio 2015

BERGAMO: NUOVA OCCUPAZIONE ABITATIVA

 Riceviamo e diffondiamo:

Data 5-02-2015
RIAPPROPRIAMOCI DELLE NOSTRE VITE.
UNA CASA PER TUTTI E TUTTE


Le case sfitte nella città di Bergamo sono più di 2500, mentre in provincia arrivano ad essere oltre 60.000, con prezzi esorbitanti, inaccessibili alla maggior parte delle persone.
Questo per quanto riguarda le case di privati, invece quelle comunali vuote, non in attesa di essere assegnate, superano le 200.
La situazione è generata dalla speculazione edilizia, che costruisce ininterrottamente case cementificando anche gli ultimi spazi verdi delle nostre città, nonostante poi rimangano vuote. A guadagnarci sono le imprese edilizie e la malavita, nonché i politicanti che sfruttano la loro posizione per favoritismi. Di più, molte case, pur essendo decisamente abitabili, vengono tenute vuote per far aumentare il prezzo degli affitti, speculando così sulla vita di migliaia di persone.
Intanto, vediamo ogni giorno i nostri parenti ed amici rimanere senza lavoro, non riuscire a pagare bollette sempre più care, perdere la casa, venire sfrattati e sgomberati dal luogo che rappresenta per tutti e tutte un bisogno fondamentale. Vediamo i nostri compagni di scuola e colleghi non potersi permettere di uscire dalla casa dei genitori, perché il lavoro precario non lo consente poiché non dà alcuna sicurezza economica e perché gli affitti sono sempre troppo cari. Tramontano così ogni giorno i nostri sogni di indipendenza abitativa e serenità personale come premio per i nostri sforzi quotidiani verso un futuro deciso da noi.
È quindi arrivato per noi il giorno adatto per riappropriarci della nostra vita, attraverso quel che ci risulta necessario: una casa. Non aspettiamo che i tempi cambino da soli o che qualcuno dall'alto agisca a nostro nome. I cosidetti politicanti altro non sono se non dei parolieri. Da loro non ci aspettiamo niente, se non le solite bugie e la solita violenza contro chi non si adatta a leccare le briciole del loro banchetto.
La nostra è un'azione di autorecupero delle case sfitte, che nonostante le esigenze abitative non vengono assegnate, come questa casa in viale Venezia.
Siamo stufi di osservare un mondo dove i ricchi si ingrassano a scapito di tutti gli altri affamandoli e soffocando l'ambiente. Per cui, risolviamo da soli le nostre esigenze, consapevoli che aspettare non ci rassicura ed insieme intenzionati a riappropriarci di ciò che ci spetta.

I nuovi inquilini di viale Venezia

 







1 febbraio 2015



FINO ALLA DISTRUZIONE DELL'ULTIMA PRIGIONE - FERMIAMO LE CONDIZIONI DI DETENZIONE SPECIALE



da contra info
FINO ALLA DISTRUZIONE DELL’ULTIMA PRIGIONE
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FERMIAMO LE CONDIZIONI DI DETENZIONE SPECIALE.
Dopo l’ esplosione della crisi del sistema nel 2008 e il crollo della prosperità fittizia, lo stato e il capitale si riprendono tutto quello che con sangue e lotte era stato conquistato. Senza la maschera della previdenza sociale, impoverimento (“immiserabilimento”) e repressione sono le uniche cose che lo stato ha da offrire agli oppressi e alle oppresse. Mentre parte della società sceglie di resistere con differenti mezzi (scioperi, cortei, sabotaggi, lotta armata), lo stato intensifica la repressione e rafforza (arrichisce) il suo arsenale legale avendo da affrontare un maggior numero di potenziali nemici interni. In questo contesto è passata la terza modifica della legge antiterrorismo, in base alla quale si leggittima l’annientamento di coloro che scelgono la lotta armata, spianando allo stesso tempo la strada per la criminalizzazione di ogni forma di lotta.
Sulla stessa lunghezza d’onda è stata impostata la ristrutturazione del sistema penitenziario, allo scopo di terrorizzare ulteriormente i combattenti all’interno e all’esterno delle mura carcerarie e di annientarli ulteriormente a livello fisico e psicologico.
In base a questa nuova legge iniziano a funzionare le carceri di tipo “Gamma”, nelle quali è prevista la detenzione dei carcerati indisciplinati che non si adeguano alla miserabile realtà delle carceri (ammutinamento, rivolta, tentata evasione) o di quelli che l’istituzione penitenziaria ritiene pericolosi per il suo normale funzionamento. Inoltre tutti quelli che sono accusati di associazione a delinquere o di partecipazione ad attività rivoluzionarie armate sulla base della legge atiterrorismo.
In piena campagna elettorale, il partito Nea Dimokratìa prima dello scioglimento del governo e volendo conquistare l’elettorato della destra più conservatrice promuovendo il dogma Legge e Ordine, inaugura le prigioni di tipo Gamma trasferendoci i primi prigionieri politici, che sono stati condannati per lotta rivoluzionaria armata e alcuni prigionieri che hanno lunghe pene da scontare. I trasferimenti-sequestro sono avvenuti in un clima di terrore con l’impiego di violenze e minacce e da come si deduce non saranno gli ultimi.
In un regime sociale in cui vengono precettati gli scioperanti, vengono attaccati i cortei, la repressione si espande in ogni frangente delle nostre vite, in contemporanea alla povertà, il razzismo e la paura abbiamo il dovere di organizzarci dal basso in una lotta per distruggere il crescente totalitarismo statale. Un fronte di lotta che annullerà pragmaticamente le sadiche condizioni di detenzione speciale, le quali si compiono come incoronamento dell’onnipotenza statale. Antistituzionalmente, antigerarchicamente, non solo senza collaborazioni con i partiti, i media, gli enti… bensì contro. Dobbiamo lottare per la distruzione delle prigioni e del sistema che le crea.
LOTTA CONTRO STATO E CAPITALE.
Assemblea Anarchica Contro le Condizioni Speciali di Detenzione e l’Istituzione Carceraria (Salonicco).

NUOVO GIORNALE ECOLOGISTA RADICALE: L'URLO DELLA TERRA


riceviamo e diffondiamo:

L’Urlo della Terra: nuovo giornale ecologista radicale

In questo numero:
L’ecologismo radicale e il selvatico
Le conseguenze sociali e politiche dell’esposizione e dell’uso dei social network
Memorie dal futuro: la singolarità tecnologica che viene
Hambach la foresta che resiste: intervista
Un’altra campagna è possibile…
Attacco alla Bayer
Repressione di stato: autorepressione di Nicole Vosper

Editoriale:
In tempi di social network, di relazioni frettolose e più in generale dove il senso delle cose sfuma in una moltitudine quantitativa, rilanciare con un giornale cartaceo può sembrare perlomeno fuori luogo o fuori tempo, secondo quale è lo spazio da dove facciamo partire il nostro sguardo.
Questo strumento non ha alcuna pretesa di essere la soluzione di una qualche mancanza, definita o indefinita, di un preteso movimento o contesto. Sicuramente non ci interessa riempire quel calderone dell’informazione alternativa, che per sua stessa costituzione non  può mai riempirsi per lo sconcerto dei suoi maggiori promotori. Intendiamoci, la controinformazione ha la sua importanza, ma pensiamo che questa non deve rimanere mera informazione e deve essere capita nei contesti dove va ad operare per poter essere successivamente agita nel vivo delle lotte. La consapevolezza critica non è da confondere con l’accumulo di informazioni. Nel pieno dell’informazione mai ci si è ritrovati così poco informati e spaesati come di questi tempi, dove la vecchia cassetta degli attrezzi non contiene strumenti utili e precisi, ma un calderone di attrezzi per tutti gli usi, anche quelli che non conosciamo. Dobbiamo ancora capire qual’è la relazione possibile tra ogni singolo strumento e quel determinato problema che ci troviamo ad affrontare.
Per affrontare i problemi che  di fronte a noi non vanno certo a diminuire, ma semmai si moltiplicano e convergono tra loro lasciandoci sempre indietro, di strumenti ne servono, non se ne può fare a meno se si vuole mettere insieme una progettualità, seppur limitata e circoscritta al momento. I tempi corrono con tutte le possibili esperienze che si possono fare e incontrare: tutti questi momenti e situazioni sono li a dimostrarlo, dotarsi di un progetto, che non è da confondere con le strategie, si rende fondamentale se si vuole essere per questo sistema qualcosa di più di un semplice fastidio occasionale.
L’urlo della Terra si fa sempre più lacerante, tanto che ormai sembra diventata l’abitudine. Questo urlo però non parla soltanto di un pianeta che muore sempre di più sotto i colpi della
civilizzazione, che si degrada e si impoverisce anche di senso insieme ai suoi abitanti animali e non. C’è anche una Terra che si ribella, che lotta e resiste nonostante tutta questa situazione. Di fatto quello che fa la differenza, che è immediatamente comprensibile senza tanti sofismi, è il non essere complici di quella distruzione e degradazione del vivente che è stata portata avanti fino adesso e di quella che verrà, che è decisamente più tenace e soprattutto irreversibile nelle sue conseguenze ultime.
La non collaborazione con questo sistema di morte non è abbastanza: la disobbedienza è di fatto tollerata perché recuperata o recuperabile, al contrario invece della conflittualità permanente, quella insuscettibile di ravvedimento che non trova soluzione ai problemi sedendosi allo stesso tavolo con chi sfrutta e bombarda nella nuova veste democratica.
Il nuovo tecno-totalitarismo non è solo quello dell’imposizione, ma soprattutto quello della partecipazione, della coesistenza: si è chiamati tutti e tutte a collaborare su base volontaria al proprio sfruttamento, perché un’altra possibilità non esiste. Di fatto l’alternativa è già inclusa nell’unico pacchetto che può contenere una centrale atomica insieme ad una centrale eolica che si fanno un’ottima compagnia in un bel prato verde. La de-responsabilizzazione si è diffusa largamente in ogni parte interessata, fino ad insinuarsi anche nelle nostre teste: la crisi ecologica e sociale non è causa nostra e neanche del sistema. Da una parte c’è chi con la crisi ne ha fatto il nuovo business, dall’altra c’è chi subisce tutte le conseguenze di un sistema al collasso che fa pagare a vite ed ecosistemi il proprio sfacelo. Niente si salva dalla megamacchina che tutto trita sotto il proprio sostentamento. Come quegli animali resi meri corpi che il dominio ha destinato a un’infinita catena di riproduzione e morte.
Affronteremo delle questioni che ci stanno particolarmente a cuore e che consideriamo della massima importanza come gli sviluppi, le diramazioni e convergenze delle tecno-scienze, la crisi ecologica e con essa la degradazione del vivente. Tratteremo le questioni da vari aspetti e vari sguardi per permettere di costruire un pensiero ed una critica radicale che possa essere una traccia per capire quello che sta avvenendo e soprattutto che non avviene nelle lotte.
Non pubblicheremo di tutto, cosa per altro poi abbastanza improbabile considerando l’esistenza di siti internet e bollettini che già svolgono l’importante lavoro della controinformazione. Punteremo su singoli aspetti:  uno scritto, un’azione che a nostro avviso possa essere utile per capire, per portare dei dubbi e degli interrogativi. Saranno infatti dubbi e interrogativi la nostra prerogativa e non le solite risposte facili e buone solo per fare degli slogan.
L’Urlo della Terra vuole essere una voce di quella resistenza che dura da generazioni e che unisce in un unico filo un Penan del Borneo a chi difende le ultime foreste in Europa, una contadina indiana che protegge la biodiversità dai semi terminator ad un falciatore di campi ogm di una moderna stazione sperimentale in Inghilterra…

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Intestato a Marta Cattaneo, specificare la causale L’urlo della Terra