30 agosto 2013

INTERVISTA DI CONTRA INFO AI MEMBRI DELLA COSPIRAZIONE DELLE CELLULE DI FUOCO: 10 COMPAGN* ATTUALMENTE RINCHIUS* IN GRECIA


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INDONESIA:ICR-FAI-IRF RIVENDICA INCENDIO DI UN'ACCADEMIA DI POLIZIA


Breve Messaggio ai nemici (PROGETTO “FENICE” – ATTO QUINTO)

Non parleremo di “ingiuste persecuzioni”, o del “clima di terrore contro quelli che lottano”, né del “nuovo totalitarismo” e cose cosi. Questo perché sappiamo che nulla di tutto ciò è nuovo. Questi sono semplici istantanee della antica guerra tra due mondi incompatibili: da un lato c’è il disgustoso mondo dell’Autorità, della massa assoggettata e della cloaca sociale e dall’altro, gli anarchici insorti, i combattenti insubordinati del Negativo, quelli che non si inchinano davanti a nessuno.
Non parleremo nemmeno degli altri. Quelli che in questi giorni si sentono segretamente contenti e sollevati. Adesso non è né il tempo né il luogo per farlo. Dovrebbero comunque sapere che, comunque, arriverà il momento di parlare di queste cose.
Libertà per i lupi del nord
Quando diciamo che “nulla è finito”, non sono solo parole. Le nostre minacce diventano azione, volta per volta, ogni secondo in cui possiamo. E ogni volta porteremo le nostre azioni più vicino alla vostra faccia.
Direttamente davanti alle vostre pistole, uniformi e prigioni – gli strumenti repressivi che sono spesso usati per sequestrare i nostri compagni rivoluzionari. Non vi lasceremo mai dormire tranquilli perché la nostra guerra non è ancora finita.
Con questo comunicato rivendichiamo l’attacco incendiario contro l’accademia di polizia in Sudirman St, Balikpapan, il 24 Agosto 2013.
Abbiamo collocato un dispositivo incendiario con timor davanti a questa accademia e lasciato che il fuoco facesse il resto. Abbiamo scelto questo obiettivo dopo aver saputo che i porci greci hanno invaso lo squat Nadir e sequestrato due compagni a causa di vari attacchi di diverse cellule FAI/FRI. La nostra azione è una diretta vendetta contro questi maiali ovunque, non solo in Grecia.
Salutiamo col fuoco i nostri due fratelli accusati di far parte del nostro internazionale progetto di vendetta : Fenice
Non abbiamo altro da dirvi, perché lasceremo parlare il fuoco. E per ogni passo oltre che invade la nostra libertà, vi colpiremo ancora più forte di prima.
Questa azione è anche un saluto ai nostri compagni: la cellula dei prigionieri membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco, i nostri cari Alfredo Cospito e Nicola Gai, Hans Niemeyer, Juan, Marcelo e Freddy, ai 4 di Kozani, e ai prigionieri di guerra in Italia (operazioni Ardire, Shadow, Thor ecc) e in Cile. Perché ogni compagno è nei nostri cuori neri.
Cospirazione Internazionale per la Vendetta FAI-FRI 
Cellula Free Mandylas e Tsavdaridis

27 agosto 2013

LETTERA DI FRANCESCO - AI DOMICILIARI PER I FATTI DEL 15 OTTOBRE

riceviamo e diffondiamo

Ciao a tutti,

Sono Francesco mi trovo agli arresti domiciliari da ormai 9 mesi per i fatti accaduti a Roma il 15 ottobre 2011,durante le più o meno lunghe giornate trascorse tra le mura di casa ho potuto fare molti ragionamenti sulla repressione e comprendere maggiormente quanto sia importante la solidarietà e quanto basti poco per attuarla.

Anche solo due righe su un foglietto da parte di un amico o di uno sconosciuto o un saluto dal vicolo sotto casa riempiono il cuore e danno la forza di andare avanti e resistere, per questo voglio ringraziare tutti coloro che  mi sono stati e sono vicini senza i quali non so davvero come avrei potuto fare.

Sono già parecchie le condanne inflitte per quella giornata e a settembre ripartirà il processo, derivante dal terzo filone d'indagini, nel quale con altre 17 persone siamo inputati con l'accusa di devastazione e saccheggio per tutti,  resistenza e tentato omicidio per alcuni.

Con pene che vanno dagli 8 ai 15 anni di reclusione, lo stato vuol renderci dei veri e propri spaventa passeri, degli esempi di cosa succede a chi osa alzare la testa e ribellarsi in questo sistema marcio e infame. Così  succede anche in Val Susa con perquisizioni, fogli di via e arresti mirati a  valligiani e  compagni più presenti e attivi, operazioni che tendono  a smorzare la forza d'animo di un movimento popolare che vive da più di vent'anni.

Ebbene io non voglio essere uno spaventa passeri per nessuno, anzi...convinto del fatto che la miglior difesa sia l'attacco e che bisogna rispondere colpo su colpo alla repressione la giusta reazione  è continuare a lottare con più determinazione e rabbia ad ogni arresto, e pensare ai prigionieri come compagni da liberare e non come esempi di quello che può succedere lottando...essere consapevoli dei rischi vuol dire accettarli,con timore magari, ma non averne paura!

Questa mia situazione attuale di detenzione la vivo come una fase, un periodo di rafforzamento interiore contro il sistema  a cui mi oppongo cercando di continuare a combattere come posso, non sono certo il rimorso o il pentimento  che mi pervadono, anzi la rabbia e la determinazione a continuare a lottare.

Un pensiero particolare va al mio amico e compagno Albe anche lui costretto agli arresti domiciliari per essersi opposto alla devastazione, al saccheggio e alla militarizzazione della Val Susa, speriamo di rivederci presto tra i vicoli e i sentieri!!

tutta la mia solidarietà va ai prigionieri nelle case,nelle carceri e nei cie,

ai detenuti in lotta, e a chi continua a ribellarsi nelle strade, valli e città...

non c’è miglior solidarietà dell'azione diretta.

Ogni giorno 15 ottobre.

Fra

PESTAGGIO NELLA SEZIONE FEMMINILE DEL CARCERE DI TRAPANI

da informa-azione.info



riceviamo e diffondiamo:

Nella lettera di una prigioniera del carcere di Trapani - Madonna di Fatima, datata 20 agosto 2013, si informa che una ragazza detenuta nella sezione femminile, dopo aver fatto casino è stata portata in isolamento in cella liscia e, dopo continui insulti alle guardie, la squadretta delle infami sbirre è entrata in cella spaccandole la testa col manganello... le guardie le han fatto dichiarare che se la è aperta cadendo, battendo sul gabinetto...

SCARCERATO GIOBBE

Apprendiamo e diffondiamo della scarcerazione di Giobbe che ora è sottoposto all'obbligo di dimora e rientro notturno obbligatorio.

MISURE CAUTELARI E PERQUISIZIONI IN VAL DI SUSA



Sono sei le perquisizioni fatte questa mattina martedì 27 agosto in valle di Susa dal reparto digos della questura di Torino (rep. “operazioni speciali”) sotto la guida dei pubblici ministeri Rinaudo e Padalino. Le misure cautelari sono due ai danni di Marco e Luca, due giovani no tav di Condove e Bruzolo, obbligo di dimora nel comune di residenza e rientro notturno presso la propria abitazione. le case perquisite sono quelle di Andrea a Susa, Leonardo a Meana di Susa, Marco a Giaveno e Alessandro a Genova.I fatti contestati risalgono ad inizio agosto quando durante un blocco autostradale a Chianocco.
Mettiamo dunque un po’ di ordine:
- in quei giorni, inizio agosto era in arrivo in valle di Susa la “talpa”. Per evitare un ulteriore spreco di denaro pubblico e la devastazione del territorio il movimento decise di provare a bloccare i convogli che trasportavano i pezzi
- un autista in preda a una strana ebbrezza post cena prova con il suo pesante mezzo a sfondare un pacifico blocco stradale rischiando di schiacciare molte persone
- l’autista viene fermato e dopo poco, illeso, senza neanche un graffio nè a lui nè al mezzo viene fatto ripartire (si valuta che l’allegro e pericoloso “ragazzo” è più un problema che altro).
- Con una gomma bucata (dice l’autista) raggiunge facendo circa 10 km la sede della polstrada di Susa (con una gomma bucata?)
- la Polizia che continua a difendere le ditte mafiose che con le loro attrezzature e i loro mezzi raggiungono il cantiere tav di Chiomonte decide di sfruttare “l’allegro autista”. Gli vengono fatte vedere le foto dei no tav più conosciuti e lui con un sorriso alcolico ne riconosce sei, due dei quali è sicuro siano gli autori del blocco (questo lo apprendiamo oggi dagli atti consegnati ai no tav perquisiti. Rilascia inoltre una falsa intervista in cui dichiara di aver pensato di morire (?)
- la procura “indaga”? Sulla base di quattro dichiarazioni di un autista viene costruito il “castello” accusatorio (sembra però un castello di carta). Padalino e Rinaudo pm che si dedicano a tempo pieno ai fastidi contro il movimento no tav firmano richieste di perquisizioni e misure cautelari il tutto sotto la “sapiente guida” del cattivo maestro Giancarlo Caselli procuratore capo di torino. Da notare l’identificazione del tutto arbitraria dei soggetti, senza un confronto, non in una sede giudiziaria e senza la presenza della difesa
- un giudice per le indagini preliminari, senza troppi scrupoli firma il tutto e con una pacca sulla spalla ai pm fa partire l’operazione
- la polizia con il reparto digos della questura di Torino esegue
RISULTATO FINALE?:
- due giovani no tav ora devono rimanere nel recinto del loro comune e tornare a dormire presto la sera. Lavoro, vita, libertà un dettaglio che in val di Susa viene calpestato quotidianamente
- con la scusa altri quattro no tav sono stati perquisiti ed in particolare uno, Leonardo che è un curatore di due siti internet del movimento, notav.eu e tgvallesusa (portale di giornalisti liberi e indipendenti della valle e non solo) è stato privato dei suoi mezzi di lotta e di lavoro. Sette computer, videocamere e macchine fotografiche gli sono state sequestrate.
- Ancora una volta il fronte sitav, che da anni ha esaurito gli argomenti politici per convincere l’Italia che il tav Torino Lione serve usa il piano giudiziario per mettere in difficoltà chi si oppone
- Il movimento no tav continua e continuerà a lottare. I cantieri devono essere fermati e anche questo furto da 22 mld di euro di denaro pubblico

25 agosto 2013

LETTERA DI GIOBBE DAL CARCERE DELLE VALLETTE


Carissime compagne e compagni di lotta vi abbraccio tutti.
Grazie di tutto quanto state facendo per me, il mio pensiero va a voi che resistete in Clarea od ovunque sia. Il morale è alto e sono in forma (mi alleno per tornare a correre dietro a Giacu in Clarea). Avrei voluto dirvi di non spendere energie per me, ma di concentrarvi nella lotta. Non temo nulla perchè la mia famiglia è una stirpe di partigiani “sfrosatori”, scampati o internati nei lager, montanari scesi in miniera o nelle officine, che mi hanno insegnato a lottare per i miei ideali anche di fronte alle pallottole del nemico, ai padroni prepotenti, alle guardie in divisa. Ma credo ci sia ora un’esigenza politica che va oltre la mia vicenda personale, che si evince anche dalle parole del gip nel rigettare la scarcerazione, cioè che ” le azioni [...] appaiano estranee ai motivi della protesta no-tav”.
Ora, l’uso di gravi imputazioni, come anche quella di associazione sovversiva, sono il tentativo di delegittimare ogni opposizione che non sia simbolica. Dobbiamo opporci a tali castelli accusatori perchè se passassero ce li troveremmo davanti domani ad ogni passo.
Evidentemente blocco e picchetto sono due strumenti molto fastidiosi, pensiamo anche alle lotte della logistica: anche lì fogli di via, accuse di furto e via andare. Ma il blocco è un patrimonio storico di tutti i movimenti di lotta e come tale va difeso. Dunque può valere la pena dare un segnale di unità sotto queste mura per poi tornare nel cuore della lotta. Ogni cosa fatta per contrastare il TAV la considererò anche in solidarietà mia e degli altri indagati che abbiamo.
Se permettete una riflessione, credo ci troviamo in una fase di guerra “totale” dove c’è una regia unica a manovrare l’informazione, l’operato poliziesco e dei magistrati, la politica e l’esecuzione dell’opera. L’intervento in Val di Susa è militare e tutto si subordina ad esso. Lo vediamo con il decreto di allargamento della “zona rossa”, ma ancor più con l’uso dei “bravi ragazzi”, che dopo i massacri delle popolazioni delle montagne afgane ora hanno girato i fucile verso “casa”. Si allenano a contenere il malcontento che la guerra del capitale contro di noi non mancherà di creare. A mio parere, quindi, dovremmo guardare anche a quello che accade fuori
dalla valle. Per l’oggi invece direi di non disperare.

La repressione è forte perchè il movimento oggi è un problema più grosso di un tempo. Non sottovalutiamo quanto fatto finora: l’accanimento dimostra che non ritengono possibile portare avanti l’opera con questo livello di opposizione. Quindi, senza prestare il fianco alla repressione, continuiamo con la varietà delle inizitive e con l’osservazione del cantiere. Come dice Mimmo ” l’importante è non stare a casa davanti al televisore”(o al computer).
Questa è la nostra forza, ognuno può fare un pezzettino perchè la valle diventi impossibile per cantiere e occupanti.
Occhi aperti e buona lotta
“NOI FELICI QUANDO VOI ARRABBIATI” Giacu
Ciao Giobbe
Vallette, 17 agosto 2013

Fonte

ELF RIVENDICA INCENDIO DI UN ESCAVATORE



Circa due settimane fa abbiamo bruciato un escavatore dove gli operai stanno distruggendo il parco Izmailovo.
Il veicolo era parcheggiato dal lato dell’autostrada, dove stanno costruendo nuove corsie. Ci sono voluti 3-4 minuti. Ci siamo avvicinati. Abbiamo piazzato gli stracci, senza fretta (abbiamo colpito gli angoli tra la cabina, il motore e il braccio idraulico). Poi la benzina e l’incendio. Velocemente siamo andati dall’altro lato della strada, preso le bottiglie di birra dalla borsa per poi andare verso la vicina stazione della metro. Dopo 10 minuti abbiamo visto un mezzo dei pompieri (rumoroso e lampeggiante) che andava verso il luogo dell’azione (saranno arrivati in tempo per vedere il fumo).
Parole di incoraggiamento per i nostri fratelli ucraini che per ignoti motivi hanno sospeso le attività. Vogliamo anche comunicare la nostra rabbia per la condanna a Igor “Squash” Kharchenko.* Non ci sono dubbi, lo vendicheremo.
* antifascista di Mosca condannato dopo un processo controverso con delle prove a favore della sua innocenza

SEGNALAZIONE DI PESTAGGIO NEL CARCERE DI TOLMEZZO




riceviamo e diffondiamo:


Cari compagni vi invio il contenuto di una lettera che mi è pervenuta da un mio fratello detenuto al carcere di Tolmezzo che racconta di un pestaggio ad opera del porco fascista del Brigadiere Massimo Russo e dell'Ispettore Sociarelli 
avvenuto lo scorso novembre nel carcere di Tolmezzo affinché possiate rendere pubblica quello che avviene. Morte ai fascisti. 

Ciao ***** ho ricevuto la tua lettera e ti ringrazio. Io ho avuto problemi con quel maiale di Massimo Russo i primi di novembre 2012 in infermeria per i soliti problemi che ho, e il medico siciliano ha chiamato il capoposto ed e' venuto il maiale del brigadiere Massimo Russo con il fascista dell'ispettore romano che si chiama Sociarelli. Non anno neanche ascoltato quello che avevo da dire che mi hanno chiuso in una stanzino e mi hanno picchiato selvaggiamente quei porci maiali. Mi sentivo come un ebreo deportato che senza motivo subiva abusi dai nazisti. Mi hanno spaccato uno zigomo e avevo i polsi gonfi. Sono andato dal medico siciliano che mi ha detto che era tutto ha posto e che così imparavo a parlare. Mi hanno denunciato e quando sono andato dalla direttrice quella sporca nana fascista che copre tutto mi ha detto che hanno fatto bene. Ho chiesto di fare denuncia e mi sono trovato davanti il romano Sociarelli e' il porco di Russo. In galera a Tolmezzo e' una totale mafia delle guardie carcerarie.
Il tribunale sa tutto ma non interviene, gli unici mezzi che abbiamo sono i compagni che vengono a manifestare fuori le mura. 
Fagli conoscere i nostri abusi e che serve aiuto. Io conosco decine di storie di compagni che sono stati pestati selvaggiamente dagli stessi nazisti che mi hanno pestato e gli ho detto di scriverti. Questi maiali sporchi fascisti andrebbero fucilati come qualche hanno fa.

Un abbraccio tanti saluti a **** e **** a presto *****

EGITTO: RIFLESSIONI SULLA NON-RIVOLUZIONE


traduzione dalla pubblicazione anarchica belga 
Hors Service via non-fides.fr

Egitto: la rivoluzione si scontra con la politica e con l’esercito. 

Gli ultimi avvenimenti della rivoluzione egiziana sollevano delle questioni importanti, a cui riflettere e su cui discutere, che ci mettono ancora una volta davanti alla stessa domanda: cosa può significare tutto ciò per noi, non come qualcosa che succederebbe lontano da qui, ma come qualcosa che non conosce frontiere e quindi riguarda direttamente anche noi. 

Chiariamo innanzitutto il fatto che la “rivoluzione” non è un “momento” della storia, che si potrebbe separare dal resto per dire: quel giorno, c’è stata la rivoluzione. La rivoluzione è un lungo processo che si sviluppa attraverso una serie di insurrezioni, una serie di momenti di rottura violenti, nei quali il potere viene attaccato, in grande o piccola scala, in maniera più individuale o più collettiva. Tali insurrezioni destabilizzano l’ordine stabilito, l’ordine politico così come quello economico e sociale. Esse creano una breccia per dei nuovi pensieri, dei nuovi modi di intendere sé stessi e la propria vita. L’azione libera così come il pensiero libero ne vengono stimolati. Le esperienze insurrezionali trasformano l’uomo, poiché esse fanno sì che egli apprenda ad avere fiducia nelle proprie forze e nelle proprie idee. E tutto ciò è l’ossigeno necessario perché la lotta continui ad arroventarsi. 

Da due anni e mezzo ormai la rivoluzione egiziana per il pane, la libertà e la giustizia sociale cerca la sua strada. Essa è cominciata con il sollevamento contro il dittatore Mubarak, che è stato cacciato, con la violenza necessaria, dopo 40 anni di dittatura; essa ha poi continuato a battersi contro l’esercito che aveva preso il potere. Dopo un anno e mezzo di lotta contro il regime militare, per dodici mesi la rabbia degli oppressi e dei rivoluzionari si è diretta contro i nuovi potenti: l’ex presidente Morsi ed i Fratelli Mussulmani. 

Potremmo pubblicare qui una lista di tutte le proteste che hanno avuto luogo a partire dal 2011 e resteremmo a bocca spalancata dall’ammirazione ed il rispetto per l’accanito coraggio di tutte quelle persone che si avventurano sulla strada della rivolta. Evidentemente, i fatti sono importanti, ma di sicuro innanzitutto per gli individui che li hanno vissuti. Come abbiamo già detto, la rivolta trasforma l’uomo. E soltanto considerando questi fatti come esperienza vissute da individui possiamo prendervi gusto anche noi, qui, in questo contesto pacificato. Ciò ci spiega che non dobbiamo aspettare che le masse scendano, forse, nelle strade, ma che noi possiamo, qui ed ora, insorgere contro ciò che ci opprime. 

Non tracceremo un quadro di tutti i blocchi (di strade, di linee ferroviarie, di metro…), di tutti i saccheggi, scioperi, scontri, attacchi (ricordiamo soltanto di sfuggita gli attacchi al palazzo presidenziale)… Preferiamo focalizzare il nostro sguardo sulla profondità e soffermarci ancora un po’ sulle questioni dell’insurrezione e della rivoluzione. Se non ci poniamo queste domande, rischiamo di cadere nei tranelli che il potere ci ha teso. Rischiamo di leggere la rivoluzione egiziana come uno spettacolo politico, come una “opposizione” ad un potere politico, per esempio i Fratelli Mussulmani, mentre stanno succedendo cose molto più profonde. Rischiamo di non capire che quello che è successo il 30 giugno 2013 non è dipeso affatto dall’esercito o da un’opposizione politica, ma che quei bastardi hanno strappato l’insurrezione dalle mani degli oppressi in rivolta.   

Andare oltre lo spettacolo che i media ci presentano significa andare oltre i bocconi già masticati che ci rifilano. Ciò significa andare da sé alla ricerca di quello che sta succedendo, utilizzare il proprio cervello e soprattutto non dare alcuna fiducia alle parole con cui il potere ci bombarda. Chi da credito al linguaggio del potere crederà che il 30 giugno milioni di egiziani sono scesi in strada per esigere delle “elezioni presidenziali anticipate” e che l’intervento dell’esercito ha messo fine al potere politico dei Fratelli Mussulmani. Ma si tratta di un imbroglio, un grande inganno nazionalista e politico, propagato e preparato da qualche tempo. 

L’esercito non è l’amico del popolo, si tratta un’istituzione votata alla difesa dello Stato, che prende quindi le difese dell’ordine sociale. E la cosa tragica è che questo esercito, lo stesso che è stato all’origine di molti bagni di sangue quando era al potere nel 2011 e 2012, è riuscito a far credere a una gran parte della gente che è anche l’amico del popolo. Hanno fatto credere che sono stati dei generali ad aver cacciato i Fratelli Mussulmani, mentre ciò non è altro che un grande spettacolo. È il movimento rivoluzionario nelle strade, quel movimento che nell’ultimo anno ha combattuto come un leone talmente selvaggio e dai denti talmente affilati, è questo movimento che ha provocato la caduta dei Fratelli Mussulmani. Il coraggio e la tenacia dei rivoluzionari e degli oppressi in rivolta hanno fatto crescere qualcosa di grande. Era nell’aria da tempo: il potere sarebbe di nuovo caduto. La campagna politica Tamarod (una coalizione di partiti politici, all’origine dell’appello del 30 giugno) è stata lanciata nel momento propizio per strappare la rivoluzione dalle mani della piazza e trasformarla in spettacolo politico. Uno spettacolo fra partiti politici, fra presidenti, fra elezioni e parlamenti. L’esercito, fra l’altro proprietario del 40% dell’economia egiziana, ha cavalcato l’onda con un unico obiettivo: salvare lo Stato e l’ordine dalla rivoluzione sociale. 

Il 30 giugno ha segnato una nuova fase. È importante prestare attenzione a questo fatto, perché la rivoluzione è minacciata da ogni parte, in maniera grave. Innanzitutto da uno degli esercito più potenti al mondo, che chiama alla guerra civile unicamente per distrarre l’attenzione dalla rivoluzione e proteggere così le ricchezze e i privilegi dalla rabbia divoratrice della piazza. La rivoluzione si trova poi di fronte al tiro di sbarramento di una delle più potenti ideologie del mondo: quella della democrazia. La democrazia che ha come solo scopo preservare la pace fra oppressi ed oppressori. Che invita la gente ad andare a votare, a scegliere i propri oppressori, che sancisce che si può manifestare pacificamente, che trasforma tutti in pecore. E quindi: affiliamo i nostri denti di leone, facciamo un solo grande fuoco di questa nazione egiziana che ammira l’esercito, facciamo un solo grande fuoco di tutti i partiti politici e le ideologie, di tutti i leader religiosi o laici. E troviamo delle risposte alle esigenze della rivoluzione sociale. Spingiamola avanti, con audacia, con sfrontatezza, convinti. Perché soltanto la rivoluzione sociale può avvicinarci alla fine dell’oppressione.   

Ci sono anche persone che scendono in strada per opporsi all’esercito tanto quanto ai Fratelli Mussulmani, che si battono per la continuazione della rivoluzione, per le proprie rivendicazioni: pane, libertà e giustizia sociale. Che ognuno cerchi i metodi che ritiene opportuni per esprimere la sua solidarietà con questo movimento. Abbasso l’esercito, abbasso i Fratelli Mussulmani, abbasso lo Stato ed ogni potere! Erhal [letteralmente: “vattene”, slogan della rivoluzione, contro Mubarak, l’esercito, Morsi, ancora l’esercito… NdT]!

[tratto da Hors Service, n. 39, Bruxelles, 9 agosto 2013
http://journalhorsservice.blogspot.fr/]  

20 agosto 2013

ATTACCATI COSTRUTTORI DI CENTRI DI DETENZIONE (PAESI BASSI)


Il 10 Agosto sotto la copertura delle tenebre abbiamo mirato i costrutori contraenti Van Omme & De Groot per il loro coinvolgimento nella costruzione del centro di detenzione di Rotterdam. Lo slogan “Fannculo alla Deportazione!” è stato spruzzato sulle persiane delle finestre e bombe di vernice piene di generose quantità di vernice brillante sono state gettate rovinando l’elegante porta di legno degli arroganti progettisti dell’incarcerazione.
Questa azione è stata un’azione autonoma presa da noi separatamente dal No Borders Camp previsto durante la stessa settimana. È una cosa gridare “nessun confine, nessuna nazione, fermiamo la deportazione”, ma un’altra l’atto efficace di attaccare fisicamente coloro che fanno un tale inferno per l’esistenza degli immigrati. Siamo anche consapevoli del fatto che la nostra azione da sola non metterà fine ai profittatori della detenzione/espulsione, ma si tratta di una rappresaglia per coloro che sono coinvolti in tali luoghi tortuosi e che pensano di poter operare impunemente.
La nostra azione è in solidarietà con tutti coloro che abitano nei centri di detenzione nella fortezza Europa, sia essa Rotterdam, Calais, Regno Unito, Italia o Grecia. Non sarete mai dimenticati. Per coloro che fanno tali luoghi di violenza possibili, non sarete dimenticati lo stesso, conosciamo voi e quello che fate.
GEEN MENS IS ILLEGAAL (NESSUN UMANO È ILLEGALE)

19 agosto 2013

RESOCONTO DELLE ULTIME UDIENZE DEL TERZO PROCESSO ALLA CCF


Udienza 58
Questa udienza è stata interrotta di nuovo a causa dello sciopero della fame di uno dei compagni accusati che non fa parte della CCF.
Udienza 59
L’udienza è iniziata con delle tensioni. La corte spesso segna le udienze nei giorni in cui i compagni della CCF hanno le ore di colloquio in carcere. Quindi l’udienza inizia con ritardo, dato che i membri della CCF hanno chiarito che non faranno a mano delle ore di colloquio per andare in aula. Per vendetta, i giudici hanno convocato l’ispettore del carcere, al fine di fare fretta ai compagni per essere “in tempo” in aula. Appena l’hanno saputo i compagni, hanno inveito contro i giudici sottolineando che “il ricatto non passerà”, sbraitando contro il presidente della corte. I giudici hanno fatto marcia indietro sulla questione dei colloqui e l’udienza è stata nuovamente rinviata.
Udienza 60
Udienza rinviata a causa dello sciopero della fame.
Udienza 61
Il processo è continuato dopo la decisione della corte d’appello di rilasciare il compagno accusato in sciopero della fame. L’accusa in una delle dichiarazioni ha fatto riferimento al contenuto politico dei
comunicati della CCF riguardo all’invio dei pacchi bomba contro le ambasciate. Dato che c’è una confusione riguardo alla separazione tra responsabilità politica e penale, un compagno della CCF è subito intervenuto, dichiarando che i compagni della CCF supportano ogni parola e azione della Cospirazione, senza distinzioni tra politico e penale.
Udienza 62
Il processo è continuato con l’antiterrorismo che costantemente produce nuova documentazione per gli attacchi della Cospirazione avvenuti tre anni fa.
Udienza 63
In questa udienza si sono presentati gli impiegati della compagnia di consegne come testimoni dell’accusa. Nello specifico una è quello che aprì il pacco (a causa della curiosità poliziesca degli impiegati), è apparsa molto stressata (la compagnia di consegne per la quale lavora è stata attaccata con un ordigno dalla FAI qualche mese fa, come vendetta per la collaborazione). Ha testimoniato di essere stata spinta dai poliziotti dato che non ricordava molte cose e che i poliziotti l’hanno aiutata nella testimonianza scrivendone direttamente loro stessi delle parti.
Udienza 64
Nessuno dei testimoni dell’accusa convocati si è presentato. La corte ha annunciato nuove date, la presidente ha detto di avere già i biglietti per le vacanze, pertanto che c’era bisogno di una pausa di 3 settimane. A questo punto, due compagni della CCF sono intervenuti e tra le urla dirette ai giudici, hanno fatto presente i trasferimenti punitivi a loro carico con la scusa dell’interruzione del processo, il che consiste con la loro separazione in varie prigioni della Grecia.
Udienza 65
Due testimoni dell’accusa si sono presentati, dei quali uno ha testimoniato, mentre l’altro testimonierà in futuro. Il testimone ha riferito della sparatoria tra un membro della CCF e i poliziotti. Ha detto
che i proiettili volavano e quando lei è arrivata ha visto due poliziotti a terra feriti e il compagno che si teneva la gamba ferita. Secondo quanto ha detto, ciò che le ha fatto impressione fu la calma e la serietà del compagno che non parlava o urlava in confronto ai due poliziotti che, come lei ha detto, “piagnucolavano”. La descrizione dei fatti ha fatto ridere i compagni della CCF e imbarazzare i poliziotti.
Udienza 66
Questa udienza è stata breve dato che il testimone era il corriere che consegnò il pacco bomba all’ambasciata bulgara. Non ha detto altro e l’udienza prossima è stata fissata al 27 Agosto.

CCF-RUSSIA INCENDIA UN CONTAINER IN UN CANTIERE AUTOSTRADALE

A fine Luglio 2013 vicino Maikop (Adighezia) abbiamo realizzato un’azione ecologista nel cantiere dell’autostrada. Abbiamo scelto una notte senza luna per raggiungere il cantiere di questo abominio e individuato gli obiettivi: sia beni dei lavoratori-schiavi che della compagnia. Con un masso preso da una fossa vicina, abbiamo rotto una finestra e versato della benzina dentro il container mobile (assicurandoci prima dell’attacco che non ci fossero lavoratori dentro). Il resto della benzina è andato sulle ruote. Dopo la fiamma di un fiammifero ha mandato tutto all’inferno. Speriamo che la compagnia segua la sorte di questi veicoli. Il nostro ritiro è stato corredato dalle fiamme (come sempre). Nessuna guardia ci ha fermati (come sempre).
Non aspettare che ti si presenti il momento ottimale prima di passare all’attacco. Solo lo stato del conflitto permanente rafforzerà la tua personalità. Se segui il corso del tempo in attesa di raccogliere soldi e comprare della roba sofisticata per l’azione – stai inconsciamente lasciando la lotta. Nessun camuffamento o stivale stravagante realizzerà l’azione al tuo posto (anche se aiutano). Tutte le cose sono solo oggetti. Vai fuori e lotta adesso! All’inferno le lotte sindacali! La classe lavoratrice è morta cosi come la società attuale. È marcia. È in decadimento. Ancora dovremmo parlare con essa come con Lenin. Fai quello che vuoi nel modo in cui vuoi. Lotta per la tua libertà. Combattete per voi stessi. Per i vostri fratelli e sorelle. Per il futuro dei vostri figli. Nessuno vi darà la libertà tranne che ve la prendiate con la forza per voi stessi. Se adesso non è il momento di superare “la legge”, di guardare oltre agli schermi della consueta “resistenza”, allora scommettiamo che non avrete alcun coraggio quando inizierà la guerra civile. Vi auguriamo buona fortuna.
in greco, in inglese

RESOCONTO DELL'ASSEMBLEA DEL 27 GIUGNO SU CARCERE, REPRESSIONE E LOTTE DEI DETENUTI


riceviamo e diffondiamo:



Resoconto dell’assemblea del 27 giugno su carcere, repressione, lotte dei detenuti
L’assemblea ha preso il via da alcune considerazioni a carattere generale sul carcere come rapporto sociale e sull’articolazione sul territorio del dispositivo carcerario, successivamente ci si è concentrati in particolare sulla scadenza dei 20 giorni di mobilitazione proposti dal “coordinamento dei detenuti” per il mese di settembre. L’analisi e le proposte riguardati questo appuntamento specifico hanno consentito di toccare vari dei punti proposti nel testo di indizione dell’assemblea, mettendoli in relazione con un’occasione concreta.
Le occasioni di settembre: Le mobilitazioni dei detenuti all’interno di alcune carceri dovrebbero partire il 10 settembre e proseguire per una ventina di giorni di lotta. Il comunicato d’indizione della lotta lancia la proposta di uno sciopero della fame della durata di una settimana, seguito da un’altra settimana di mobilitazione per la quale la scelta delle modalità è lasciata ai detenuti delle singole carceri. È stata condivisa la necessità di approfittare del periodo estivo per divulgare il comunicato con la proposta  all’interno delle carceri, spedendolo ai detenuti con cui si hanno contatti e volantinandolo ai colloqui con i parenti dei detenuti. È stato ritenuto un passaggio fondamentale capire come viene recepita questa proposta all’interno delle varie strutture carcerarie. Più in generale è stato sottolineata l’importanza del rapporto con i detenuti per le lotte che si apriranno a settembre.
Alcune riflessioni per una rinnovata lotta all’istituzione carceraria:  Considerando che il dispositivo carcerario non è rappresentato esclusivamente dalla struttura-carcere, ma è formato da enti istituzionali che lo gestiscono ( ad esempio il D.A.P., particolarmente odiato dai detenuti), da figure giuridiche che decidono l’applicazione delle misure alternative o la concessione dei domiciliari (magistrati di sorvegliaza), da cooperative o ditte che sfruttano la manodopera carceraria, da aziende che lucrano sul vitto dei detenuti e da persone o strutture che si occupano della “sanità”nelle galere.
Sono stati portati vari esempi su come questi rapporti rendano possibile il funzionamento concreto della struttura carceraria ed  è stato ribadito che mappature locali sul funzionamento del dispositivo carcerario sono da considerarsi utili per capire nel dettaglio le dinamiche carcerarie ed il loro rapporto con la situazione locale e nazionale e per creare delle occasioni di intervento.  Percorsi di approfondimento in questo senso sono già stati intrapresi da varie realtà. In sostanza, si è cercato di uscire dall’ambito specifico delle “tipiche” forme di solidarietà ai detenuti come il presidio sotto le mura del carcere (a cui però viene riconosciuta tutta la sua importanza) per cercare di riflettere su un’opposizione più diffusa, articolata ed efficace al dispositivo carcerario, con l’obiettivo di provare a mettere i bastoni tra le ruote del meccanismo della detenzione.
Cercando di calibrare le riflessioni precedenti  sul terreno pratico dell’azione in solidarietà ai detenuti in lotta , è stato sollevato il problema di provare a raggiungere con questa lotta anche i non-detenuti, con iniziative nei quartieri delle città più toccati dal problema del carcere, visto che la funzione principale di quest’ultimo è e rimane quella della deterrenza. L’idea è di uscire dal giro stretto dei compagni che si occupano di questo ambito per far capire che il carcere non è così lontano dalla realtà quotidiana di uno sfruttato. Per riuscire a far ciò è importante avere un punto di unione fra la realtà quotidiana di un individuo ed il discorso anticarcerario. E’ stato affrontato l’esempio dell’utilizzo degli psicofarmaci come strumento di oppressione sia all’interno che all’esterno delle mura carcerarie, inoltre è uscita la proposta di affrontare la discussione su “donne e carcere” da un’angolazione femminista. Si è inoltre valutato che per le nostre possibilità può essere più efficace e incisivo coordinare all’interno di una stessa giornata presenze di vario tipo in alcune città in cui la mobilitazione dei detenuti avesse un’adesione ed un’intensità particolarmente significative, piuttosto che concentrarci sulla costruzione di un corteo nazionale (proposta presente nel comunicato del Coordinamento dei detenuti. La decisione di eventuali iniziative comuni è stata rimandataa quando si avrà un’idea più chiara della situazione dentro le carceri e dell’adesione alla mobilitazione. Si è ribadita l’importanza di mettere in campo, al di là delle chiamate che necessitano della presenza di compagni da più città, una molteplicità di iniziative locali che diano sostanza e diffusione sul territorio ai percorsi di solidarietà e che siano progettate sulla base delle caratteristiche delle singole situazioni locali.
Alcune proposte pratiche:  Ribadita l’importanza del mese di settembre per una rinnovata lotta all’istituzione carceraria, considerando che la situazione che si sta creando all’interno delle carceri non si presentava da tantissimi anni, si è provato a ragionare su alcune proposte di intervento pratico: approfittare di quello che rimane del periodo estivo per far circolare il più possibile la proposta di lotta a settembre fra i detenuti e i loro parenti o familiari, far uscire un manifesto comune (in fase di condivisione) tra varie città sulla mobilitazione dei detenuti, ritrovarsi in vista della mobilitazione di settembre per condividere idee e proposte, contattare le varie trasmissioni radio sul carcere in modo che diano supporto e facciano circolare le notizie relative alla lotta, mantenere “libero” il weekend del 20 - 21 – 22 settembre per coordinare iniziative a livello nazionale. Inoltre sono stati ricordati i presidi in programma sotto il carcere di Tolmezzo e di Udine indicativamente per la metà di agosto, oltre che il processo a Maurizio Alfieri e Valerio Crivello che si terrà il 7 ottobre a Udine. Infine si è ritenuto opportuno spostare l’assemblea nazionale su carcere e repressione proposta dall’Assemblea contro carcere e CIE della Lombardia da metà settembre alla seconda metà di ottobre, in modo tale da rincontrarsi dopo le varie scadenze dei prossimi due mesi (lo sciopero dei detenuti, il processo a Valerio e Maurizio, le giornate in solidarietà con gli arrestati per il 25 ottobre, il processo a Nicola e Alfredo, la ripresa del processo dell’operazione Outlaw).
Si è sottolineata  l’importanza di incontrarsi fra i vari individui e varie realtà che hanno intenzione di solidarizzare con le mobilitazioni dei detenuti e di rinnovare  la lotta contro il carcere e la società che lo crea, di confrontarsi su come sostenere le mobilitazioni nelle carceri sul proprio territorio e di proporre iniziative comuni.

Compagni e compagne presenti all’assemblea
 

OPERAZIONE THOR: NOTIFICA DELLA CHIUSURA DELLE INDAGINI

riceviamo e diffondiamo:

Oggi, 14 Agosto 2013, è stata notificata la chiusura delle indagini
preliminari in riferimento all'Operazione Thor portata avanti della
Procura di Bologna dai pm Antonio Guastapane e Antonella Scandellari. Sei
in tutto i/le compagni/e indagati/e, con l'aggiunta dei compagni Stefano
Fosco (attualmente prigioniero nel carcere di Ferrara per l'operazione
"Ardire") e Giuseppe Lo Turco (i quali, ad Agosto 2012, non risultavano
indagati per questi fatti). Forse cosi si potrebbe spiegare la "visita
informale" ricevuta nel carcere di Ferrare dai due compagni a metà Aprile
2013, proprio da personale della ps di Ravenna. Visita finita chiaramente
con un buco nell'acqua da parte degli sbirri.

Il reato contestato a tutti gli indagati è il sempre presente 270bis, in
merito alla costituzione di un presunto gruppo aderente alla FAI/FRI. Poi
ad alcuni vengono contestati episodi specifici, tra cui:
- La distruzione di un bancomat Unicredit a Ravenna (21 Settembre 2011) /
rivendicazione ->
http://culmine.noblogs.org/2011/09/24/esit-ravenna-italia-atacada-una-caja-continua-en-solidaridad-con-luciano-tortuga/
- Il danneggiamento di una decina di veicoli (di ENI, CMC, suv di lusso
ecc) a Ravenna (19-20 Novembre 2011) / rivendicazione ->
http://www.informa-azione.info/ravenna_danneggiate_automobili
Solidarietà ai/alle compagni/e indagati/e!

RADIOCANE: VALLANZASCA REMASTERED


VALLANZASCA REMASTERED

Realizzata con mezzi di fortuna durante il primo periodo in cui Renato
Vallanzasca ha potuto beneficiare del permesso di lavoro esterno al
carcere dopo più di 35 anni di carcere (nel 2010) , ne riproponiamo
ora una versione rimasterizzata con alcuni miglioramenti sulla
qualità dell’audio ma lasciandola inalterata in tutto il resto.

Nella prima e nella seconda parte: l’infanzia nei quartieri popolari
di Lambrate e Giambellino, l’attrazione verso la malavita e le sue
regole, un incontro con il movimento del 68, considerazioni su carcere
e guerra sociale degli anni 70, “dall’altra parte della
barricata” ovvero Vallanzasca derubato e infine impressioni sulla
Milano di oggi

ascolta il contributo:

http://www.radiocane.info/vallanzasca-remastered/

LIBERTA' PER GIOBBE-LIBERTA' PER TUTTE E TUTTI




LIBERTÀ PER GIOBBE.
LIBERTÀ PER TUTTE E TUTTI.
Martedì 13 agosto, verso le 19, il nostro compagno Giobbe, è stato 
arrestato su mandato della Procura di Torino (i soliti p.m. Rinaudo e 
Padalino), mentre si trovava in casa propria a Dumenza. La casa è stata 
perquisita dalla Digos di Torino e di Varese. Sono stati sequestrati due 
pc, materiale stampato, appunti personali, una maglietta No TAV, un 
foulard da ciclismo. I reati per cui è indagato, in concorso con altri, 
sono: tentata rapina, sequestro di persona, violenza e minacce contro 
pubblico ufficiale, resistenza a pubblico ufficiale. L’episodio, 
risalente al novembre 2012, riguarda un poliziotto che scattava 
fotografie a Chiomonte (Val Susa). Per gli stessi fatti sono indagati 
altri due No TAV.
Ora si trova nel carcere di Torino.
Giobbe è un anarchico ed è fra quelli che più generosamente partecipano 
alle lotte contro il Treno ad Alta Velocità in Val Susa e non solo. 
Proprio dai comitati popolari che animano i presidi e le assemblee della 
“valle che resiste” sono giunti infatti i primi messaggi e comunicati 
solidarietà.
Anche in provincia di Varese è sempre presente, insieme a tutti noi, 
nelle lotte contro le grandi opere che distruggono il territorio, contro 
il razzismo, per gli spazi sociali autogestiti, contro l’orribile 
assassinio di Giuseppe Uva avvenuto a Varese nel 2008, in seguito ad un 
fermo effettuato da carabinieri e polizia.
Quindi per noi Giobbe non è né colpevole né innocente, ma un compagno 
che lotta da sempre in prima persona contro le devastazioni ambientali e 
sociali.
In questo momento di crisi, in cui il rischio di esplosione di 
conflitti sociali si fa sempre più alto, arrestando chi lotta lo Stato 
spera di criminalizzare e indebolire il movimento.

IL MOVIMENTO NON SI ARRESTA.
LIBERTÀ PER GIOBBE. LIBERTÀ PER TUTTE E TUTTI.

A SARÀ DURA! (PER LORO)

_Kinesis - Tradate_
_Anarchiche e anarchici del Varesotto_
_TeLOS squat - Saronno_
_Assemblea popolare No Elcon_
_Collettivo Ultimi Mohicani - Gallarate_

12 agosto 2013

CENSURA ALL'AS2 DI FERRARA (III PARTE) - SCRITTI DI NICOLA




riceviamo e diffondiamo:
Censura nell’ AS2 di Ferrara- Terza parte
Quelli che seguono sono  i due scritti di Nicola censurati e trattenuti  dall’ amministrazione penitenziaria   , il secondo in particolare, è quello che ha provocato  il procedimento per tentata istigazione a delinquere ai danni di Nicola ,citando integralmente l’ ineguagliabile prosa giudiziaria” .per aver compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco a istigare appartenenti a organizzazioni anarchiche a compiere atti violenti  con finalità di terrorismo in particolare , utilizzando la corrispondenza di Sergio Stefani , anch’egli detenuto presso la casa circondariale di  Ferrara ,invitava a seguire l’ esempio degli appartenenti alle cellule di fuoco Fai/Fri  greche che nel giugno 2013 hanno ”fatto saltare  in aria la macchina del direttore del carcere di Korydallos  ad Atene ”e indicando come obiettivo il direttore della Casa Circondariale di Ferrara (“informiamoci su dove  parcheggia il direttore e agiamo di conseguenza” )Fatto non verificatosi in quanto la missiva era fatta oggetto di censura in Ferrara nel giugno 2013” In data 29 luglio è stata poi ufficialmente disposta la censura della corrispondenza di Sergio e  Stefano. Per informazioni ed aggiornamenti  nidieunimaitres@gmail.com------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
  UN CONTRIBUTO PER L’ INCONTRO DEL  3 AGOSTO ALLA RIOTTOSA
Care compagne e  cari compagni , ho saputo con piacere degli incontri che si stanno tenendo per organizzare una presenza solidale in occasione del nostro processo. Vi invio questo scritto, anche se non pensato specificatamente per tali riunioni, ma penso che possa dare degli ulteriori  spunti per la discussione. Sia  Alfredo che io abbiamo trovato molto interessante che il documento “A testa alta” , che introduce gli incontri, non sia strettamente incentrato sul nostro caso, ma “usi” questo specifico episodio repressivo per tornare a discutere di temi importanti, quali la solidarietà rivoluzionaria , l’ azione anarchica ,il rapporto con le lotte sociali, ecc., di cui, purtroppo, ultimamente si ragiona , o meglio ,non si ragiona che per frasi fatte. Noi non possiamo che augurarci che tutte queste discussioni non perdano mai di vista l’ aspetto pratico della lotta anarchica, crediamo che tutti i ragionamenti debbano essere indirizzati a rendere più incisiva e concreta la nostra azione. In merito a quello di cui siamo accusati , il ferimento dell’ A.D.di Ansaldo Nucleare, ci pronunceremo più avanti quando inizierà il processo il 30 ottobre. Forza compagni c’è un intero mondo da demolire !Viva la nuova anarchia!
                                                    Nicola Gai
23/07/2013  Ferrara


                                                                                                        Ferrara, giugno 2013
SULLA LOTTA ANTICARCERARIA
Da qualche tempo è evidente come sia tornata alla ribalta  la lotta  anticarceraria , nuove figure di “ribelli sociali “ vengono spinte sul palcoscenico dal movimento   allora si ricomincia: manifestazioni, presidi e proposte di bollettini per dare spazio alle lamentazioni che vengono dalle segrete di stato.  Niente di nuovo all’ orizzonte, ciclicamente la trottola ,cui troppo sovente somiglia il nostro movimento ,rimbalza su di un diverso aspetto di questo mondo di merda e si rimette a girare. L’ interesse dei compagni si ridesta , si dà vita ad assemblee in cui si sostiene che bisogna approfondire l’ argomento, capire quello che succede nei luoghi di tortura…e qual’ è il risultato? Si decide di andare a volantinare ai familiari dei detenuti nei giorni di colloquio e si organizza un presidio che sicuramente sarà un successo , in quanto i prigionieri ”risponderanno” numerosi ed entusiasti. A dir la verità ultimamente , si è aggiunto al solito copione un nuovo atto ,a dir poco sconcertante :un presidio “determinato e comunicativo” sotto il ministero di Giustizia a Roma. Per quanto ci abbia pensato non sono riuscito a capire  cosa ci facciano degli anarchici, incazzati per i pestaggi avvenuti nel carcere  di Tolmezzo , sotto il ministero se non sono lì per dargli fuoco.
 Per quanto il carcere sia un problema permanente, le” mobilitazioni “ contro di esso sono episodi che durano finché  l’ attenzione dei compagni non è richiamata da qualche altra’’ emergenza’’. O finché l’ oggetto delle nostre attenzioni(il ribelle sociale, il proletario recluso, ecc.) non cerca un interlocutore , più o meno istituzionale, che ritiene più adatto a soddisfare le sue necessità. Le mie considerazioni, ci tengo a chiarirlo non sono dettate da  qualsivoglia  astio personale o  pretesa di particolare competenza del settore, ma dal semplice dato anagrafico :ho partecipato a diverse ondate di lotta anticarceraria , tutte nate con premesse simili e  smorzatesi nello stesso modo .Mi ricordo molto bene la lotta degli ergastolani, anche in quel caso entusiasmo, assemblee, presidi, un bollettino anticarcerario ,poi i protagonisti della protesta, spesso  dipinti come ribelli indomiti ,decidono di sospendere lo sciopero  della fame ed i percorrere strade più istituzionali per risolvere il loro problema :fine di tutto e si riparte con un ‘ altra lotta. Penso che sia necessario fermarsi a riflettere sul perché ciclicamente si ripresentino le stesse  situazioni , sempre simili negli esiti. Perché non riusciamo a dare maggior continuità ed incisività al nostro agire? Sono certo che dobbiamo smetterla di farci trasportare dall’ emotività ,dall’ emergenza del momento. Giochiamo troppo spesso in difesa, sembra quasi che il compito degli anarchici sia quello di risolvere i problemi dell’ ”oggetto” rivoluzionario di turno :carcerati, immigrati, sfruttati, ecc. Sono convinto che gli anarchici debbano “ semplicemente “  attaccare, ognuno con i propri metodi e tempi, cercando di vivere la […..], la gioia della distruzione senza cercare il “consenso” fra gli sfruttati di turno. A questo punto qualcuno potrebbe farmi notare che  le mie sono enunciazioni di principio, da tutti condivisibili, ma praticamente cosa propongo di fare? Prendiamo spunto da quanto  accade attorno a noi  .Il carcere è una tale mostruosità che non abbiamo bisogno di conoscere ogni singolo sopruso che vi venga commesso per sapere che vada distrutto. Non impelaghiamoci in più o meno approfonditi studi sulle trasformazioni dell’ apparato carcerario, facciamo come i compagni greci della Cospirazione delle cellule di fuoco-Fai/Fri- Bande della Coscienza- Fai/Irf Cellula Sole-Baleno *:informiamoci su dove parcheggia il direttore ed agiamo di conseguenza .Imitiamo i compagni cileni della Cellula antiautoritaria insurrezionale -”Panagiotis Argirou”-Fai/Irf che il 12 maggio hanno colpito l’Associazione nazionale dei funzionari penitenziari a Santiago del Cile .Oppure prendiamo spunto dagli anonimi compagni che a Trento, alcuni mesi fa,hanno dato fuoco agli automezzi di una ditta che specula sul sopravvitto dei detenuti.
Se siamo tutti concordi che non ci sia niente di più bello  che un carcere che bruci,armiamo i nostri desideri e diamoci da fare.
                                          Nicola Gai
*Ai primi di giugno è stata fatta saltare in aria la macchina del direttore del carcere di Korydallos ad Atene. Tale azione è stata la prima del “Progetto Fenice”, è stata poi seguita dall’ attacco contro l’ auto di un secondino del carcere di Nafplio, sempre in Grecia, ad opera dei compagni della Cospirazione Internazionale per la vendetta-Fai/Fri.Il progetto Fenice ha avuto un  ulteriore seguito con due azioni, in Indonesia e, nuovamente in Grecia.