29 dicembre 2014

CALENDARIO 015 - LABORATORIO ANARCHICO LA*ZONA

PIRATE FOREVER! FASCIST NEVER!

Finalmente è uscito il calendario Benefit 015 del Laboratorio Anarchico LA*ZONA!
Per chi fosse interessato/a ci scriva alla nostra mail o passi direttamente allo spazio in via bonomelli 9  a Bergamo.

CONTENTI/E DI NON AVER POTERE, FELICI DI DISTRUGGERE QUELLO DEGLI/LLE ALTRI/E!

La Zona è un laboratorio anarchico ed autogestito. Di conseguenza si riconosce nei valori dell'antiautoritarismo, dell'antisessismo e dell'antifascismo.
Spazia al di fuori delle logiche istituzionali e di mercato, si propone di essere un luogo di interscambio per iniziative politico-artistico-culturali, come quelle inerenti alle lotte ecologiste e di contrapposizione al controllo sociale, aperto all'espressività di ogni individualità o collettività. Posto nel cuore della città di Bergamo, cerca di essere in contatto con le variegate realtà cittadine e non, che condividono un rapporto conflittuale con le istituzioni e con il sistema esistente, in piena sintonia con il consenso partecipativo come pratica non rappresentativa.

Laboratorio Anarchico LA*ZONA
via bonomelli 9 BG

Lunedì ore 20.00 Assemblea di autogestione
Durante tutti i giorni di apertura e durante le iniziative è accessibile lo spazio informatico CopyRiot, il Laboratorio di Serigrafia ed è consultabile La Biblioteca Autogestita.

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*Il NeroVeleno*
Controinformazione anarchica



27 dicembre 2014


Sette degli undici arrestati nel corso dell’operazione anti-anarchica denominata “Pandora” sono stati trasferiti in carcere.
Cassa di solidarietà per sostenere compagn* arrestat* a Madrid e Barcellona:
ES68 3025 0001 19 1433523907 (Caixa d’Enginyers)
Tag in spagnolo | Per maggiori informazioni, contattare: solidaridadylucha@riseup.net

CHIARA, MATTIA, CLAUDIO E NICCO AI DOMICILIARI

In attesa di maggiori dettagli apprendiamo che Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, in carcere dallo scorso 9 dicembre per l'attacco No Tav al cantiere di Chiomonte e recentemente prosciolti dall'accusa di terrorismo nella sentenza di primo grado, sono stati trasferiti ai domiciliari con tutte le restrizioni.

Liberta per tutti e tutte!
Francesco, Lucio e Graziano liberi!
Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò nelle strade!

da informa-azione.info

SPAGNA: OPERAZIONE PANDORA-INDIRIZZI PER SCRIVERE AI/LLE COMPAGN* DETENUT*


-Lisa Sandra Dorfer
C. P. Madrid VII - Estremera
Ctra. M-241
28595 Estremera
Madrid
España


-Alba Gracia Martínez
-Noemí Cuadrado Carvajal
-Anna Hernandez del Blanco
C. P. Madrid V -  Soto del Real
Carretera M-609, Km 3,5
28791 Soto del Real
Madrid
España

Enrique Balaguer Pérez
C. P. Madrid VI - Aranjuez
Ctra. Nacional 400, Km. 28
28300 Aranjuez
Madrid
España

David Juan Fernández
C. P. Madrid III - Valdemoro
Ctra. Pinto-San Martín de la Vega, km. 4,5
28340 Valdemoro
Madrid
España

Una compagna chiede che il suo nome e indirizzo non vengano per il momento diffusi.
Nei prossimi giorni potrebbero esservi dei traferimenti, nel caso aggiorneremo i contatti per scrivere ai compas.

ITALIA-SPAGNA: RIFLESSIONI SULLA REPRESSIONE

Riceviamo e diffondiamo:
RIFLESSIONI SULLA REPRESSIONE                         

Il torturatore è un funzionario.
Il dittatore è un funzionario.
Burocrati armati, che perdono il loro impiego se non eseguono con efficienza il loro compito.
Non sono mostri straordinari.
Non gli regaleremo una simile grandezza.
                                                                                                                             Eduardo Galeano


A Francesco, Graziano e Lucio, già in carcere dall’11 luglio accusati per il sabotaggio nella notte tra il 13 e il 14 di maggio di 2013, nella mattinata del 9 di dicembre è stato consegnato un nuovo mandato di cattura con l’accusa di attentato alla vita umana (art. 280), fabbricazione di armi da guerra (art. 280 bis) e l’aggravante di finalità terroristica (art. 270 sexies), ovvero le stesse accuse già contestate a Claudio, Chiara, Mattia e Niccolò. Nell’occasione hanno subito la perquisizione delle celle con relativo sequestro di vario materiale cartaceo. Ad alcuni di loro sono stati immediatamente bloccati i colloqui e Lucio si trova in isolamento. Dopo la sentenza di primo grado ai quattro, per loro l'accusa di terrorismo è decaduta, in quanto il fatto non sussiste. Ma il terrorismo rimane a Francesco, Graziano e Lucio. Lucio rimane in isolamento nel carcere di Busto Arsizio ed il trasferimento sarà a breve, mentre Francesco e Graziano sono stati trasferiti a Ferrara in AS2, dove hanno il divieto d'incontro tra loro e con tutti gli altri compagni della sezione, quindi in isolamento. Successivamente i compagni hanno riottenuto l'aria in comune.
Nello stesso momento in Spagna, dopo alcuni giorni dall'approvazione della legge Mordazza, inizia un'operazione repressiva denominata Pandora, contro il “terrorismo anarchico”. Attualmente delle 11 persone arrestate inizialmente, sette rimangono agli  arresti.

L’apparato giudiziario è un teatro fatto di carta ma protetto da una forte corazza che prende forma a seconda dei suoi interessi. Le sue leggi, manganellate e sentenze ci colpiscono in diversi livelli e in diverse forme.
Una delle molteplici finalità della repressione è rompere e spersonalizzare l’identità individuale e collettiva. L’identità ci aiuta a sostenere le idee, la sicurezza emozionale e quindi la nostra capacità di azione e reazione, dandoci consapevolezza delle svariate situazioni ed il nostro ruolo in esse. Proprio per questo é necessario condividere le reazioni personali ed elaborarle collettivamente nei gruppi di affinità per trasformarle in forza collettiva. Tutte e tutti abbiamo bisogno di affetti, luce, ombre, calore, valvole di sfogo, cura e conflitto.
Quando una persona viene arrestata la frustrazione e l’impotenza che ci invadono non sono facili da gestire, ci vogliono disorganizzati, passivi, distanti da chi è dentro. É di fondamentale importanza trasformare quei sentimenti in un dialogo attivo con chi sta dentro. Questa costante guerra ci fa male, è un dito nella piaga, ma dobbiamo usarla per creare ponti tra chi è nella gabbia piccola e opprimente del carcere e chi é nella gabbia grande e apparentemente confortevole che è la società.
Che la rabbia sia il carburante delle nostre azioni ma anche occasione per riflettere creando momenti di intimità, fiducia, convivialità, bruciando le paure che ci frenano. 
Condividere analisi e sentimenti con chi ha già vissuto situazioni repressive, aiuta a costruire e rafforzare la lotta, la solidarietà, noi stessi.
Accettare il linguaggio del dominio, la sua violenza fisica e psichica, nel personale e nel sociale, altera i nostri valori rischiando di farli sparire ed inglobarci nel sistema.
È allora importante partire dalle esperienze traumatiche che derivano dalla repressione per elaborare modi per affrontarle, per esempio potenziando i processi di mutuo-appoggio, ricostruendo la rete dei gruppi sociali, la memoria, dando priorità al senso comunitario. Tutto ciò è un percorso non facile ma non impossibile.
Per questo è necessario affrontare la repressione e gli effetti che ha sulle nostre vite, in maniera collettiva, per creare consapevolezza e strumenti che possano darci forza.

                                                                                                               Alcune compagne


Per scrivere ai compagni:

Graziano Mazzarelli
Francesco Sala

Lucio Alberti
C.C. via Arginone, 327 – 44122 Ferrara (FE)

24 dicembre 2014


CAPODANNO AL PIRATEZONE!
Benefit di Autofinanziamento
CENA + CONCERTO + DJSET

dalle 19.30 CENA VEGAN

dalle 22.00 CONCERTO DI CAPODANNO CON:

-TUTAN COME ON
stoner-punk-rock-duo, Gasteiz- Euskal Herria
-VIVA BAZOOKA
punk duo stumentale, Euskal Herria & Paraguay
-BEHIND THE MIRROR
metal punk HxC di Massagno, Svizzera
-ECO
punk hardcore da Saronno
-BAGLIO
HC rap dalla Sardegna!

a MEZZANOTTE...STAPPIAMO GLI SPUMANTI!
e a seguire DJSET TRASH!

@ Lab. Anarchico La*Zona
via Bonomelli, 9, BG
lab.lazona@gmail.com

22 dicembre 2014

IL RIARMO CONTROINSURREZIONALE DELL'EU - TRADUZIONE DI M. CAMENISCH


riceviamo e diffondiamo:

IL RIARMO CONTROINSURREZIONALE DELL’EU e le esercitazioni per i futuri interventi internazionali contro blocchi, manifestazioni non autorizzate, ecc.

Il centro per l’esercitazione al combattimento (CEC, 23’000 ettari) del Heer (esercito) nella brughiera di Colbitz-Lentzling della regione Altmark, nel nord del Land Sassonia-Anhalt della Repubblica Federale Tedesca, è la struttura centrale per la formazione della Bundeswehr ( l’esercito federale), dove ogni militare tedeschx previstx per le missioni all’estero passano due settimane d’addestramento conclusivo. Il campo è munito di complessi sistemi di simulazione (per es. per sparare con i laser sui nemici, ancora immaginari, in Afganistan…). Poiché manca la simulazione dei scenari collocati, come negli ultimi anni, sempre di più nelle aree urbane, nel CEC stanno costruendo un’intera città per addestrare il personale militare per il combattimento casa per casa, strada per strada. Per circa 100 milioni di euro sarà la città-addestramento più grande d’Europa ed è costruita su 6 km2 con tanto di canalizzazione, metropolitana, centrale idrica ed elettrica, zona industriale, quartiere diplomatico, baraccopoli, centro commerciale, campo sportivo, area boschiva e moschea occasionalmente convertibile in chiesa. Questo perché prevedono che nel 2035 il 60% della popolazione mondiale vivrà nelle città e fino al 2070 addirittura il 70% e che’ si dovrebbe ipotizzare interventi urbani sempre più frequenti della Bundeswehr.
Ma già oggi il CEC è affittato regolarmente dai partner NATO ed EU per delle esercitazioni congiunte dei vari eserciti europei. Che in futuro saranno intensificate per le forze militari e di polizia strutturate militarmente dei vari paesi.
Ormai è da tanto tempo che stanno formando delle unità militari e di polizia specializzate nell’intervento internazionale contro ogni espressione insurrezionale. Dopo i disordini del 1998 in Bosnia-Herzegowina (sotto amministrazione ONU), gli. USA ordinarono ai carabinieri italiani di formare una truppa di gendarmeria internazionale capace di “mantenere l’ordine pubblico”, vale a dire di mantenere sotto controllo la popolazione in zone di guerra o post-guerra, e si formò la prima unità multinazionale specializzata (MPU) impiegata nell’ambito delle “forze di stabilizzazione” della NATO.
Sempre sotto comando USA ma in base ad un trattato internazionale stipulato nel 2004 dai capi di Stato che parteciparono al G8 di Sea lsland, nel 2005 fu installato il centro di competenza per le unità di stabilizzazione (Coespu) con sede a Vicenza nella caserma dei carabinieri Armando Chinotto, sprovvista però di un grande campo di addestramento tipo CEC.
Secondo il direttore del Coespu, il generale dei carabinieri Paolo Nardone, si tratta piuttosto di un centro di formazione che concentra e trasmette delle competenze con seminari e convegni e compone delle «robuste forze di polizia per le missioni internazionali di pace», vale a dire forze di gendarmeria formate sul modello dei carabinieri italiani, cioè unità ibride con competenze militari e di polizia munite d’armi pesanti ma anche “non letali” che possono operare sotto comando sia militare sia civile.

Interventi all’estero
Obiettivo primario delle formazioni Coespu sono le capacità di controllo degli assembramenti umani e di contrasto ai tumulti: i poliziotti di stabilizzazione, dice un rapporto di seminario, devono essere capaci di gestire i disturbi dell’ordine pubblico, la vigilanza dell’infrastruttura sensibile, le scorte delle persone importanti, la lotta al terrorismo e contro le rivolte, di sgomberare barricate e di addestrare la polizia locale nelle tecniche contro-insurrezionali. Nello stesso documento si chiede la stessa formazione anche per le forze militari ed infatti è ormai consueto che lx militari NATO nei loro luoghi di dispiegamento si addestrino in tal senso.
E nell’EU? Nel 2001, due settimane dopo la sanguinaria repressione della rivolta contro il G8 di Genova, l’allora ministro degli interni tedesco Otto Schily (il classico ravaniello, fuori rosso-verde e dentro bianco che da “compagno” si ricicla… Hitler e Mussolini docet!) in un’intervista chiese a gran voce la formazione di una polizia internazionale ed in seguito fu rafforzata la cooperazione tra le polizie europee, ed anzitutto tra le forze speciali europee addette al “mantenimento dell’ordine pubblico”. E se nei vertici EU continuano a discutere il, progetto di una polizia speciale europea sembra che lo facciano piuttosto per dissimulare che tale forza di polizia è già una realtà!
Clausola di solidarietà UE
L’articolo 222 dei trattati EU di Lisbona prevede che gli Stati affiliati s’impegnano al mutuo soccorso in caso d’emergenza. In caso di “attentato terroristico o di calamità naturale o di una catastrofe provocata dall’uomo”, l’unione può mobilitare “tutti i mezzi di cui dispone, incluso i mezzi militari messi a disposizione dagli Stati affiliati”.
La rappresentante per gli affari esteri e per la politica di sicurezza dell’Unione Europea, Catherine Ashton, e la commissione europea nel 2012 hanno precisato che questa clausola di solidarietà entra in vigore se si tratta di “vite umane, dell’ambiente, delle infrastrutture critiche o funzioni sociali essenziali”. L’evento potrebbe avere le sue origini da “una catastrofe naturale o provocata dall’uomo o da attentati terroristici”. È definita come catastrofe ogni situazione “che ha o può avere degli effetti nocivi per le persone, l’ambiente o le proprietà”. Una definizione molto larga, che include anche gli scioperi e le insurrezioni.

Eurogendfor
Ecco la cooperazione tra vari Stati UE: nel 2004, Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Paesi Bassi con la formuletta di una dichiarazione d’intenti come per magia esibirono la European Gendarmerie Force (Eurogendfor), un’aggregazione informale di unità di polizia provenienti dagli Stati firmatari. Dal 2008 vi appartiene anche la Jandarmaria Romana rumena; la gendarmeria turca ha uno status da osservatore, quella polacca e lituana sono considerate come partner. In caso d’impiego, entro trenta giorni deve essere formata un’unità di 800 effettivi; il personale di polizia è fornito dagli Stati affiliati. L’indirizzo degli allenamenti congiunti come anche l’organizzazione e la direzione competono ad un quartier generale insediato nella stessa caserma a Vicenza che ospita anche la Coespu.
Eurogendfor è stata impiegata sinora solo in Bosnia ed Erzegovina, Afganistan e Haiti. Secondò il portavoce di Eurogendfor, Armando Sisinni, il dispiegamento della gendarmeria europea sarebbe previsto solo per dei paesi esterni all’Unione. Eurogendfor è fuori da ogni controllo parlamentare. Sottostà solo ad un consiglio di ministri degli interni e della difesa degli Stati affiliati. Chi può impedire a questo consiglio d’inviare, quando ritenuto opportuno, i gendarmi europei in un paese dell’UE? In fondo il come, quando e dove s’impiegano delle forze armate e delle unità di polizia dipende dalla volontà politica e la clausola di solidarietà del trattato di Lisbona può giustificare tale impiego. Ed ecco che la UE in caso di tumulti dispone della facoltà d’inviare nei paesi dell’UE, sia forze speciali di polizia sia militari con l’ultimo tocco ottenuto per esempio nel CEC.
Per ora pare che i governi europei si limitino al rafforzamento della cooperazione di polizia negli ambiti “controllo degli assembramenti umani” e “contrasto ai tumulti”. Su richiesta al governo federale da parte della frazione della Die Linke (La Sinistra) si apprende che tra il 2010 ed il 2013 già solo la polizia federale tedesca svolgeva 73 esercitazioni congiunte con altre forze di sicurezza estere. Risulta insolita la gran frequenza d’esercitazioni per le situazioni d’occupazioni di case e di manifestazioni.
Alcuni esempi: giugno 2012, a Beyreuth, agenti di polizia tedeschi e austriaci si preparano per lo scenario “occupazione di case, perquisizioni di case, tiro, catastrofe naturale, nuoto e salvataggio, scorte”; fine novembre 2012, forze di polizia tedesche, belghe e lussemburghesi si esercitarono per lo “sgombero blocchi”; il 10 ottobre 2013, a Quierschied-Göttelborn nel Saarland, esercitazioni anti-manifestazione con una centuria della celere della polizia del Saarland, una della Gendarmerie mobile francese ed una centuria delle Compagnies Républicaines de Sécurité.
Secondo un’informazione data dal governo federale il 13 febbraio 2014, si esercitava l’azione di polizia contro una demo con manifestazione intermedia e conclusiva come nelle cd giornate di azione Blockupy.
Vuole dire che si preparano a contrastare una manifestazione a livello europeo contro la gestione politica della crisi.
Blockupy è quell’alleanza di criticx della globalizzazione, di sindacalistx e d’attivistx di sinistra che si è formata già nel 2012 per protestare, a Francoforte, am Main presso la sede della BCE, contro la gestione politica della crisi attuata dalla Troika - Banca Centrale Europea (BCE), commissione UE e fondo monetario internazionale. Con lo slogan «Austerity kills» (L’austerità uccide) l’alleanza prevede di bloccare anche l’inaugurazione della nuova sede BCE, prevista nel 2015.
Uno scenario che non può non terrorizzare l’establishment di Bruxelles...


Riassunto-traduzione di Marco Camenish, 20 novembre 2014 
Dall’ articolo di Aureliana Sorrento della rubrica “internazionale” della Woz n. 47

MESSICO: LETTERA DI FERNANDO BARCENAS DAL RECLUSORIO NORTE

riceviamo e diffondiamo:

È già passato un anno da quando Fernando Barcenas è stato arrestato a Città del Messico, in seguito a una manifestazione contro l’aumento della tariffa della metropolitana (il costo aumentò repentinamente da 3 a 5 pesos messicani, in un paese dove ricordiamo che il salario minimo è fermo sui 60 pesos giornalieri, meno di 5 dollari, e dove la estensione dell’enorme città-mostro obbliga migliaia di persone a spostarsi da un lato all’altro continuamente).
Alla fine di quella marcia del 15 dicembre 2013 fu lanciata una molotov contro l’enorme albero di natale della Coca Cola che bruciò per la gioia generale, illuminando quella notte su due delle arterie principali della città, Reforma e Insurgentes.
In seguito vennero detenute tre persone tra cui Fernando, mentre le altre due vennero scarcerate in quanto minori d’età. Il passato 11 dicembre Fernando viene condannato a 5 anni e 9 mesi, con l’accusa di attacco alla pace pubblica e associazione a delinquere.
 Quella che segue è una lettera scritta da Fernando a un anno dalla detenzione.
 15 dicembre 2014
Agli spiriti liberi e ribelli
Agli/alle oppressx e marginatx
Alla gente in generale
Oggi ho compiuto ufficialmente un anno di carcere; il 10 dicembre 2014 sono stato condannato a cinque anni e nove mesi di carcere con l’accusa di attacchi alla pace pubblica e associazione a delinquere; queste accuse sono state argomentate con nient’altro che semplici supposizioni e senza prove reali che accertino la mia colpevolezza. Per quel che riguarda il reato di associazione a delinquere, l’unica cosa che sostiene l’accusa è che portavo con me materiale di protesta e rivendicazione anarchica, rendendo chiaro che questa è una criminalizzazione ideologica, che tende a diffamare e screditare le idee anarchiche e libertarie.
Storicamente, in tutte le epoche vengono occultate una serie di idee, pensieri e informazioni in generale, che non sono permesse essere pensate dagli individui di tale società. Tuttavia ci sono sempre persone e individui che ci rifiutiamo di essere allineatx e che, non conformi con ciò che è permesso di fare, essere e di pensare, abbiamo deciso di rischiare la nostra vita alla ricerca di una libertà autentica.
E quando abbiamo affrontato i mali sociali, prodotti della gerarchia, ci hanno chiamati autori del disordine e ci hanno mandato a popolare le prigioni.
Senza dubbio la ribellione non finisce in carcere, è proprio in carcere dove il ribelle si determina completamente e ogni dubbio e contraddizione che poteva esserci nei suoi pensieri si dissipa, finisce per rafforzarsi e diventa ideologicamente più forte. Entrando in carcere termina un ciclo di lotta per iniziarne uno nuovo, ma questa volta più radicale, contundente e completo.
Che cadano i muri e che libertà continui il suo corso inesorabile, finché non saremo tuttx liberx!
Fernando Barcenas

CITTA' DEL MESSICO: LETTERA DAL CARCERE DI CARLOS LOPEZ "CHIVO" DAL RECLUSORIO ORIENTE


riceviamo e diffondiamo:


Sul conflitto in Messico e una critica all’ambiente anarchico. 

Attualmente è un periodo di forte tensione in parte del paese, il malcontento che individui e gruppi hanno contro lo Stato-Capitale si sta estendendo, creando così un contesto idoneo per continuare la nostra lotta per la liberazione totale. Viviamo in una presunta “democrazia”, nella quale i suoi rappresentanti raddoppiano gli sforzi per consolidare una inesistente “pace sociale”, che in pratica non è altro che maggior controllo e dominio sulle nostre vite. Ma è proprio questo stesso controllo che genera odio e risentimento e che presto o tardi esploderà in rivolte.
Possiamo vedere che siamo di fronte un governo che si è sentito vulnerabile e a cui fa male vedersi momentaneamente superato dall’azione di quelli e quelle che combattono la sua oppressione e a cui fa terrore che il conflitto si generalizzi per dare il passo verso l’insurrezione sociale.
In tutto il paese avvengono decine di assassinii e ingiustizie, di casi isolati che non hanno l’appoggio mediatico né la forza sociale per provocare quella indignazione che alzi il livello del conflitto e questo ci fa pensare che continuiamo a preferire lo spettacolare e il quantitativo. Il conflitto più recente in questo senso è il caso di Ayotzinapa, lo stesso che ha fatto da detonante per una serie di sommosse avvenute in differenti punti del paese per via della desaparicion dei 43 studenti normalisti, decisione presa dalle sfere del potere governativo e che ci dimostra che la guerra sucia(la guerra sporca) non è qualcosa del passato ma anzi continua ad essere una pratica che prevale, come si dimostra in Chiapas, Atenco, Oaxaca.
Fiumi di informazione scorrono quotidianamente riguardo il tema di Ayotzinapa, in cui si spettacolarizza sull’incerto destino dei ragazzi; così posso solo dire che la sparizione dei 43 studenti avviene in un contesto complicato, in cui sono stati tanti i fattori che hanno contribuito a provocare questa situazione: le dispute fra i cartelli della droga che agiscono nella zona per il controllo della piazza dell’oppio e la marijuana, i quali vedono nel traffico di droga un mezzo per acquisire non solo armi e soldi ma anche potere e prestigio per la realizzazione dei loro obbiettivi. Mischiato ciò al tema della politica, infatti come sappiamo bene i rappresentanti della democrazia sono collusi con le mafie per aumentare il loro potere politico ed economico, dando vita così a un narco-governo. Inoltre esistono storicamente gruppi politico-militari che hanno la loro base sociale in questa regione (lo stato di Guerrero).
Noi, individualità contrarie a tutti i tipi di autorità, non possiamo accettare nessun potere visibile o di fatto e allo stesso modo mostriamo la nostra piena negazione a qualsiasi tipo di assassinio o desaparicion per motivi politici o interessi mafiosi.
La desaparición dei 43 normalisti ha avuto una certa diffusione nell’opinione pubblica e nei mass media, dando vita al movimento “Todos somos Ayotzinapa” e dando respiro a una serie di manifestazioni di protesta, incontri, critiche in internet alle istituzioni dello Stato per la sua “inefficienza”; comitati cittadini chiedendo la rinuncia del presidente fascista Peña Nieto; familiari e amici esigendo la presentazione con vita dei loro cari e portando gran parte della lotta sulla via della legalità, però anche per mezzo di forme violente, soprattutto a Guerrero e a Città del Messico.
Personalmente mi solidarizzo con il dolore che senza dubbio sentono i familiari deidesaparecidos, infatti non è per nulla facile la situazione che stanno vivendo e mi sembra ovvio che si riferiscano alle autorità per chiedere giustizia, non avendo posizioni anarchiche. E anche se capisco, ma non condivido, che la maggior parte del movimento preferisca manifestare in maniera pacifica e non violenta, quello che non posso accettare è che questo stesso movimento, o una sua parte, segnali o arrivi a consegnare compagnx che decidono appoggiare con metodologie illegaliste.
Dalla mia prospettiva anarchica, considero che il pacifismo è una lotta facilmente recuperabile dallo Stato, oltre ad essere opposto ai nostri principi. Noi non pretendiamo carcere per nessuno, anzi lottiamo per la distruzione delle prigioni perché le consideriamo inutili. Per l’anarchico barcamenarsi in questa società non presuppone nessuna realizzazione ma una costante tensione che cerchiamo di estendere in tutti gli ambiti delle nostre vite, per questo dobbiamo essere attenti alle nostre prese di posizione e sapere portare avanti una lotta al fianco di coloro che si ribellano, però senza abbandonare le nostre convinzioni, senza cercare di essere accettati né benvoluti e tanto meno riconosciuti.
Per esempio, appoggiamo la rivolta sorta in seno ai fatti di Ayotzinapa però non cadremo in metodi e forme distanti dalle nostre, lasciandoci condurre dalla corrente. Non tutti siamo Ayotzinapa. Ci impegniamo ad ampliare il conflitto senza metterci la casacca di un movimento che non ci rappresenta. Sono d’accordo con il compagno Mario López “Tripa” sul fatto che la nostra lotta non è per migliorare le cose, né per ritornare a una forma di governo più giusto, non concepiamo nessun mal o buon governo, non cerchiamo di sviluppare le nostre lotte in una prospettiva “buena onda”. Quello che invece cerchiamo è una rottura totale, un “Ai ferri corti” con tutte le manifestazioni di dominazione, arrivi da dove arrivi, una rottura fino alle ultime conseguenze.
Non vogliamo chiedere niente a nessuno ma solo approfittare delle condizioni per continuare le nostre lotte, giacché ogni colpo assestato al potere ci fa più liberx. Crediamo fermamente che gli attacchi solidari sono la forma migliore di dimostrare il nostro appoggio. Non crediamo nelle congiunture per dimostrare la nostra solidarietà, al contrario desideriamo e ci sforziamo di mettere in pratica la insurrezione quotidiana e sociale.
Essere prigioniero suole essere duro ed inoltre riduce abbastanza la quantità di informazione che uno riceve sui fatti che succedono fuori, però questo non impedisce che possiamo esprimere le nostre riflessioni, nonostante l’impotenza per non avere l’opportunità di appoggiare spalla a spalla i compagni, quando vediamo che le condizioni si prestano per realizzare questa insurrezione a cui mi riferisco e, certamente, il Momento che moltx anarchicx tanto dicono aspettare, come propugna l’anarchismo di sintesi o quei “rivoluzionari anti-sistema” che dicono di lottare per un mondo migliore e, se è così, in questi momenti non possono inventare pretesti per saltar fuori da questa eterna attesa e dalla zona di comodità che offre la parola fine a se stessa. Ora si tratta di continuare con la tensione e non permettere che si estingua il fuoco liberatore. Dobbiamo continuare ad avanzare, non solo alzando il pugno e la voce, bensì con tutto il corpo e la volontà, e tenendo chiaro che se non c’è un agglomerato di compagnx per agire, abbiamo la valorosa opzione di continuare con attacchi notturni e anonimi, con artefatti esplosivi fatti in casa e semplici però contundenti, gli obbiettivi abbondano.
Senza dubbio, la vanità e il capitalismo sono soliti essere valori che distorcono la solidarietà, confondendola con azioni banali quali andare a una partita di calcio o concerti musicali, cercando di comparire nelle foto ed essere famosi per un istante o sentire una grande forza momentanea nell’ascoltare un artista o un intellettuale lanciare discorsi facili e applaudire fortemente per poi tornare alle proprie case e continuare con la routine della vita.
O quelli che dimostrano il loro appoggio comprando una maglietta con qualche piccolo testo senza avere chiaro che con ciò invece di appoggiare una lotta solo si sta appoggiando l’industria capitalista. E potremmo menzionare molti esempi simili…però questo non succede tra anarchicx…o invece si?
Ho chiaro che l’insurrezione deve essere sociale, al fianco della gente, anche se di differente ideologia, partendo dal fatto che la lotta deve essere generalizzata e cercando una soddisfazione individuale, però questo non vuol dire che stiamo cercando alleanze con nessuno, infatti come dice Bonanno: “gli anarchici siamo estranei ad ogni tipo di alleanza”. Considero questa unione solo momentanea ed allo scopo di ampliare il conflitto e non “recuperare terreno” sullo Stato, ma distruggerlo dalle fondamenta. Da questo la mia discrepanza con le alleanze, infatti sono solite essere impossibili dovuto alle discrepanze di principi.
Un esempio di queste discrepanze è l’EZLN dove si dimostra una evidente contraddizione in quanto moltx anarchicx, o anarcozapatistx, di presunta postura antiautoritaria, appoggiano e si sentono identificati con questo esercito, di tendenza comunista e struttura autoritaria. Questi anarcozapatisti si fanno influenzare da motti quali “comandare obbedendo”, e allora noi diciamo che il comando genera sempre potere e di conseguenza ci sarà sempre qualcuno a cui obbedire, nonostante gli zapatisti dicano che “è il popolo che comanda e che il governo è chi obbedisce”. È scontato che non disconosco la lotta che nel 1994 intraprese con valore l’EZLN contro lo Stato, guadagnandosi centinaia di simpatizzanti nel mondo per la loro causa; e successe che vari anarchici ci facemmo accattivare dalla “Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona”, però presto arrivò la delusione rendendoci conto che continuava ad esistere una pratica autoritaria, nonostante il presunto discorso libertario.
Qualsiasi esercito per quanto rivoluzionario si possa dire, anche se si tratta di eserciti neri che si reclamano presuntamente anarchici, avrà sempre una base autoritaria (maoista o marxista-leninista), che è contraria all’anarchia ed è per questo che considero superflue e sterili tali alleanze. Vediamo come necessario prendere le distanze da un certo tipo di sinistra che cerca di ribaltare il potere con lo scopo di sostituirlo con un altro, classica teoria marxista-leninista.
Per concludere non vogliamo omettere di menzionare che nell’attuale congiuntura differenti gruppi hanno dato vita ad attività: anarchicx, gruppi politici e cittadini ed anche guerriglie hanno contribuito con azioni separate al conflitto e, come sempre, c’è chi cerca di trarne beneficio, come il caso della guerriglia che si sta dedicando a reclutare gente, incluso alcunx anarchicx, per ampliare il suo circolo guerrigliero. Promettono addestramento nella strategia militare e logistica di attacco, uso delle armi. È preoccupante che alcunx anarchicx si lascino sedurre e partecipino, andando in questo modo nel senso opposto alle proprie convinzioni, ma forse a volte è mancanza di informazione. Le guerriglie sono avanguardie specializzate che hanno scelto volontariamente la clandestinità come forma di attacco.
Dobbiamo avere chiaro che non è necessaria la specializzazione in nulla, perché non siamo professionisti né proviamo ad esserlo, ci avvaliamo solo di attacchi semplici e permanenti, usando solo il necessario per rendere effettiva la lotta, in quanto il fine non giustifica i mezzi e non dobbiamo mai perdere la coerenza fra chi siamo e come e perché realizziamo i nostri atti.
Carlos López “Chivo”

TRASFERIMENTI IN AS2 E AGGIORNAMENTI SU LUCIO, FRANCESCO E GRAZIANO

da crocenera
FERRARA :dalla sezione di alta sorveglianza As2 di Ferrara
apprendiamo che , non appena trasferiti Graziano e Francesco(passati in
regime di alta sorveglianza in seguito alla riqualificazione del reato
da parte della procura torinese ,con finalità di terrorismo, riguardo
all'attacco al cantiere Tav a Chiomonte )sono stati posti in isolamento e
con divieto di incontro sia tra di loro che con gli altri compagni già
rinchiusi in sezione con condanne definitive(Michele per l'op.
Brushwood, Adriano per una serie di sabotaggi nella zona dei Castelli
Romani, Nicola ed Alfredo per l' azione contro Adinolfi)provocando la
reazione dei compagni lì rinchiusi contro quest'ulteriore restrizione:
le guardie ferraresi avrebbero voluto separare Alfredo e Nicola, da
Adriano e Michele-che fino ad allora non avevano restrizioni sia tra di
loro che dai nuovi arrivati.
Da quel momento, considerando che
qualsiasi ulteriore restrizione nel già ridotto ambiente del' AS2 di
Ferrara comporta limitazioni nell'ora d'aria e nella socialità, i
compagni hanno(ri)ottenuto l'aria in comune per i 4 già ristretti oltre
che quella, in comune , per i due nuovi arrivati.
Normalmente,
di questi tempi, qualsiasi conflittualità nell'ambito carcerario
dell'alta sorveglianza si risolve in rapporti che intaccano i giorni ,
ovvero gli sconti automatici di pena, già è successo in AS2 sia a
Ferrara ad Alessandria, e fa parte delle strategie di controllo attuali
in merito, a cui i compagni continuano a non piegarsi. Seguiranno
aggiornamenti.


Riceviamo e diffondiamo:

DIVIETI DI INCONTRO A FERRARA? – AGGIORNAMENTO SU FRANCESCO, GRAZIANO E LUCIO

19 dicembre 2014

Francesco e Graziano, arrestati lo scorso 11 luglio, con l'accusa di aver preso parte all'attacco del cantiere del tav nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2013 e colpiti lo scorso 9 dicembre dall'ulteriore accusa di attentato con finalita' di terrorismo, sono stati trasferiti tra lunedi e martedi nella sezione di Alta Sorveglianza del carcere di Ferrara.

Dalle informazioni frammentarie che giungono dalla sezione, sappiamo che sono stati per due giorni in isolamento e la mattina del terzo giorno si sono potuti incontrare solo tra loro ma non con gli altri prigionieri della sezione. Non sappiamo se i divieti di incontro siano stati effettivamente verbalizzati, è certo, però, che la loro applicazione riduce anche ad una sola le ore d'aria, e non solo per Francesco e Graziano, bensì per tutti i detenuti della sezione, poichè essendoci un solo cortile, dovrebbero fare a turno. La direzione del carcere, dal canto proprio, riversa la responsabilità di questi provvedimenti sulla procura di Torino. Gli altri prigionieri della sezione AS2 hanno fatto sentire con calore la loro solidarietà e in sezione la giornata è stata rumorosa.

Lucio oggi, 19 dicembre, ha potuto fare un colloquio, nel carcere di Busto Arsizio; si trovava in isolamento fino a due giorni fa, quando, per problemi di spazio interni al carcere, hanno dovuto assegnargli un concellino, con il quale può condividere le ore d'aria. Anche il suo trasferimento in regime di Alta Sorveglianza, quindi in altro carcere, è imminente.

Seguiranno quanto prima aggiornamenti sui tre compagni, in attesa dell'esito del riesame, fissato per lunedì 22 dicembre.

Per esprimere solidarietà ai prigionieri della sezione AS del carcere di Ferrara, ecco i contatti dei centralini del carcere di Ferrara e della procura di Torino, ...che ognuno ne faccia buon uso!


procura di Torino:

tel 011 - 4327111
fax 011 - 4327206


carcere di Ferrara:

tel 0532250011

fax 0532771679

mail cc.ferrara@giustizia.it



Per scrivere a Francesco e Graziano:

Graziano Mazzarelli

Francesco Sala


C.C. via Arginone, 327 – 44122 Ferrara (FE)



Per scrivere a Lucio:

Lucio Alberti

C.C. via Cassano Magnago 102 - 21052 Busto Arsizio (VA)

ATTACCATO CENTRO TELECOM IN SOLIDARIETA' CON I/LE PRIGIONIER* - ROVERETO

Riceviamo da mail anonima e diffondiamo:

"Il giorno 13-12-2014 attaccato il centro Telecom di Rovereto. Spostate
le telecamere e posizionato gli ordigni incendiari in diversi punti. Le
compagnie telefoniche, oltre ai danni ambientali che creano, sono
soprattutto a fianco dello stato nel controllo e nella sicurezza.
Telecom in particolare è una delle responsabili della videoconferenza
imposta ai detenuti in Italia. In solidarietà a Adriano, Gianluca a cui
viene imposta la videoconferenza, a Maurizio Alfieri a cui l'hanno
imposta per l sue lotte in carcere, a Monica e Francisco e agli ultimi
arrestati del cosiddetto " caso Pandora". Un saluto agli 11 arrestati a
Barcellona. Ad Alfredo e a Nicola per essersi rivendicati il ferimento
di uno dei responsabili della morte nucleare. Agli arresati notav perchè
le compagnie telefoniche hanno avuto un ruolo fondamentale nella
repressione. A Tamara Sol accusata per aver sparato ad una guardia
giurata. Ricordando Sebastian Overslvij  Remi ucciso dagli sbirri e
solidarietà a tutti i detenuti che lottano. Un abbraccio a tutti quelli
che nel mondo si scontrano contro l'autorità. Per l'azione diretta. Per
l'anarchia."

da informa-azione.info

IL VASO DI PANDORA E IL MINESTRONE DELL'ANTITERRORISMO SPAGNOLO


La mattina di martedì 16 dicembre siamo stati sorpresi da un’ondata di perquisizioni e di arresti… Sorpresi? Inutile mentire. Riprendiamo dall’inizio. La mattina del 16 dicembre non siamo rimasti sorpresi. La polizia autonoma catalana, i Mossos d’Esquadra, la Guardia Civil e gli agenti giudiziari della Audencia Nacional* sono partiti all’assalto di oltre una decina fra abitazioni e spazi anarchici a Barcellona, Sabadell, Manresa e Madrid, col loro armamentario di perquisizioni, arresti, sequestro di materiale di propaganda ed informatico, approfittando dell’occasione per rivoltare tutto e saccheggiare, utilizzando tutti i corpi antisommossa della Brigata Mobile dei Mossos d’Esquadra nella vecchia Kasa della Muntanya, uno spazio occupato che ha appena festeggiato i suoi 25 anni.
Secondo la stampa, che ha come di consueto mostrato il suo ruolo di portavoce delle veline poliziesche, l’obiettivo di questi arresti è disarticolare «un’organizzazione criminale con finalità terroristiche e dal carattere anarchico violento». Benché sia facile ripetere la solita frase fatta, lo faremo ancora una volta: la sola organizzazione criminale che cerca di terrorizzare le persone col suo carattere violento è lo Stato con i suoi tentacoli: la stampa, l’apparato giudiziario, i suoi corpi repressivi e i suoi politici, da qualsiasi parte provengano.
Perché questa repressione non ci sorprende? Perché ce l’aspettavamo.
Non si tratta di atteggiarsi a fare gli oracoli, niente di tutto ciò, solo di saper leggere tra le righe, e a volte letteralmente, gli avvenimenti. Com’è già avvenuto con la detenzione di altri compagni l’anno scorso, da tempo vengono orchestrate retate come quella di martedì contro gli ambienti libertari ed antiautoritari. E anche se le varie retate non sono mai state così vaste, hanno comunque messo in evidenza un orizzonte disseminato di situazioni del genere.
Operazione «all’italiana»
Da circa due decenni l’ambiente anarchico della vicina Italia deve far fronte di tanto in tanto, e sempre più regolarmente negli ultimi anni, a macro-operazioni simili a quelle di martedì. Non solo perché si tratta di retate simultanee con perquisizioni di diverse abitazioni, ma anche a causa dell’utilizzo di nomi facili da ricordare e dotati di un certo humour nero, come nel caso di questa operazione, chiamata Pandora poiché nello specifico, secondo ciò che la stampa ha ripreso dalle sue fonti giudiziarie, «era un contenitore che, per i numerosi timori che avevamo, era impossibile aprire». Con «numerosi timori», si riferiscono a diverse azioni avvenute negli ultimi anni in tutto il territorio dello Stato spagnolo. Per tornare alle operazioni italiane, basterebbe ricordarne qualcuna degli ultimi anni, come l’Operazione Thor, il cui nome riguardava l’accusa di una serie di attacchi a colpi di martello contro bancomat e altri uffici; l’Operazione Ixodidae, che si riferisce al nome tecnico della famiglia delle zecche, il modo con cui i fascisti si rivolgono a comunisti e ad anarchici; o altre come ArdireCervantes,Nottetempo, ecc.
Oltre alla procedura e alla nomenclatura, un altro fattore che ci ricorda molto il vicino paese è il ruolo della stampa, grazie alla quale abbiamo capito ciò che stava per accadere. Da circa tre anni, o poco più, la stampa spagnola ha avviato una campagna per preparare il terreno in modo che operazioni del genere siano non solo possibili, ma anche prevedibili. Puntando il dito su ambienti, e talvolta anche su precisi spazi e persone con nome e cognome, o collettivi, ecc. essa cerca di costruire un’immagine caricaturale e uno strano nulla di un nemico interno che, benché ciò sia abituale da diverso tempo, ha assunto negli ultimi anni i caratteri più specifici dell’«anarchico violento», dell’«insurrezionalista», dell’«antisistema che si infiltra nei movimenti sociali», eccetera.
Il fiasco cileno
Il 2010 è stato un anno glorioso per lo Stato cileno. Sebastian Piñera, di destra, imprenditore e quarto uomo più ricco del paese, oltre ad essere eletto presidente, ha orchestrato un’operazione poliziesca, mediatica e giudiziaria contro l’ambiente antiautoritario con oltre una decina di perquisizioni ed arresti – conosciuta come Operazione Salamandra, ancor più nota come «Caso Bombas», in quanto partiva dall’inchiesta su una serie di attentati esplosivi degli anni precedenti – e la creazione attraverso l’immaginario poliziesco di una macro-struttura gerarchica di una presunta rete incaricata di tutti quegli attentati: un circo che non solo ha indebolito l’immagine dello Stato, oltre a farlo cadere nel ridicolo, ma che ha soprattutto messo in evidenza la grossolanità delle procedure investigative, che comprendono la falsificazione di prove, il ricatto e le pressioni per ottenere informazioni o “pentiti”, possibilità, ecc. Il processo è cominciato col rilascio di tutte le persone coinvolte e una sete di vendetta da parte dello Stato cileno contro il movimento e le persone mescolate nell’inchiesta.
Un anno dopo la finalizzazione di quella farsa che era il «Caso Bombas», e attraverso un’altra operazione da questa parte dell’oceano, i ministeri, i giudici e gli sbirri spagnoli e cileni hanno lavorato di concerto su un nuovo caso. Mónica Caballero e Francisco Solar, entrambi perseguiti prima nel «Caso Bombas», vengono arrestati a Barcellona, dove vivevano allora, con altre tre persone che più tardi sono state dichiarate estranee, con l’accusa di aver posizionato un congegno esplosivo nella basilica del Pilar a Saragoza, cospirazione in vista di realizzare un analogo atto e appartenenza ad una presunta organizzazione terrorista. Questi compagni sono attualmente in carcere preventivo, in attesa di un processo di cui si ignora la data, e inoltre non sappiamo in cosa il loro processo sarà alterato da questa nuova ondata repressiva.
La situazione è più o meno conosciuta da tutti e tutte, e se siamo certi di qualcosa, è che i recenti arresti servono a dare corpo ad una operazione che non sta in piedi da sola.
Un caso?
Alcune ore prima degli arresti di martedì, il governo spagnolo amplificava nei media il fatto che «i ministeri dell’Interno spagnolo e cileno aprono una nuova fase di collaborazione rafforzata nella lotta contro il terrorismo anarchico». Lo scorso lunedì 15 dicembre, il ministro dell’Interno spagnolo, Jorge Fernández Diaz, ha incontrato in Cile il vicepresidente e ministro dell’Interno cileno Rodrigo Peñailillo, nel palazzo della Moneda, sede del governo a Santiago del Cile. «Nella lotta contro il terrorismo il Cile troverà nella Spagna una solida alleata», si gargarizzava lo spagnolo, mentre riceveva la Gran Croce dell’Ordine del Merito cilena, «la più grande onorificenza di merito civile del paese», secondo la stampa, un trofeo che lo Stato cileno concede nello specifico per il lavoro poliziesco e come prezzo per l’arresto dei compagni Mónica e Francisco lo scorso anno.
Oltre a questi prezzi e a questi elogi, Fernandez il bottegaio ha venduto un po’ della sua mercanzia: perfezionamento poliziesco e giudiziario, materiale repressivo di vario tipo, eccetera.
E ciò che accadrà…
Quale sarà il prossimo episodio repressivo? Lo ignoriamo. Finora non si sa quasi nulla della situazione dei nostri compagni e compagne, di cosa siano accusati esattamente, a quali misure repressive saranno sottoposti, se li attende il carcere preventivo, ecc.
Ciò che è certo, è che questa operazione non è un fatto isolato, ma piuttosto un ulteriore anello di una catena. Una catena repressiva a volte brutale e a volte sottile, in cui potrebbero rientrare le nuove leggi (basti pensare alla recente Ley Mordaza**), l’attacco condotto contro i senza-documenti con retate razziste sempre più imponenti, la brutalità poliziesca, o ancora l’aspirazione a gestire la miseria e ad amministrare la repressione (che dopo tutto è ciò che fa lo Stato) da una parte della pseudo-sinistra (con Podemos*** in testa) ridotta in modo sempre più evidente ad una parodia di se stessa. Espulsioni abitative, pestaggi fascisti, recrudescenze legali e punitive di ogni sorta, giochi di specchio nazionalisti e socialdemocratici, è ciò che ci delinea il presente. Non c’è nulla di peggiore da aspettarsi: il peggio non è mai iniziato. La gamma di possibilità dell’antiterrorismo spagnolo è un minestrone. È là, bene in vista, a ricordarci che per lo Stato la lotta è sinonimo di terrorismo. Funziona come uno spauracchio. Dovremmo farci spaventare?
Lo Stato e i suoi agenti affermano di aver aperto il vaso di Pandora. Nella mitologia greca, Pandora è l’equivalente della biblica Eva. Con la misoginia caratteristica delle due mitologie, Pandora apre il suo vaso come Eva mangia la sua mela, liberandone tutti i mali contenuti.
Noi siamo in grado di creare la nostra narrazione e di sbattercene della loro mitologia di merda se vogliamo. La nostra storia è differente. Il «vaso» che questa operazione repressiva ha aperto ci esorta ad agire, a non abbassare la guardia, a prestare attenzione ai loro prossimi movimenti. Ci fa pensare e ripensare al mondo che vogliamo e alla distanza tra questo mondo e il loro. Ci porta a vedere l’urgenza di agire, di andare avanti.
Le compagne e i compagni arrestati fanno parte di diversi progetti, spazi, collettivi, ecc. ed è molto importante che questi non ne risentano, che la rovina (in ogni senso del termine) che queste situazioni solitamente generano non induca all’impotenza e alla paralisi. Affermiamo sempre che «la migliore solidarietà è continuare la lotta». D’accordo. Ma cosa significa nella pratica? Ribadiamo anche che «chi tocca uno di noi, tocca tutti e tutte». Ciò è stato dimostrato dalle risposte e dalle manifestazioni che hanno avuto luogo in differenti luoghi, così come il calore incondizionato di chi è rimasto fuori.
Se siamo sicuri di qualcosa, è che le compagne ed i compagni detenuti possono sentire questo calore che passa oltre le sbarre e l’isolamento, perché è il medesimo calore che loro stessi hanno saputo dare in altre occasioni.
Note:
* L’Audencia Nacional è un tribunale supremo che si occupa, tra le altre cose, di tutte le inchieste dell’antiterrorismo in Spagna.
** La Ley Mordaza è la nuova legge sulla sicurezza pubblica in Spagna, che limita i “diritti fondamentali”, fissa le quote dell’immigrazione, criminalizza le occupazioni di immobili e nelle strade, ecc. Diverse iniziative sono previste in questi giorni contro l’attuazione di questa legge.
*** Podemos è un’organizzazione di sinistra nata dall’incontro dei politicanti dei resti del movimento 15M [indignados] e della sinistra trotskista, che si presenta alle elezioni e pretende di rappresentare l’alternativa ai politici liberali.

CALENDARIO 015

PIRATE FOREVER! FASCIST NEVER!

Finalmente è uscito il calendario Benefit 015 del Laboratorio Anarchico LA*ZONA! Benefit di Autofinanziamento
Per chi fosse interessato/a ci scriva alla nostra mail (lab.lazona@gmail.com) o passi direttamente allo spazio in via bonomelli 9 a Bergamo.

CONTENTI/E DI NON AVER POTERE, FELICI DI DISTRUGGERE QUELLO DEGLI/LLE ALTRI/E!

La Zona è un laboratorio anarchico ed autogestito. Di conseguenza si riconosce nei valori dell'antiautoritarismo, dell'antisessismo e dell'antifascismo.
Spazia al di fuori delle logiche istituzionali e di mercato, si propone di essere un luogo di interscambio per iniziative politico-artistico-culturali, come quelle inerenti alle lotte ecologiste e di contrapposizione al controllo sociale, aperto all'espressività di ogni individualità o collettività. Posto nel cuore della città di Bergamo, cerca di essere in contatto con le variegate realtà cittadine e non, che condividono un rapporto conflittuale con le istituzioni e con il sistema esistente, in piena sintonia con il consenso partecipativo come pratica non rappresentativa.

Laboratorio Anarchico LA*ZONA
via bonomelli 9 BG

Lunedì ore 20.00 Assemblea di autogestione
Durante tutti i giorni di apertura e durante le iniziative è accessibile lo spazio informatico CopyRiot, il Laboratorio di Serigrafia ed è consultabile La Biblioteca Autogestita.

*Il NeroVeleno*
Controinformazione anarchica