da abbattere le frontiere
Cos'è un muro?
Sul “passo indietro dell'Austria rispetto alla barriera del Brennero”
Nella mobilitazione contro la chiusura della frontiera fra Austria e
l'Italia abbiamo definito le barriere “l'emblema del nostro presente”.
Non c'è dubbio che le dichiarazioni dello Stato austriaco di costruire
una barriera al Brennero hanno fatto sì che le intenzioni dei nemici di
ogni frontiera si concentrassero lì. C'è un aspetto simbolico-emotivo
della realtà (e della lotta) che non va trascurato, perché le sue
ricadute sono estremamente pratiche.
In tal senso, la giornata del 7 maggio è stata importante, per la sua
natura internazionale e la volontà di battersi che ha espresso.
I balletti politico-mediatici degli ultimi giorni meritano un paio di
ragionamenti. Gli stessi fini (ignobili) si possono ottenere con mezzi
diversi: il contenzioso fra autorità austriache e autorità italiane è
tutto lì. Si possono controllare e respingere gli immigrati senza
intralciare il transito delle merci.
Il muro è un emblema, ma un emblema ha un mondo dietro, senza il quale non funzionerebbe.
Cerchiamo di spiegare alcuni passaggi per capire come continuare a lottare contro le frontiere e il loro mondo.
Fino a metà marzo, le autorità italiane stavano adeguando le misure da
prendere rispetto alla decisione austriaca di “chiudere la frontiera”.
Altro che coro di protesta, come scrivono oggi i giornalisti. Le mozioni
votate dal consiglio provinciale trentino, ad esempio, prevedevano di
intensificare i controlli dei Tir a sud, per evitare colli di bottiglia
al Brennero.
Determinare quanto i blocchi di treni e autostrada e la stessa giornata
del 7 Maggio abbiano pesato sul preteso dietrofront austriaco non è
facile e nemmeno particolarmente interessante. Ma non ci piace neanche
passare per fessi.
Innanzitutto, i lavori per la barriera al Brennero sono solo sospesi. Un
significativo aumento del flusso di immigrati e il rischio di perdere
consenso a favore dell'estrema destra potrebbero cambiare la situazione.
Intanto, oltre confine, il decreto legge sullo stato di emergenza e
sullo schieramento dell'esercito ai confini è passato.
Ma c'è dell'altro, ed è ciò che di più conta.
Lo Stato italiano sta rafforzando la detenzione amministrativa e costruendo nuovi hotspot (centri di smistamento fra profughi da “accogliere” e irregolari da internare ed espellere).
Intanto, i controlli sull'eurocity Milano/Venezia-Verona–Monaco (OBB)
sono aumentati. Siamo di nuovo di fronte ai treni dell'apartheid. A
Verona sono ripresi i controlli al viso, per cui chi ha la pelle scura
fa sempre più fatica a salire sugli OBB.
Il ministro dell'Interno italiano si è vantato, nella conferenza della
settimana scorsa con il suo omologo austriaco, che nessun “irregolare”
arriva in Austria con quei treni. Anche senza muro, dunque, la polizia
del Tirolo ha ottenuto ciò che voleva. 50 poliziotti della questura di
Bolzano e 60 militari sono impegnati stabilmente in funzione
anti-immigrati.
È questa la frontiera in movimento che va contrastata, a partire dai suoi collaborazionisti.
Il 7 maggio è stato solo un passaggio.
Cosi come la macchina della deportazione si articola sul territorio, che
anche i nemici e le nemiche delle frontiere si organizzino.
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