20 settembre 2016

(2010) CILE: PIATTAFORMISMO ANARCHICO, UN VANO TENTATIVO DI ANARCHICIZZARE LA BUROCRAZIA


riproponiamo un testo di Giugno 2010
testo da Afila Tus Ideas Editorial - trad. Culmine

All'interno di quel che comunemente viene conosciuto come anarchismo ci sono diverse correnti. E' un dato di fatto. Quasi tutte queste correnti condividono lo stesso modo di vedere la pratica e la difesa della libertà individuale e collettiva, il rifiuto di qualsiasi forma di dominio e di controllo, così come i meccanismi con i quali si mantiene l'ingranaggio sociale nel corso della storia. Uno di questi corrisponde alla prassi politica partitica, che viene percepita con un totale disprezzo, ad eccezione di una posizione che dell'anarchismo ha solo il nome: il piattaformismo anarchico.

E' di gran importanza riconoscere che il periodo storico in cui nasce il piattaformismo corrisponde ad un momento in cui la rivoluzione russa illude un settore di presunti "anarchici" (la stessa che arresta, tortura e assassini gli anarchici). E' in tale scenario che nasce la proposta di conformare un tipo di organizzazione che entri nel gioco dei partiti politici, ossia che conti con una stratificazione, divisione dei compiti e dei militanti, un programma d'azione, un comitato esecutivo, ecc. Questo tipo d'organizzazione permette facilmente di capire perché è il piattaformismo in sé a contenere i vecchi vizi dei gruppi di sinistra ed in generale di tutti i segmenti che cercando di ostentare quote di potere. La posizione delle tendenze piattaformiste riguardo il problema sociale punta alla caratterizzazione di questo come una questione di natura politica, il che contrasta con quanto storicamente affermato dagli anarchici, i quali affermano che l'aspetto in cui scaturiscono le difficoltà corrisponde ad un'arista di carattere sociale, il che non significa che il problema sia promosso da un ambito politico, ma è pur sempre una conseguenza della struttura della società. Il piattaformismo si rivolge contro le foglie, non contro la radice.

Rispetto all'organizzazione, uno dei punti postulati dal piattaformismo che lo fa assomigliare ai convenzionali partiti politici (ed uno dei più disprezzabili) è l'idea del disprezzo e dell'emarginazione dell'individuo come concetto e come essere autonomo. A livello concettuale, la figura dell'individuo è rimpiazzata da quella del militante, seguendo la stessa linea degli altri partiti. E' su questo punto che si crea una breccia rispetto alle altre tendenze anarchiche, adottando il tradizionale linguaggio della politica dei partiti e di conseguenza le logiche di relazione. Il militante vive dell'organizzazione, senza di essa egli non può esistere, ne è una sua estensione.

Solitamente, per gli anarchici l'individuo è antagonistico a questo concetto, corrisponde ad uno spazio e ad un essere autonomo; riguardo alla figura del militante, egli si vede soggetto.

Si comprende che per il piattaformismo la "responsabilità è collettiva", cioè tutta l'organizzazione è responsabile degli atti di ciascun militante, come anche i militanti sono responsabili dell'attività dell'organizzazione. La figura dell'individuo e della sua responsabilità sono gettati via. Il militante si trasforma in uno strumento dell'organizzazione, oltre ad utilizzare una logica di controllo.

Uno dei punti del piattaformismo che lo diversifica dalle altre correnti dell'anarchismo (sempre che il piattaformismo ne faccia parte) è l'idea di un comitato esecutivo che dovrebbe aver il compito di dettare l'indirizzo ideologico e organico ai militanti di "base" (i quali devono soltanto accettarlo o al contrario abbandonare l'organizzazione). Comunque, è un'illusione pensare che un comitato esecutivo si possa mantenere da solo; esso ha bisogno di una serie di meccanismi sui quali appoggiarsi, il che in un maniera o in un'altra dà il via ad una burocrazia. Il comitato esecutivo è quello che pianifica, impone ed imparte i compiti. Di nuovo il potere si centralizza non più attorno ad una classe sociale, ma alla dirigenza. Le basi sono solo uno strumento per mettere in pratica le idee di un comitato centrale. Gli anarchici si oppongono alla materializzazione del potere, alla concentrazione dello stesso, alle élite. Il piattaformismo mostra la vera faccia nel tentativo di riformare il concetto di anarchia in uno spazio dove in germe ci sono idee che spingono verso relazioni di potere.

In merito al ruolo della avanguardia, il piattaformismo all'interno dei suoi postulati accetta l'idea di una "avanguardia rivoluzionaria" che diriga la "massa". Si tratta di un concetto leninista che s'introduce all'interno dell'organizzazione e dei propositi della piattaforma (non dimentichiamoci che questa avanguardia è soggetta al comitato esecutivo). La concezione di dirigere i desideri delle "masse", sotto le idee e le azioni di una minoranza, dal punto di vista storico ha rappresentato la perpetuazione di tali minoranze. La qualità di una avanguardia corrisponde alla comprensione dei processi di creazione di coscienza all'interno delle "masse", tuttavia lungo questo processo è l'avanguardia attiva che si esprime per rappresentarla. Ma come può un'avanguardia pretendere di conoscere i bisogni delle masse? In che istante terminano i processi di creazione di coscienza? Si dice che la ragione di azione di una "avanguardia attiva" corrisponda alla "coscienza del proletariato". Qual è questa coscienza? Le tendenze piattaformiste e di sintesi in generale attribuiscono a se stesse una figura idealizzata delle cose, attribuendo qualità a cose e soggetti secondo i bisogni dell'organizzazione. Altre domande ci sorgono sul grado di coscienza del proletariato che può esser percepito dall'organismo della "avanguardia attiva". E' piuttosto facile intravedere la risposta. In parole semplici, la avanguardia accetta solo le condizioni atte alla sua sussistenza ed al funzionamento conforme all'idealizzazione del militante (individuo atteso). All'interno del "manifesto comunista libertario" c'è un frammento che ha destato la nostra attenzione, il quale mette in evidenza la metodologia di controllo partitico sul quale si basa la piattaforma: "difendere la rivoluzione dai settori contro-rivoluzionari, dagli indecisi e perfino da certe categorie sociale sfruttate arretrate (come certi settori contadini, per esempio)." Ancora una volta, motore della piattaforma è il controllo.

La presunta attività rivoluzionaria spara su tutti i fronti: dai settori "contro-rivoluzionari" (in cui sono compresi gli anarchici che rifiutano il loro modello organizzativo, come quello d'azione) alle "categorie sociali arretrate" (intese come gruppi che non servono per la rivoluzione). Il discorso della piattaforma non è molto diverso da quello usato da Robespierre, nel periodo del terrore durante la rivoluzione francese, e dalla metodologia dei bolscevichi (torna di nuovo il leninismo e s'intravede perfino Stalin). Si finisce con chiunque dissenta e persino con gli "indecisi", tattica di per se stessa militarista-statale.

La materializzazione del potere si presenta un'altra volta con l'intenzione di creare una paranoia, di consolidare il controllo di un gruppo che potrebbe esser maggioritario o la sua presenta voce: la avanguardia attiva.

Il piattaformismo non è altro che il risultato di un anarchismo viziato da una visione marxista e da concetti d'azione leninisti, per cui non ci sorprende che questa giunga ad utilizzare metodi di controllo sui suoi aderenti. Il piattaformismo non è altro che un vago tentativo di riformare l'anarchismo (non l'anarchia, che non si può riformare, diversamente da quel che accade con le ideologie), per renderla digeribile ad un sistema basato sul consolidamento ed una supposta perpetuità del potere e del
dominio.

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