riceviamo e diffondiamo:
Considerata oggi una delle più grandi del Novecento, la poesia
di René Char ha conosciuto una certa fama solo dopo la fine di quel
conflitto mondiale che lo vide tra i protagonisti col nome di battaglia
di «capitano Alexandre», uno dei capi della Resistenza francese contro
il nazismo. Del tutto trascurata invece è la sua precedente esperienza
surrealista, conclusasi nel 1934 con la pubblicazione della raccolta Il
martello senza padrone. Giudicata immatura da alcuni, in anticipo sui
tempi da altri, è un’opera scritta sotto la luce nera del marchese de
Sade e al rimbombo del martello filosofico di Nietzsche.
Nel
1945 lo stesso autore l’avrebbe paragonata ad un «fiume a malapena
visibile», ad un «fiume radioso ed enigmatico» che sarebbe sfociato poi
nel mare in tempesta della guerra mondiale e della Resistenza. Risalire
oggi questo fiume significa quindi tornare alla fonte di quella rivolta
interiore in cui si afferma la fedeltà dell’essere alle sue aspirazioni
più profonde, la stessa rivolta che armò la mano del partigiano Char e
che sola potrà dar vita a «qualcosa che rovescerà completamente
l’innominabile situazione nella quale siamo immersi».
René Char
Il martello senza padrone
pp 84, euro 4
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