14 dicembre 2013

SI VA O SI FISCHIA - RIFLETTENDO

«Dove c'è rivoluzione, c'è confusione.
Dove c'è confusione, un uomo che sa ciò che vuole
c'ha tutto da guadagnare»

Davanti ai disordini che in questi giorni hanno turbato molte strade d'Italia, i militanti sono perplessi. Di fronte a questi blocchi, a questi assalti, a questi scontri, messi in atto da chi è distante anni luce da ogni tensione sovversiva, viene subito loro in mente il celebre interrogativo: che fare?
Si va o si fischia? – Magari, si va e si fischia. Anzi no, si fischia e non si va. Mah, e se invece si va, prima si fischia e poi si applaude?
Da una parte, quella del non-si-va, non ci sono dubbi. Questi forconi che si incrociano coi
tricolori, questi manifestanti che applaudono la polizia, questo miscuglio di commercianti impauriti per i loro profitti calanti, di fascisti bramosi di cavalcare la tigre e di ultras con qualche prurito alle mani, tutto ciò non è e non può essere roba nostra. Non confondiamo populismo con popolo, please. Il primo è reazionario e sguaiato, il secondo al massimo è ingenuo e un po' grezzo. Il primo va stroncato, senza esitazioni; il secondo va plasmato, modellato, messo in forma. Non è mica questione di purezza, è adorabile la carne proletaria. Solo che, come massa di manovra da arruolare, meglio prediligere bisognosi disperati, senza arte né parte, che tengono famiglia da difendere. Sono più facili da intortare e da guidare. Ma di questi, che tengono partite Iva e magari pure tessere di becero partito, che farsene? 
Ma anche dall'altra parte, quella del non-si-fischia, non ci sono dubbi. L'olezzo del sudore lavoratore è sempre eccitante, i brontolii dello stomaco sono musica per le orecchie. Quei forconi mobilitano tutta questa gente, riescono a bloccare o a disturbare mezzo paese (cosa che i sovversivi non sono riusciti a fare), impossibile snobbarli. E perché mai, dato che si intona ventiquattr'ore su ventiquattro il mantra delle mani sporche? Non si sostiene, belli come la luce del sole, che fuori dalla ambiguità c'è solo l'identità di gruppi marginali? Se in una valle piemontese vanno bene magistrati, suore e alpini, non ci sono ragioni per cui nel resto d'Italia dovrebbero andare male venditori ambulanti e camionisti. Bisogna farla finita con l'ideologia e mettersi in gioco, buttarsi nella mischia, entrare in competizione coi fascisti, per non lasciare loro la piazza. Alla fine si vedrà chi ha il megafono più grosso!
Quanto a noi, che militanti non siamo, non possiamo fare a meno di notare come sia davvero triste e limitante dividere lo spazio in due, pensare che di fronte ad una situazione – quale essa sia – occorra scegliere fra due alternative secche: la torre d'avorio in cui preservare la propria purezza, o il letamaio dove sporcarsi le mani.
Suvvia, uno sforzo di fantasia. Non lasciamo la Mesa Verde in mano alla finzione cinematografica. Davvero non ci sono altri luoghi nella geografia delle possibilità? 

«E adesso, io?»

[13/12/13] FINIMONDO

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