riceviamo e diffondiamo:
Barriera al Brennero: iniziati i lavori
Martedì 12 aprile sono cominciati i lavori preliminari per la barriera anti-immigrati al Brennero. Da quello che si capisce, si tratta per il momento di aree di sosta per i controlli sull'autostrada e sulla statale a qualche centinaio di metri dal confine con l'Italia. Incaricata dei lavori, l'Anas austriaca. Le notizie riportate da quotidiani e telegiornali nazionali parlano già di costruzione del muro, allo scopo di far precipitare negli animi la logica del fatto compiuto. In realtà sono i primi lavori preliminari: la partita è tutta da giocare.
Senza contare che il punto non è solo (e tanto) erigere delle barriere, ma gestirle. La mobilitazione contro la frontiera del Brennero, di cui la manifestazione del 7 maggio è solo un passaggio, deve avere come scopo proprio quello di rendere ingestibile la situazione.
Assieme alle notizie riguardanti i lavori al Brennero, negli ultimi giorni non sono mancate le prese di posizione da parte delle autorità italiane (a partire da quelle del presidente della Repubblica “contro la politica dei muri”). Siamo di fronte a una sfacciata ipocrisia. Non solo lo Stato italiano non ha avuto nulla da ridire contro il filo spinato eretto al confine ungherese o a Idomeni, ma è parte attiva nell'alleanza fra l'Unione Europea e il regime fascista di Erdogan: sei miliardi di euro in cambio del lavoro sporco di impedire l'ingresso dei profughi, se necessario ammazzandoli.
Nell'Europa concentrazionaria che si sta costruendo, il confine fra Austria e Italia è un anello debole, e questo per varie ragioni. Primo perché porta nel cuore dell'Europa ciò che le democrazie preferiscono costruire o finanziare nelle periferie della Fortezza: muri e filo spinato. Secondo perché a trovarsi in contrasto sono due Paesi capitalisticamente avanzati. La chiusura del Brennero, assieme al blocco della rotta balcanica pianificato e finanziato principalmente dallo Stato tedesco e da quello austriaco e realizzato dagli Stati balcanici e da quello Turco, farebbe d'Italia e Grecia le due vie privilegiate di arrivo e sosta da parte di chi sta fuggendo dalle guerre, soprattutto dalla Siria e dall'Afghanistan. Terzo, ma non per importanza, gli interessi economici in ballo: il transito di merci e il turismo. A nessuno governante interessa la vita degli immigrati in fuga; ciò che crea timori è il collo di bottiglia di tir che potrebbe crearsi al Brennero, dove ogni anno transitano 40 milioni di tonnellate di merci. Per questo le autorità italiane propongono controlli di polizie e militari senza creare intralci a merci e turisti (pensiamo solo ai turisti tedeschi che vanno e vengono dal lago di Garda). Confindustria, Società di autotrasporto, Camere di Commercio e albergatori si dicono assai allarmati. Quelle sul valore simbolico e storico del confine al Brennero sono chiacchiere di circostanza.
Piccola riprova è che mentre il capo dello Stato italiano si dice indignato per le barriere al Brennero, il questore di Bolzano dichiara che nessuna manifestazione di pretesta sarà autorizzata in zona.
Intanto lo Stato austriaco, cominciando i lavori al Brennero in piena campagna elettorale (il 24 aprile si svolgeranno le elezioni presidenziali), rivela apertamente in che direzione si raccolgono oggi i consensi. Contemporaneamente, nel Parlamento austriaco è in discussione – con procedura d'urgenza – un disegno di legge che sospende il cosiddetto diritto di asilo dichiarando lo stato d'emergenza. L'uso dell'esercito e la costruzione di barriere verrebbero giustificati da “una minaccia prevista”: il probabile afflusso di immigrati dopo la chiusura della rotta balcanica. Quei confini che in piena guerra fredda venivano giustificati con il pretesto di una possibile “invasione sovietica”, oggi vengono ricostruiti contro i poveri che fuggono in massa dalle loro terre. Se lo Stato austriaco riuscisse a costruire anche vicino al Brennero campi e container per immigrati come ha fatto al confine con la Slovenia, in quei “centri di accoglienza temporanea” potrebbero essere deportati tutti i richiedenti asilo d'Austria.
Definire tutto ciò un passaggio storico non è certo retorico.
Quello che faremo – o non faremo – nei prossimi mesi segnerà il futuro prossimo di milioni di persone. Rendere impossibili le “soluzioni tecniche” del totalitarismo democratico, collocandosi idealmente e praticamente in un contesto di lotta internazionale, è giusto, doveroso, possibile.
Sabato 7 maggio, tutte e tutti al Brennero!
“Se tutto ciò è possibile, se anche solo ha un'ombra di possibilità, allora bisogna pure che qualcosa si faccia nel mondo.
Il primo che capita, chiunque abbia avuto questi pensieri inquietanti, deve cominciare a fare qualcosa di ciò che fu tralasciato; anche se è uno qualsiasi, se non è per nulla il più adatto: altri non ce ne sono”.
Barriera al Brennero: iniziati i lavori
Martedì 12 aprile sono cominciati i lavori preliminari per la barriera anti-immigrati al Brennero. Da quello che si capisce, si tratta per il momento di aree di sosta per i controlli sull'autostrada e sulla statale a qualche centinaio di metri dal confine con l'Italia. Incaricata dei lavori, l'Anas austriaca. Le notizie riportate da quotidiani e telegiornali nazionali parlano già di costruzione del muro, allo scopo di far precipitare negli animi la logica del fatto compiuto. In realtà sono i primi lavori preliminari: la partita è tutta da giocare.
Senza contare che il punto non è solo (e tanto) erigere delle barriere, ma gestirle. La mobilitazione contro la frontiera del Brennero, di cui la manifestazione del 7 maggio è solo un passaggio, deve avere come scopo proprio quello di rendere ingestibile la situazione.
Assieme alle notizie riguardanti i lavori al Brennero, negli ultimi giorni non sono mancate le prese di posizione da parte delle autorità italiane (a partire da quelle del presidente della Repubblica “contro la politica dei muri”). Siamo di fronte a una sfacciata ipocrisia. Non solo lo Stato italiano non ha avuto nulla da ridire contro il filo spinato eretto al confine ungherese o a Idomeni, ma è parte attiva nell'alleanza fra l'Unione Europea e il regime fascista di Erdogan: sei miliardi di euro in cambio del lavoro sporco di impedire l'ingresso dei profughi, se necessario ammazzandoli.
Nell'Europa concentrazionaria che si sta costruendo, il confine fra Austria e Italia è un anello debole, e questo per varie ragioni. Primo perché porta nel cuore dell'Europa ciò che le democrazie preferiscono costruire o finanziare nelle periferie della Fortezza: muri e filo spinato. Secondo perché a trovarsi in contrasto sono due Paesi capitalisticamente avanzati. La chiusura del Brennero, assieme al blocco della rotta balcanica pianificato e finanziato principalmente dallo Stato tedesco e da quello austriaco e realizzato dagli Stati balcanici e da quello Turco, farebbe d'Italia e Grecia le due vie privilegiate di arrivo e sosta da parte di chi sta fuggendo dalle guerre, soprattutto dalla Siria e dall'Afghanistan. Terzo, ma non per importanza, gli interessi economici in ballo: il transito di merci e il turismo. A nessuno governante interessa la vita degli immigrati in fuga; ciò che crea timori è il collo di bottiglia di tir che potrebbe crearsi al Brennero, dove ogni anno transitano 40 milioni di tonnellate di merci. Per questo le autorità italiane propongono controlli di polizie e militari senza creare intralci a merci e turisti (pensiamo solo ai turisti tedeschi che vanno e vengono dal lago di Garda). Confindustria, Società di autotrasporto, Camere di Commercio e albergatori si dicono assai allarmati. Quelle sul valore simbolico e storico del confine al Brennero sono chiacchiere di circostanza.
Piccola riprova è che mentre il capo dello Stato italiano si dice indignato per le barriere al Brennero, il questore di Bolzano dichiara che nessuna manifestazione di pretesta sarà autorizzata in zona.
Intanto lo Stato austriaco, cominciando i lavori al Brennero in piena campagna elettorale (il 24 aprile si svolgeranno le elezioni presidenziali), rivela apertamente in che direzione si raccolgono oggi i consensi. Contemporaneamente, nel Parlamento austriaco è in discussione – con procedura d'urgenza – un disegno di legge che sospende il cosiddetto diritto di asilo dichiarando lo stato d'emergenza. L'uso dell'esercito e la costruzione di barriere verrebbero giustificati da “una minaccia prevista”: il probabile afflusso di immigrati dopo la chiusura della rotta balcanica. Quei confini che in piena guerra fredda venivano giustificati con il pretesto di una possibile “invasione sovietica”, oggi vengono ricostruiti contro i poveri che fuggono in massa dalle loro terre. Se lo Stato austriaco riuscisse a costruire anche vicino al Brennero campi e container per immigrati come ha fatto al confine con la Slovenia, in quei “centri di accoglienza temporanea” potrebbero essere deportati tutti i richiedenti asilo d'Austria.
Definire tutto ciò un passaggio storico non è certo retorico.
Quello che faremo – o non faremo – nei prossimi mesi segnerà il futuro prossimo di milioni di persone. Rendere impossibili le “soluzioni tecniche” del totalitarismo democratico, collocandosi idealmente e praticamente in un contesto di lotta internazionale, è giusto, doveroso, possibile.
Sabato 7 maggio, tutte e tutti al Brennero!
“Se tutto ciò è possibile, se anche solo ha un'ombra di possibilità, allora bisogna pure che qualcosa si faccia nel mondo.
Il primo che capita, chiunque abbia avuto questi pensieri inquietanti, deve cominciare a fare qualcosa di ciò che fu tralasciato; anche se è uno qualsiasi, se non è per nulla il più adatto: altri non ce ne sono”.
Rainer Maria Rilke, I quaderni di Malte Laurids Brigge
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