riceviamo e diffondiamo:
Martedì 28 giugno, giorno in cui a Torino si teneva l'udienza sulle misure cautelari applicate ai/alle no tav della Valsusa, a Trento, in piazza D'Arogno, si è svolto un presidio no tav di solidarietà, a sostegno della Valle in lotta e della scelta, da parte di alcuni imputati, di violare le restrizioni. Dopo vari interventi e la lettura di alcuni comunicati, il presidio si è sciolto, per trasformarsi, qualche tempo dopo, in un blocco del Frecciargento delle 20,41 per Bolzano. Striscioni, bandiere e interventi in stazione per ribadire l'unione fra le due lotte e generalizzare le pratiche di solidarietà.
L'iniziativa era stata decisa in un'assemblea del presidio no tav Acquaviva e Resistente.
di seguito il comunicato-volantino distribuito in piazza:
Quando la misura è colma.
Contro la repressione ai danni dei no Tav.
La montagna ha partorito un topolino. Ma è un topolino che fa male: la foto di Marisa, indomita 71enne pur costretta ad appoggiarsi ad un bastone, che dal 21 giugno deve recarsi alla stazione dei carabinieri per l'obbligo di firma a cui è sottoposta, è il risultato più grottesco della nuova operazione della Procura di Torino contro il movimento No Tav, o meglio contro la gente della Val Susa e non può che suscitare innanzitutto indignazione da parte di ognuno con un po' di coscienza.
Il 21 giugno 20 No Tav di ogni età hanno ricevuto altrettanti avvisi di custodia cautelare: 2 in carcere (poi annullati per vizi di procedura), 9 ai domiciliari e gli altri/e obblighi di firma. Ad un anno dalla manifestazione del 28 giugno queste le conclusioni del magistrato Rinaudo, noto "pm con l'elmetto".
Quella domenica, l'invito del popolo della Val Susa a ricordare il violentissimo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, era stato raccolto da migliaia di persone, uomini, donne, ragazzi, bambini da ogni città. Un unico comune denominatore: la difesa dell'ambiente, della terra, dell'acqua, dell'aria pulita, un No alle devastazioni, un No al Tav.
Il divieto prefettizio di percorrere strade che appartengono da sempre solo agli abitanti e non alle truppe di occupazione ed allo Stato che rappresentano, era stato violato. Due cancellate, appositamente erette per impedire l'accesso alla centrale di Chiomonte, turpe simbolo della militarizzazione di una intera valle, erano cadute durante un "tiro alla fune" collettivo. Due azioni durate pochi minuti, colpite duramente sul campo: uso dell'idrante ed una infinità di lacrimogeni da una parte, coraggio, determinazione e qualche petardo dall'altra. Nessun scontro diretto. Come sempre molto diversa la realtà da quanto poi la raccontano i mass media.
A manifestazione conclusa, un furgone (nessun segreto, aveva anticipato il corteo per tutto il giorno), viene fermato e controllato. A bordo rinvenuto vario materiale, molto autocostruito, kway, qualche maschera antigas, occhialini da piscina, petardi, bottigliette d'acqua, qualche bastone ... Il giorno dopo la Digos lo mostra "orgogliosa" a tv e giornali e si torna a parlare e sparlare del fantomatico blocco nero. A bordo di quel furgone aveva trovato un passaggio Marisa e non poteva essere diversamente date le sue difficoltà di deambulazione. Per questo un anno dopo Marisa, 71 anni, è una pericolosissima black bloc, costretta a firmare ogni giorno dai carabinieri perché, secondo la Procura, potrebbe scappare.
Ma scappare dove, lei e gli altri ultrasessantenni colpiti da ugual misura? Tutte persone che da 20 anni non scappano e lottano per la loro terra, per lasciarla uguale a figli e nipoti, mettendoci senza paura la propria faccia in ogni momento? Ed adesso vorrebbero fuggire?
Siamo di nuovo all'incredibile, al grottesco, al ridicolo se non fosse che va a vigliaccamente ledere la libertà di tutte e tutti e dimostra per l'ennesima volta la feroce volontà persecutoria e vendicativa dello Stato.
Quella domenica molti No Tav del Trentino c'erano, con lo striscione del presidio Acquaviva e Resistente in bella vista.
E ci siamo un anno dopo ad esprimere tutta la nostra vicinanza e solidarietà.
Ma oggi c'è molto di più.
In una affollatissima, spontanea assemblea a Bussoleno, alcuni dei No Tav sottoposti alle misure ristrettive, hanno dichiarato pubblicamente che non le rispetteranno, perché considerate illegittime. Il carcere non spaventa e non li ferma. Da quel giorno si è creato un presidio permanente a difenderli, una barriera umana che appoggia concretamente la loro scelta.
Non possiamo che fare nostro questo atto di coraggio, coerenza e determinazione che dà preziosa linfa, a dimostrare che il sentiero intrapreso da ovest ad est delle Alpi è quello giusto e nessuno può fermare la lotta NoTav.
Tutte e tutti liberi subito!
26 Giugno 2016 Presidio No Tav Acquaviva Resistente (Trento)
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