riceviamo e diffondiamo da contra.info
Per noi l’occupazione è uno strumento di lotta il cui obiettivo
principale non è la creazione di spazi per sviluppare attività
ludico-culturali, ma una strategia, in cui teoria e pratica prendono
forma per colpire uno dei princìpi di base della democrazia
capitalista: la proprietà.
L’importanza dell’occupazione è puramente logistica. Aiuta ad avvicinare
i/le compagn*, crea reti di affinità, diffusione e solidarietà, punti di
incontro per dibattito, autocritica e condivisione delle esperienze.
L’occupazione non è il fine, ma il mezzo che ci permette di organizzarci
e cospirare. È un’espressione tangibile dell’idea del “fai da te”.
Il Potere si è impegnato per eliminare alla radice qualunque progetto di
autogestione, perché attraverso questi processi si evidenzia la capacità
delle persone di auto-organizzarsi ai margini del sistema.
Le strategie impiegate a questo scopo sono state tante. A partire dalla
repressione più cruda, azioni di polizia, etc, per arrivare ad altre più
“gentili”, basate sulla negoziazione. Differenze estetiche a parte, il
fine ultimo di queste strategie non è altro che il controllo e la
domesticizzazione delle nostre idee e pratiche antiautoritarie.
Da qualche tempo il Comune di Madrid, uno degli auto-nominati “del
cambiamento”, ha messo in opera una campagna di molestie, intimidazioni
e di sfinimento verso i centri occupati della città.
Mascherando le reali intenzioni con una parvenza di dialogo, utilizza il
ricatto per raggiungere l’assimilazione di questi collettivi.
Ciò che hanno venduto a noi come un atto di tolleranza e comprensione,
cioè come uno sforzo per creare un tessuto sociale, è in ogni caso un
tentativo di smobilitazione e indebolimento di tutte le persone che non
sottostanno alle loro condizioni. Utilizzando meccanismi burocratici
come le revisioni dello stato degli edifici, o la necessità di ispezione
delle attività sviluppate, il comune di Madrid offre solo due opzioni: o
la regolarizzazione o lo sfratto.
Viene data la possibilitá di continuare le attività dei centri sociali
soltanto nel caso in cui queste siano supervisionate
dall’autorità competente; nel luogo in cui si trovano a patto di
costituirsi in associazioni legamente riconosciute, oppure richiedendo
la cessione di un altro spazio pubblico.
Per far pressione ricorrono a sanzioni amministrative, sigilli,
identificazioni e visite reiterate da parte della polizia municipale.
Il quadro legislativo per il quale si stabiliscono le direttrici della
cessione degli spazi pubblici e collettivi della città, approvato dal
municipio nel febbraio del 2016, ha messo le basi per influenzare il
movimento dell’occupazione, ancora una volta, tra progetti legali e
illegali.
In quanto anarchici, crediamo che l’occupazione non si possa
legalizzare, dato che il suo obiettivo è principalmente trasgredire
tutte le regole che la struttura política, sociale e economica ci ha
imposto.
Accettare le sue norme presuppone legittimare la sua tutela. Noi ci
opponiamo alla creazione di spazi occupati sotto la protezione di
qualunque istituzione dello stato, e rifiutiamo qualunque negoziazione,
patto o dialogo che implichi la rinuncia totale o parziale dei nostri
piani di azione e scontro diretto.
Crediamo nel conflitto. Crediamo che chi vuole sconfiggere lo stato non
lo possa combattere da dentro. Per questo, chiediamo la solidarietà dei
centri sociali occupati minacciati di sfratto a Madrid e, di
conseguenza, a tutte le occupazioni che lottano contro il potere non
cedendo alle minacce.
Il modo di esprimere l’appoggio dipende dai mezzi e dalle possibilità
che ognuno ha, però impegnamoci in modo che, durante questo mese e per
tutto il tempo in cui se ne abbia bisogno, si realizzino azioni di tutti
i generi e attività che diano visibilità alla nostra posizione e alla
nostra determinazione che è quella di non cedere né allo Stato né ai
suoi ricatti.
Abbiamo creato il sito: okupamadrid.espivblogs.net per raccoglieremo tutte le azioni, i comunicati etc.
Moltiplichiamo le idee e le pratiche antiautoritarie di solidarietà e
lotta!
10, 100, 1000 centri sociali occupati!
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