Riceviamo e diffondiamo
Ma quale libertà?! Donne, apriamo gli occhi!
Contro l'utero in affitto, a pagamento o gratuito, contro la procreazione artificiale dell'umano.
Il corpo della donna non è in vendita, non è mercificabile, non è un pezzo di ricambio, non è sacrificabile. Le donne non sono contenitori per produrre figli, non sono macchine da riproduzione.
In nome della libertà si celano abomini, in nome della libertà di disporre del proprio corpo e in nome dell'autodeterminazione si fanno proprie le logiche di mercificazione di questo sistema tecno-industriale dove tutto è merce, tutto è quantificabile e soggetto al criterio dell'utile, tutto è in vendita, tutto è ingranaggio in una mega macchina che stritola i corpi e il mondo intero.
Logiche che si incarnano.
Una logica malsana equipara la vendita della propria forza fisica o mentale alla maternità per altri. Sicuramente portare via un bambino a una madre che ha firmato un contratto è la forma suprema dell’alienazione della lavoratrice dal proprio "prodotto".
Le motivazioni a supporto dell’affitto dell’utero sono illogiche, contraddittorie, franose. Una questione che reputiamo sbagliata non può essere usata come argomentazione per giustificarne un'altra. Se il vendere la propria forza lavoro è sfruttamento, altrettanto o ancor di più lo sarà vendere il proprio corpo. Ci stiamo arrendendo allo sfruttamento estremo ed è paradossale che un'area femminista anticapitalista usi proprio le logiche del capitalismo tentando di trasformarle in argomenti a sostegno della libertà e dell’autodeterminazione. Quando si afferma che la critica all'utero in affitto per le donne indiane è parziale in quanto non contrasterebbe le cause che generano le situazioni di povertà che, a loro volta, spingono le donne a tale scelta, si usa l'argomentazione anticapitalista laddove appare utile, dimenticandosi di aver fatta propria l’argomentazione capitalistica un attimo prima.
Il capitalismo ha mercificato gli stessi elementi vitali, che acquisiscono un valore economico per ciò che producono di sfruttabile. Il valore in sè è distrutto. Così un fiume non ha valore perchè parte integrante di un ecosistema e una foresta non è percepita come una fitta rete di interrelazioni vitali, ma fiume e foresta sono considerati e resi risorse da depredare. Così i semi terminator della Monsanto sono modificati geneticamente per essere resi sterili. Così ci facciamo inseminare e produciamo un figlio. Così ci facciamo bombardare da ormoni per produrre un sovrannumero di ovuli al fine di venderli. Così facendo stiamo aprendo ancora di più i nostri corpi.
Se combattiamo questo sistema è totalmente senza senso arrivare poi ad estendere le sue logiche ai nostri corpi vendendo servizi sessuali in cambio di denaro o affittando l'utero, ossia diventando imprenditrici del nostro corpo attraverso lo sfruttamento della nostra capacità riproduttiva. Ma siamo convinte che in un sistema patriarcale e tecno-industriale davvero il potere della nostra capacità riproduttiva potrà rimanere nelle nostre mani se entriamo nel suo circuito di mercato e di reificazione? Non diventiamo forse un mezzo di cui il sistema si appropria? E se ne approprierebbe anche senza denaro in cambio, per il semplice fatto che gli concediamo la nostra capacità riproduttiva. Non siamo padrone del gioco in campo, siamo in balia di un gioco che ci attraversa.
La società patriarcale ha sempre sfruttato la capacità riproduttiva delle donne, è in coloro che non hanno il potere di portare in grembo un figlio, ma che sono desiderosi di averne uno per sé, che si annida il rischio di una nuova forma di sfruttamento del corpo femminile.
Ma attenzione, non facciamoci abbagliare dalla retorica dell'altruismo. Non può esistere una "gestazione per altri etica": se legalizzata e generalizzata sarà commerciale, basta semplicemente pensare a tutti i rimborsi spese per la madre in gravidanza. Il denaro è una condizione necessaria anche nel modo detto "altruistico" come in Gran Bretagna, dove i presunti "rimborsi" approvati dai tribunali hanno raggiunto le 30.000 sterline.
La richiesta della legalizzazione e della regolamentazione per tutelare delle piccole situazioni realmente solidali di fatto amplierà solo la mercificazione.
Stravolto è il rapporto tra la donna, il proprio corpo e il proprio figlio.
Mercificata è la donna, la sua capacità riproduttiva e il figlio.
Tutto questo viene nascosto dietro la bandiera dell'altruismo e della generosità!
Così come abbiamo i consumatori etici e il mercato etico, così avremo il prestito etico dell'utero, dove la donna non sarà più solo una donna indiana povera e sfruttata, ma magari una donna occidentale trattata bene, così avremmo le coscienze a posto, ma purtroppo nella sostanza nulla cambia. La donna diventa fattrice.
Anche nella GPA "gratuita" ci sarà un contratto, una regolamentazione e anche se ci fosse la clausola che permette alla donna di poter decidere se tenersi il bambino o di interrompere la gravidanza, come possiamo essere così ingenue da pensare che dietro a quella che si chiama scelta, nella realtà non ci sia una situazione di necessità, come possiamo non pensare che da tali contratti e regolamentazioni non si arrivi a una degenerazione e a una situazione coercitiva.
Una donna, in una situazione estrema, di povertà, situazione tanto usata per giustificare l'ingiustificabile, oltre a coltivare patate per una vita, sposare un vecchio ricco occidentale e affittare l'utero ha anche un'altra strada: quella dell'orgoglio di sè e della non accettazione. Potrebbe risuonare male se scritto da una posizione "privilegiata", ma teniamo ben presente la differenza tra l'accettare o il non accettare lo stato di cose presenti. Semplicemente, senza troppi giri di parole, se si contrasta lo sfruttamento di ogni essere vivente è insensato arrivare a giustificarne alcune espressioni e manifestazioni e addirittura volerle regolamentare. Semplicemente non ci devono essere.
O non ci interessano le conseguenze o siamo fiduciose, ingenue e ci illudiamo che le regolamentazioni trasformino tutto in cosa "buona e giusta", o abbiamo interessi personali o come donne e come soggetto politico non possiamo non porci il problema sia della GPA che della PMA. Il dibattito si infiamma sull'utero in affitto, ma dietro la porta rimane la procreazione assistita...
Il potere da sempre si esercita sugli altri animali attraverso la manipolazione del corpo, dalla selezione e l'incrocio alla fecondazione artificiale, all'ingegneria genetica. Tecnologie eugenetiche per un animale migliorato, funzionale all'allevamento e alla sperimentazione. L'animale è così trasformato in strumento di produzione, in prodotto, in un interscambiabile modello di specie sperimentale che deve corrispondere a determinate caratteristiche. Altri corpi animali, nell'oscurità dell'assenza di uno sguardo, nella normale pratica dell'allevamento subiscono inseminazioni forzate, costrette continuamente a riprodursi, a diventar madri per essere poi depredate della loro prole.
Il ricercatore che ha fabbricato il primo bambino in provetta in Francia, come tutti i ricercatori specializzati nella riproduzione artificiale umana, si è prima fatto le ossa sugli animali, in questo caso sulle mucche da latte per aumentare la loro produzione.
Oggi assistiamo a donne sottomesse volontariamente ad una tecnocrazia in camice bianco: medici, ginecologi, genetisti, esperti vari, sottomesse a un intero apparato tecnico-scientifico. Un catalogo di vendita di ovuli da donatrici selezionate per le loro caratteristiche così da avere una materia prima di qualità per fabbricare un bambino. Un processo industriale vero e proprio: selezione ed estrazione della materia prima, analisi nelle prime fasi di produzione, scarto della merce non idonea, controlli su tutto il processo.
Il movimento lesbico sarà il cavallo di troia per l'estensione generalizzata della PMA a tutte le coppie anche eterosessuali senza problemi di fertilità e senza presunte, o tali, malattie genetiche. Dovremmo urlare no alla procreazione artificiale per tutte e per tutti.
E questa non ha nulla a che vedere con altre pratiche auto-organizzate slegate e fuori da tutto il sistema medico e commerciale con il ricorso allo sperma maschile da parte di donne lesbiche che vogliono un figlio.
Anche qui non dobbiamo cadere nell'illusione della regolamentazione, analogamente avviene per le nocività: non si possono regolamentare perchè equivarrebbe a diffonderle, regolamentare vuol dire che il disastro è già avvenuto, perchè è già insito nell'emissione stessa, è già insito nella diffusione della pratica. La procreazione artificiale equivale al controllo sociale dei corpi!
Una volta che la pratica sarà estesa a tutti e tutte si entrerà in un circuito in cui, in nome della libertà di scelta, si creerà un contesto in cui non si potrà fare altrimenti. In un domani non troppo lontano sarà definito prima irresponsabile e poi criminale mettere al mondo figli/e senza ricorrere alle tecniche di riproduzione artificiale garantite e gestite da un apparato medico. Se sempre più persone ricorreranno a tale pratica, il rifiuto di essa sarà sempre più difficile. Chi sceglierebbe di far diventare proprio figlio un escluso, un emarginato, un essere umano inferiore perchè non selezionato, e successivamente migliorato, alla nascita? Chi sceglierebbe di mettere al mondo un figlio con qualche probabilità di ammalarsi, con forse qualche difetto alla vista, con l'incertezza riguardo alle sue performance fisiche e intellettuali, insomma un figlio umano, quando il modello che avremmo interiorizzato sarà l'uomo perfetto?
La procreazione artificiale si innesta in un preciso progetto di controllo, selezione, modificazione, omologazione e addomesticamento dell’umano e dell’intero vivente.
Riconosciamo gli abbagli che si celano dietro alle belle parole di libertà e autodeterminazione, che altro non faranno che assecondare e facilitare questo processo in atto dove tutto il vivente è sotto attacco, dove il potere è arrivato a un livello ancora più profondo, con il controllo dei processi biologici dalla nascita alla morte di tutti i momenti della vita di un essere vivente.
Opponiamoci con forza contro ogni prevaricazione, mercificazione e sfruttamento.
Dicembre 2016
Silvia Guerini
www.resistenzealnanomondo.org
Ma quale libertà?! Donne, apriamo gli occhi!
Contro l'utero in affitto, a pagamento o gratuito, contro la procreazione artificiale dell'umano.
Il corpo della donna non è in vendita, non è mercificabile, non è un pezzo di ricambio, non è sacrificabile. Le donne non sono contenitori per produrre figli, non sono macchine da riproduzione.
In nome della libertà si celano abomini, in nome della libertà di disporre del proprio corpo e in nome dell'autodeterminazione si fanno proprie le logiche di mercificazione di questo sistema tecno-industriale dove tutto è merce, tutto è quantificabile e soggetto al criterio dell'utile, tutto è in vendita, tutto è ingranaggio in una mega macchina che stritola i corpi e il mondo intero.
Logiche che si incarnano.
Una logica malsana equipara la vendita della propria forza fisica o mentale alla maternità per altri. Sicuramente portare via un bambino a una madre che ha firmato un contratto è la forma suprema dell’alienazione della lavoratrice dal proprio "prodotto".
Le motivazioni a supporto dell’affitto dell’utero sono illogiche, contraddittorie, franose. Una questione che reputiamo sbagliata non può essere usata come argomentazione per giustificarne un'altra. Se il vendere la propria forza lavoro è sfruttamento, altrettanto o ancor di più lo sarà vendere il proprio corpo. Ci stiamo arrendendo allo sfruttamento estremo ed è paradossale che un'area femminista anticapitalista usi proprio le logiche del capitalismo tentando di trasformarle in argomenti a sostegno della libertà e dell’autodeterminazione. Quando si afferma che la critica all'utero in affitto per le donne indiane è parziale in quanto non contrasterebbe le cause che generano le situazioni di povertà che, a loro volta, spingono le donne a tale scelta, si usa l'argomentazione anticapitalista laddove appare utile, dimenticandosi di aver fatta propria l’argomentazione capitalistica un attimo prima.
Il capitalismo ha mercificato gli stessi elementi vitali, che acquisiscono un valore economico per ciò che producono di sfruttabile. Il valore in sè è distrutto. Così un fiume non ha valore perchè parte integrante di un ecosistema e una foresta non è percepita come una fitta rete di interrelazioni vitali, ma fiume e foresta sono considerati e resi risorse da depredare. Così i semi terminator della Monsanto sono modificati geneticamente per essere resi sterili. Così ci facciamo inseminare e produciamo un figlio. Così ci facciamo bombardare da ormoni per produrre un sovrannumero di ovuli al fine di venderli. Così facendo stiamo aprendo ancora di più i nostri corpi.
Se combattiamo questo sistema è totalmente senza senso arrivare poi ad estendere le sue logiche ai nostri corpi vendendo servizi sessuali in cambio di denaro o affittando l'utero, ossia diventando imprenditrici del nostro corpo attraverso lo sfruttamento della nostra capacità riproduttiva. Ma siamo convinte che in un sistema patriarcale e tecno-industriale davvero il potere della nostra capacità riproduttiva potrà rimanere nelle nostre mani se entriamo nel suo circuito di mercato e di reificazione? Non diventiamo forse un mezzo di cui il sistema si appropria? E se ne approprierebbe anche senza denaro in cambio, per il semplice fatto che gli concediamo la nostra capacità riproduttiva. Non siamo padrone del gioco in campo, siamo in balia di un gioco che ci attraversa.
La società patriarcale ha sempre sfruttato la capacità riproduttiva delle donne, è in coloro che non hanno il potere di portare in grembo un figlio, ma che sono desiderosi di averne uno per sé, che si annida il rischio di una nuova forma di sfruttamento del corpo femminile.
Ma attenzione, non facciamoci abbagliare dalla retorica dell'altruismo. Non può esistere una "gestazione per altri etica": se legalizzata e generalizzata sarà commerciale, basta semplicemente pensare a tutti i rimborsi spese per la madre in gravidanza. Il denaro è una condizione necessaria anche nel modo detto "altruistico" come in Gran Bretagna, dove i presunti "rimborsi" approvati dai tribunali hanno raggiunto le 30.000 sterline.
La richiesta della legalizzazione e della regolamentazione per tutelare delle piccole situazioni realmente solidali di fatto amplierà solo la mercificazione.
Stravolto è il rapporto tra la donna, il proprio corpo e il proprio figlio.
Mercificata è la donna, la sua capacità riproduttiva e il figlio.
Tutto questo viene nascosto dietro la bandiera dell'altruismo e della generosità!
Così come abbiamo i consumatori etici e il mercato etico, così avremo il prestito etico dell'utero, dove la donna non sarà più solo una donna indiana povera e sfruttata, ma magari una donna occidentale trattata bene, così avremmo le coscienze a posto, ma purtroppo nella sostanza nulla cambia. La donna diventa fattrice.
Anche nella GPA "gratuita" ci sarà un contratto, una regolamentazione e anche se ci fosse la clausola che permette alla donna di poter decidere se tenersi il bambino o di interrompere la gravidanza, come possiamo essere così ingenue da pensare che dietro a quella che si chiama scelta, nella realtà non ci sia una situazione di necessità, come possiamo non pensare che da tali contratti e regolamentazioni non si arrivi a una degenerazione e a una situazione coercitiva.
Una donna, in una situazione estrema, di povertà, situazione tanto usata per giustificare l'ingiustificabile, oltre a coltivare patate per una vita, sposare un vecchio ricco occidentale e affittare l'utero ha anche un'altra strada: quella dell'orgoglio di sè e della non accettazione. Potrebbe risuonare male se scritto da una posizione "privilegiata", ma teniamo ben presente la differenza tra l'accettare o il non accettare lo stato di cose presenti. Semplicemente, senza troppi giri di parole, se si contrasta lo sfruttamento di ogni essere vivente è insensato arrivare a giustificarne alcune espressioni e manifestazioni e addirittura volerle regolamentare. Semplicemente non ci devono essere.
O non ci interessano le conseguenze o siamo fiduciose, ingenue e ci illudiamo che le regolamentazioni trasformino tutto in cosa "buona e giusta", o abbiamo interessi personali o come donne e come soggetto politico non possiamo non porci il problema sia della GPA che della PMA. Il dibattito si infiamma sull'utero in affitto, ma dietro la porta rimane la procreazione assistita...
Il potere da sempre si esercita sugli altri animali attraverso la manipolazione del corpo, dalla selezione e l'incrocio alla fecondazione artificiale, all'ingegneria genetica. Tecnologie eugenetiche per un animale migliorato, funzionale all'allevamento e alla sperimentazione. L'animale è così trasformato in strumento di produzione, in prodotto, in un interscambiabile modello di specie sperimentale che deve corrispondere a determinate caratteristiche. Altri corpi animali, nell'oscurità dell'assenza di uno sguardo, nella normale pratica dell'allevamento subiscono inseminazioni forzate, costrette continuamente a riprodursi, a diventar madri per essere poi depredate della loro prole.
Il ricercatore che ha fabbricato il primo bambino in provetta in Francia, come tutti i ricercatori specializzati nella riproduzione artificiale umana, si è prima fatto le ossa sugli animali, in questo caso sulle mucche da latte per aumentare la loro produzione.
Oggi assistiamo a donne sottomesse volontariamente ad una tecnocrazia in camice bianco: medici, ginecologi, genetisti, esperti vari, sottomesse a un intero apparato tecnico-scientifico. Un catalogo di vendita di ovuli da donatrici selezionate per le loro caratteristiche così da avere una materia prima di qualità per fabbricare un bambino. Un processo industriale vero e proprio: selezione ed estrazione della materia prima, analisi nelle prime fasi di produzione, scarto della merce non idonea, controlli su tutto il processo.
Il movimento lesbico sarà il cavallo di troia per l'estensione generalizzata della PMA a tutte le coppie anche eterosessuali senza problemi di fertilità e senza presunte, o tali, malattie genetiche. Dovremmo urlare no alla procreazione artificiale per tutte e per tutti.
E questa non ha nulla a che vedere con altre pratiche auto-organizzate slegate e fuori da tutto il sistema medico e commerciale con il ricorso allo sperma maschile da parte di donne lesbiche che vogliono un figlio.
Anche qui non dobbiamo cadere nell'illusione della regolamentazione, analogamente avviene per le nocività: non si possono regolamentare perchè equivarrebbe a diffonderle, regolamentare vuol dire che il disastro è già avvenuto, perchè è già insito nell'emissione stessa, è già insito nella diffusione della pratica. La procreazione artificiale equivale al controllo sociale dei corpi!
Una volta che la pratica sarà estesa a tutti e tutte si entrerà in un circuito in cui, in nome della libertà di scelta, si creerà un contesto in cui non si potrà fare altrimenti. In un domani non troppo lontano sarà definito prima irresponsabile e poi criminale mettere al mondo figli/e senza ricorrere alle tecniche di riproduzione artificiale garantite e gestite da un apparato medico. Se sempre più persone ricorreranno a tale pratica, il rifiuto di essa sarà sempre più difficile. Chi sceglierebbe di far diventare proprio figlio un escluso, un emarginato, un essere umano inferiore perchè non selezionato, e successivamente migliorato, alla nascita? Chi sceglierebbe di mettere al mondo un figlio con qualche probabilità di ammalarsi, con forse qualche difetto alla vista, con l'incertezza riguardo alle sue performance fisiche e intellettuali, insomma un figlio umano, quando il modello che avremmo interiorizzato sarà l'uomo perfetto?
La procreazione artificiale si innesta in un preciso progetto di controllo, selezione, modificazione, omologazione e addomesticamento dell’umano e dell’intero vivente.
Riconosciamo gli abbagli che si celano dietro alle belle parole di libertà e autodeterminazione, che altro non faranno che assecondare e facilitare questo processo in atto dove tutto il vivente è sotto attacco, dove il potere è arrivato a un livello ancora più profondo, con il controllo dei processi biologici dalla nascita alla morte di tutti i momenti della vita di un essere vivente.
Opponiamoci con forza contro ogni prevaricazione, mercificazione e sfruttamento.
Dicembre 2016
Silvia Guerini
www.resistenzealnanomondo.org
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