Riceviamo e diffondiamo:
A Natale tifiamo rivolta..per un nuovo anno di lotta contro le galere!
Spunti a mente fredda sul presidio al carcere di Vicenza del 13-12
Il carcere va distrutto e con esso l'intera società. E' con questo spirito che domenica 13 dicembre compagn* di varie città del Veneto hanno partecipato all'ennesimo presidio davanti al carcere San Pio X di Vicenza. I motivi che continuano a spingerci oltre quelle mura infami sono tanti: da ultima la necessità di riportare l'ago della bilancia al suo posto, tornando a dare voce a chi non ne ha e a mettere in luce i problemi che affliggono chi vive quotidianamente sulla sua pelle la realtà del carcere e con essa tutta la sua brutalità.
Nei mesi scorsi, infatti, i giornali locali hanno dato ampio spazio a notizie che raccontavano di vermi e scarafaggi rinvenuti nei piatti, di ratti che girano nella mensa, di sovraffollamento, di condizioni insostenibili, con un piccolo particolare però... che il tutto era riferito ai "poveri agenti della polizia penitenziaria"! Ne ha fatto seguito un can-can mediatico montato ad hoc per dare spazio alle lamentele dei secondini, portando, di contrappeso, in secondo piano la situazione dei detenuti che, a differenza degli sbirri, non trovano spazio nelle pagine dei giornali.
Le informazioni che giungono dall'interno parlano di continui e ripetuti pestaggi da parte degli sgherri della penitenziaria, di isolamento punitivo contro quei prigionieri che osano non piegare la testa, del trasferimento forzato di chi si ribella, di celle perennemente sovraffollate, di cibo pessimo e dei prezzi dello spesino che raggiungono cifre esorbitanti, di denunce che cadono nel vuoto, di trattamenti umilianti per mano di D.A.P. e amministrazione penitenziaria. Una situazione esplosiva insomma.
Quel giorno, quando al termine del presidio si è fatto un ultimo saluto a ridosso delle mura, è bastato accendere qualche banalissimo fuoco d'artificio e poi tamburellare dei sassi sulle inferriate per fare rumore che subito si è scatenata una sonora battitura dei detenuti all'interno. Quel giorno siamo riusciti a spezzare realmente, anche se soltanto per pochi minuti, l'isolamento con i detenuti del San Pio, cercando di rompere il limite tra una manifestazione simbolica e una reale incisività. Ce lo ha dimostrato nell'immediato la pronta risposta dei servi in divisa che, intimoriti dall'evolversi degli eventi, non hanno esitato a chiamare i rinforzi e a mettere in campo contro i solidali una sequela di scene rocambolesche degne soltanto dei peggiori film polizieschi anni '70!
Quello che è successo si pone in linea diretta con quanto accaduto in Veneto in questi ultimi mesi dove la controparte è costretta a usare la repressione, a suon di fogli di via e intimidazioni, pur di spezzare ogni legame tra i prigionieri che lottano dentro e chi li sostiene da fuori. Lottare contro il carcere vuol dire toccare uno degli organi vitali che consente il funzionamento di questa società. Ciò dimostra quanto per la governabilità del paese quel nervo, il carcere, sia ovunque un nervo scoperto. Se lo si tocca, salta senz'alcun dubbio!
La solidarietà è una pratica scomoda agli occhi di chi ci vorrebbe sottomessi, ma resta pur sempre l'arma più forte a nostra disposizione. Continuare a esprimere l'appoggio ai prigionieri è un gesto necessario per sostenere e rilanciare la lotta all'interno.
P. S. : apprendiamo che in questi giorni i detenuti del San Pio X stanno facendo delle fragorose battiture spontanee..lo spirito continua!
Dieci-cento-mille 13-12
A Natale tifiamo rivolta..per un nuovo anno di lotta contro le galere!
Spunti a mente fredda sul presidio al carcere di Vicenza del 13-12
Il carcere va distrutto e con esso l'intera società. E' con questo spirito che domenica 13 dicembre compagn* di varie città del Veneto hanno partecipato all'ennesimo presidio davanti al carcere San Pio X di Vicenza. I motivi che continuano a spingerci oltre quelle mura infami sono tanti: da ultima la necessità di riportare l'ago della bilancia al suo posto, tornando a dare voce a chi non ne ha e a mettere in luce i problemi che affliggono chi vive quotidianamente sulla sua pelle la realtà del carcere e con essa tutta la sua brutalità.
Nei mesi scorsi, infatti, i giornali locali hanno dato ampio spazio a notizie che raccontavano di vermi e scarafaggi rinvenuti nei piatti, di ratti che girano nella mensa, di sovraffollamento, di condizioni insostenibili, con un piccolo particolare però... che il tutto era riferito ai "poveri agenti della polizia penitenziaria"! Ne ha fatto seguito un can-can mediatico montato ad hoc per dare spazio alle lamentele dei secondini, portando, di contrappeso, in secondo piano la situazione dei detenuti che, a differenza degli sbirri, non trovano spazio nelle pagine dei giornali.
Le informazioni che giungono dall'interno parlano di continui e ripetuti pestaggi da parte degli sgherri della penitenziaria, di isolamento punitivo contro quei prigionieri che osano non piegare la testa, del trasferimento forzato di chi si ribella, di celle perennemente sovraffollate, di cibo pessimo e dei prezzi dello spesino che raggiungono cifre esorbitanti, di denunce che cadono nel vuoto, di trattamenti umilianti per mano di D.A.P. e amministrazione penitenziaria. Una situazione esplosiva insomma.
Quel giorno, quando al termine del presidio si è fatto un ultimo saluto a ridosso delle mura, è bastato accendere qualche banalissimo fuoco d'artificio e poi tamburellare dei sassi sulle inferriate per fare rumore che subito si è scatenata una sonora battitura dei detenuti all'interno. Quel giorno siamo riusciti a spezzare realmente, anche se soltanto per pochi minuti, l'isolamento con i detenuti del San Pio, cercando di rompere il limite tra una manifestazione simbolica e una reale incisività. Ce lo ha dimostrato nell'immediato la pronta risposta dei servi in divisa che, intimoriti dall'evolversi degli eventi, non hanno esitato a chiamare i rinforzi e a mettere in campo contro i solidali una sequela di scene rocambolesche degne soltanto dei peggiori film polizieschi anni '70!
Quello che è successo si pone in linea diretta con quanto accaduto in Veneto in questi ultimi mesi dove la controparte è costretta a usare la repressione, a suon di fogli di via e intimidazioni, pur di spezzare ogni legame tra i prigionieri che lottano dentro e chi li sostiene da fuori. Lottare contro il carcere vuol dire toccare uno degli organi vitali che consente il funzionamento di questa società. Ciò dimostra quanto per la governabilità del paese quel nervo, il carcere, sia ovunque un nervo scoperto. Se lo si tocca, salta senz'alcun dubbio!
La solidarietà è una pratica scomoda agli occhi di chi ci vorrebbe sottomessi, ma resta pur sempre l'arma più forte a nostra disposizione. Continuare a esprimere l'appoggio ai prigionieri è un gesto necessario per sostenere e rilanciare la lotta all'interno.
P. S. : apprendiamo che in questi giorni i detenuti del San Pio X stanno facendo delle fragorose battiture spontanee..lo spirito continua!
Dieci-cento-mille 13-12
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